04/05/2008 Monte Freddone

Un ribelle, questo è il Freddone. Se ne sta lì, troneggiante e arcigno, in mezzo alla vallata della Turrite Secca. Ha una sagoma appuntita e impertinente da tutti i versanti. Visto da Isola Santa è quasi repulsivo da tanto che è aguzzo. E’ in realtà un prolungamento di una dorsale rocciosa proveniente dal Corchia ma guai a ricordarglielo! Si permette, infatti, di voltare le spalle al Corchia stesso e perfino alla Regina delle Apuane, in altre parole alla Pania; guarda in cagnesco il Sumbra, gigante addormentato che gli sta davanti; non degna nemmeno di una sguardo l’Altissimo, montagna storica, piena di ferite, dai cui fianchi sembra sgorgare un ininterrotto flusso di sangue bianchissimo. Ma non poteva che avere questo carattere il nostro Freddone: in qualche modo deve difendersi visto che è circondato da questi colossi apuani, tutti ben più alti di lui. E’ così riuscito ad avere una sua precisa identità, proprio come le sorelle apuane maggiori.
Dal sito  www.paesiapuani.it

Sentieri:  sent. 128, cresta est-nord-est, sentiero di discesa dal Freddone ( solo segni senza numerazione), strada sterrata per Passo Croce, sentiero n° 129 per Ponte Merletti
Punti d'appoggio: Eventualmente i rifugi il  Robbio e La Quiete di Puntato ma fuori dal percorso
Difficolta: EEA passaggi di II°
Acqua: ////////
 Quote:  Tre Fiumi 800 mt. - Freddone 1479 mt - forcella q. 1130 mt - M. Freddone 1479 mt.

 

Appuntamento con gli amici di Montecatini a Tre Fiumi, noi arriviamo dal litorale e loro ovviamente dalla Garfagnana.
Io e la Giuseppina
prendiamo la strada per Seravezza e si proseguiamo lungo il fiume Vezza e lo abbandoniamo due chilometri dopo l’abitato di Ruosina, dove inizia la salita che conduce alla "Galleria del Cipollaio", punto di collegamento tra Versilia e Garfagnana. Oltre il tunnel l'ambiente diviene alpestre, con profonde vallate fiancheggiate dalle pareti rocciose di montagne bellissime. Giunti alla località Tre Fiumi nella valle chiamata Turrite Secca, a poche centiania di metri prima dell'incrocio con la via per Arni, lasciamo la macchina e attraversiamo la strada per imboccare il sentiero n° 128, per  Puntato. Ci inoltriamo subito nel fitto del bosco: freschi boschi di faggio, di carpino e di castagno secolari che si stanno ricoprendo di fresche foglie.
 Mentre saliamo attraverso i fusti maestosi degli alberi scorgiamo la grande parete nord del
Sumbra. Giungiamo al passo che conduce a Puntato ma oggi la nostra escursione ci porta su terreno molto più impegnativo e dal passo ci dirigiamo decisamente verso destra, verso la cresta nord est del monte Freddone.
Iniziamo prendendo una traccia di sentiero che ben presto segue un primo filo di cresta e camminiamo su lastroni spesso rivolti a taglio. Usciamo dal bosco per percorrere salite ripide su lisci lastroni e rocce erose dagli agenti atmosferici.
Man mano che saliamo la visuale si apre sempre più e adesso spazia dagli Appennini, al vicino gruppo delle Panie, Poco lontano, si fa per dire, il lago artificiale dell'Isola Santa, sotto di noi l'alpeggio di Puntato dove  il vociare di persone che si dedicano alla scampagnata giunge sino a noi disturbando la quiete di questi posti.

Il sole si alza da dietro la Pania e adesso la temperatura si fa sentire, lo sforzo per arrampicarci si quassù è notevole, siamo quasi sempre su secondo grado, non che non ci siamo appigli ma la salita è lunga e il fiato si fa corto, mentre saliamo troviamo vari ciuffi di piante di peonie, peccato se avessimo rimandato l'escursione di una settimana le avremmo viste fiorite, gli unici fiori che incontriamo sono delle
Saxifraghe e dei narcisi o giunchiglie.
Giungiamo ad una prima antecima e ci illudiamo di esser giunti in vetta ma ancora dobbiamo percorrere almeno un'altra salita; fa caldo veramente, forse oggi è la vera prima giornata di bel tempo, ripartiamo dalla Forcella, alle nostre spalle il Sumbra che domina tutta la vallata della Turrite Secca sembra che ci osservi e guarda cosa facciamo sorvegliando
che si rispetti questo splendida montagna sorella minore di quelle che la circondano. Eccoci abbiamo percorso un'altra cima tra rocce e passaggi esposti ma si nota, adesso, la vetta che ormai è vicina percorriamo gli ultimi metri su cresta, facendo attenzione a non scivolare sul paleo, un'ultima corta salita ed eccoci siamo in vetta, sono passate tre ore dalla partenza.
Ora abbiamo il tempo per goderci il panorama ed è
un panorama veramente incantevole: su tutti domina la scena la marmorea parete sud del Sumbra, ben visibile anche il Fiocca col suo inconfondibile bosco del Fatonero; più lontane, sempre verso nord, scorgiamo le Apuane più settentrionali; a sinistra salutiamo l’Altissimo e il Mar Tirreno; a sud il Corchia chiude la vista, mentre a sud-est occhieggiano Pania della Croce e Pizzo delle Saette. Ben visibili anche l’alpeggio di Puntato, il paesino abbandonato di Col di Favilla ed il lago di Isola Santa. Ad est la catena appenninica chiude l’orizzonte.
La giornata è troppo bella per ridiscendere subito, ci sistemiamo sulla vetta e mentre facciamo uno spuntino riempiamo lo stomaco ma anche gli occhi e lo spirito con tutte queste meraviglie.
Siamo rimasti circa un'ora e poi anche se a malincuore siamo ridiscesi dal sentiero normale che scende a Focionboli. Il sentiero parte dal versante sud est, bisogna fare attenzione ad individuarlo perché non molto evidente, più in basso diventa più evidente e anche segnato da bolli rossi.
Proseguiamo in un bellissimo bosco di faggi che proprio in questo periodo si stanno risvegliando dal il lungo letargo invernale, bisogna fare attenzione al folto manto di foglie secche che ci inducono in alcuni scivoloni.
Usciamo dal bosco e percorriamo un tratto su paleo, anche questo estremamente scivoloso, il sentiero termina in prossimità di una marginetta che dà su una strada sterrata che corrisponde al sentiero n°11 che scende all'alpeggio di Puntato .

Ci portiamo sul colletto sopra la strada e ci fermiamo per il pranzo, siamo in sette e ognuno ha la sua idea di pranzo: una per tutti la Giuseppina tira fuori un panino che sembra un "neonato", così lo a definito Daniele.
Bruno, poi, ci fa terminare il pasto tirando fuori fornellino e macchinetta del caffè, arrivano alcune
grappe e mandarinetto e mirto.
Così ben pasciuti ripartiamo; prendiamo la strada che scende a Passo Croce sino alla prima curva dove di solito vengono parcheggiate le auto, a proposito, ne abbiamo viste due puntellate con pietre che impedissero il rischio di scivolare verso il basso, solo che le pietre sono state messe furbamente dal lato verso la salita Torniamo a noi: dalla curva parte il sentiero n° 129 per Campanice e Ponte Merletti. Ancora rientriamo nel folto bosco di faggi e scendiamo agevolmente sino ad entrare nel vialetto che conduce a Campanice, preannunciato da siepi di bosso.
L'alpeggio di Campanice si adagia sulle pendici meridionali del monte Freddone alto 1487 metri, chiamato dai locali Paglino, caratterizzato da spigoli affilati e panoramici; e dalla posizione baricentrica nella vallata della Turrite Secca, dalla cui vetta si scopre un panorama grandioso che spazia dal monte Altissimo, al Macina, alla Fiocca, al Sella, al Sumbra, alla Pania e si chiude con il monte Corchia.
Frazionato nei raggruppamenti di casupole di Pian di Mela, del Lanzino, del Togno, l'alpeggio sembra ruotare intorno ad un epicentro ideale formato dall'Oratorio dedicato a San. Giovanni Battista.

L'Alpe di Campanice è oramai abbandonata e le antiche abitazioni sono cadenti, l'antico oratorio è stato invece restaurato e portato a nuova vita nel 1997.
Si racconta che nei primi anni del XX secolo in una sera di estate le donne mettessero un chiaro di uovo in un bicchiere di acqua e che questo, lasciato tutta la notte sulla finestra, fosse letto al mattino per presagire come sarebbe andato l'anno venturo. ( questa ultima descrizione dal sito www.versilia.org/seravezza-stazzema/alpeggi.htm)
Proseguiamo atraversando quello che era il piccolo centro fiancheggiato da ruderi e ci dirigiamo verso Ponte Merletti; fiancheggiamo un torrente sino ad incrociare il sentiero n° 10, per Passo di Fordazzani, l'acqua è invitante e non resistiamo alla tentazione di metter in ammollo i piedi: "ah! che goduria" .
Ripartiamo in breve il sentiero diventa più largo trasformandosi pian piano in sterrata e in un'ultima discesa siamo a onte Mereltti.
Non ci resta altro che percorrere un pò di strada asfaltata per riportarci alle auto e l'escursione è terminata.
Ci salutiamo e ci diamo il solito appunatmento alla prossima e via io e la Giuseppina verso la Versilia e gli altri verso Montecatini attraverso la Garfagnana.
Noi naturalmente
celebriamo una bella giornata come questa davanti a un mega gelato a Ripa.

Foto escursione

Se vuoi unirti a noi apuano@email.it