17/18/19 agosto 2008 val Maira, Rocca Provenzale  e ferrata di Camoglieres


(foto croce in vetta alla Rocca Provenzale dal sito www.naturaoccitana.it)


 

Rocca Provenzale
Il suo vero nome sarebbe "Croce Provenzale": la leggenda vuole che Don Provenzale, parroco di Chiappera nel lontano 1800, in occasione di una delle tante battaglie dell'epoca (battaglia di Novara del 1848), cadde accanto al proprio cavallo abbattuto dal nemico. Ferito e terrorizzato per la fine che avrebbe fatto se visto dal nemico, decise di sventrare il proprio cavallo nascondendosi al suo interno. Da qui il giuramento: in caso di ritorno a casa sano e salvo, avrebbe costruito una croce proprio in cima a quel picco che sovrasta Chiappera. Si salvò ! Con l'aiuto di alcuni residenti, costruì una croce che portò a pezzi sulla cima. Corde e vericelli gli servirono per risalire le cengie del lato occidentale e, in tre giorni, fu issata la croce che darà il nome alla punta
E' la cima più a Sud ed è costituita da buona roccia anche se ricca di licheni (molto scivolosa in caso di pioggia). La cresta Sud rappresenta l'accesso più facile anche se esposto in alcuni tratti. Nelle pareti Est ed Ovest sono state aperte numerose vie dal IV grado in su. Sul versante Nord la Forcella Ribaldone la divide dalla Punta Figari
Via Ferrata di Camoglieres
Si trova nella zona compresa tra Camoglieres (980m s.l.m) e la cima della Crocetta Soprana (1320 m). Il tracciato attrezzato segue esclusivamente cenge, camini naturali, terrazze, vecchie tracce di sentiero. I percorsi di discesa e le vie di fuga sono facili e panoramici e possono essere utilizzati in senso antiorario. La Via permette di inoltrarsi in un ambiente selvaggio, solitario e di straordinaria bellezza.
 

 

Questa volta usciamo dai confini apuani per avventurarci su un territorio a noi poco o del tutto sconosciuto: la val Maira nel cuneese.
Siamo in sette, chi escursionista e chi invece è venuto per rigenerarsi in queste splendide valli.
Partiamo alla volata di Mondovì via Genova, Savona e prendendo poi la Savona-Torino si esce a Mondovì  da qui si prosegue, in direzione di Caraglio ed imboccata la Val Maira si passa per Dronero, San Damiano Macra e Lottulo, si giunge ad
Acceglio e si segue la deviazione per la frazione di Chiappera dove c'è il nostro rifugio campeggio Campo Base. (Come raggiungere la Val Maira)
Al rifugio Campo Base siamo accolti molto bene e ci danno subito la sistemazione, abbiamo una camera, molto spaziosa con quatto letti a castello. E' molto confortevole!
Pranziamo e notiamo subito la bontà e la quantità della cucina, abbiamo una mezza intenzione di andare subito a cimentarci con la ferrata di Camoglieres ma il cielo si sta annuvolando e cadono anche alcune gocce di pioggia. Per oggi ci dedichiamo all'esplorazione del territorio.
Continua a cadere una pioggerellina sottile ma fastidiosa, decidiamo di andar a vedere le cascate di Stroppia, mentre percorriamo la strada sterrata non riusciamo a distogliere lo sguardo da quella che sarà la nostra meta del giorno dopo: la Rocca Provenzale
, che cambia a seconda della prospettiva da cui lo si guarda, rimanendo sempre di aspetto imponente così come i ghiacciai che l' hanno modellata, erta che a vederla da qui fa spavento.
L'arditissimo corno roccioso con la Punta Figari, Torre Castello e Rocca Castello fa parte di un imponente complesso quarzitico e più la guardiamo e più ci sembra inaccessibile.
Giungiamo alle vicine cascate di Stroppia
che che con salti fragorosi scendono dalla montagna esibendosi in uno spettacolo unico.
Le Cascate di Stroppia vedono  la loro origine nella valle sospesa di origine glaciale dell’omonimo Vallonasso di Stroppia, nel punto in cui il ghiacciaio laterale si immetteva in quello della valle  principale, sfondando le pareti rocciose e creando il solco da cui oggi si alimentano le cascate.
Passeggiando passeggiando si è fatta quasi l'ora di cena, ci riportiamo al rifugio: ceniamo, due chiacchiere e poi a letto; domani ci attende una lunga giornata.
La sveglia è alle 06,30, alle 07,00 colazione, teniamo i tempi come perfetti cronografi, 7, 45 partiamo alla volta della Rocca Provenzale.
Eccola lì davanti a noi, una guglia formidabile, se non me lo avressero detto non avrei mai creduto che fosse possibile salire sino in vetta tanto è la ripidità delle pareti.
Prendiamo la strada che porta verso il paese di Chiappera, prima di entrarvi prendiamo il bivio a sinistra sempre su strada asfaltata, dopo poche curve sulla destra parte un sentiero con segnavia N° T12 per colle  Greguri.
All'inizio il sentiero è ben marcato ma ben presto si perde tra tracce fatte da armenti al pascolo, ma non si può sbagliare l'ardita guglia è sempre davanti a noi.
Trà folta erba e molti escrementi di mucca giungiamo
sugli ampi pendii prativi del Vallone Greguri, ancora pochi passi e siamo allo zoccolo della montagna, notiamo subito segni rossi e un'equivoca freccia che ci indica la partenza.
La partenza non lascia dubbi su cosa troveremo più in alto.
Progrediamo su  rocce piene di licheni che a quest'ora sono umidi della rugiada della notte e molto scivolosi.
 Proseguiamo a zig zag seguendo i segni rossi cominciamo a salire su cenge e placche, dobbiamo fare molta attenzione perchè l'esposizione è già notevole.
Giungiamo ad un prato, Prato Stella, dove è presente un rudere, da notizie lette sappiamo esser un rudere di un'antica postazione di caccia, ora mi viene spontaneo pensare, la caccia di per se è uno sport al quanto discutibile ma andare  a costruire una casupola a questa altezza mi sembra, usando un'eufemismo, starno, molto strano: " ma se la preda cacciata casca di sotto del prato, che non è poi così ampio, chi la va a recuperare?"
Risaliamo verso destra prendendo una rampa rocciosa e ci spostiamo verso est raggiungendo una cengia erbosa. Che fatica salire sin quì! ma il pensiero non è tanto per la salita ma al contrario per la discesa, come dovremo affrontare le placche e i salti che ci sono sembrati difficili salendo? Ma sarà davvero un secondo grado come dicono le relazioni? Io non s
ò classificare le difficoltà ma sinceramente direi che i gradi di difficoltà usati sulle Alpi Cozie non siano uguali alle nostre.
Ci troviamo ora su
placche ripide assai esposte, già dalla partenza abbiamo notato che in molti punti vi sono ancorati dei chiodi dove potremmo legare la corda per un'eventuale discesa in doppia, teniamo d'occhio sempre i segni rossi e proseguiamo raggiungendo così il primo balzo.
Ci troviamo ora a camminare trà grossi blocchi di roccia incontriamo un'altro piccolo spazio erboso e risaliamo una cengia seguendola verso sinistra, per poi salire su un terrazzino dove ci attende quello che dalle relazioni si dice il punto più impegnativo ( circa due metri di
II+), da quì sembrerebbe che la vetta sia vicina ma invece ci attende ancora molta salita tra camini e ripide placche sino al secondo balzo. Il tracciato ci porterebbe a camminare sul lato ovest ma subito capiamo che non è il caso di proseguire su quel lato data la grande esposizione, ci portiamo più centrali camminando su più facili rocce.
Siamo ora su un tratto ripidissimo, giungiamo tra rocce che dobbiamo scavalcare, e attraverso queste intravediamo finalmente un pezzo della croce di vetta, ci divide da questa solo la cresta abbastanza affilata, pochi metri e finalmente possiamo toccarla(2402 m) . Davanti a noi uno scenario da mozza fiato, davanti a noi appare improvvisante l'impressionante parete sud della
Torre Castello (2448 m)
separata dalla Rocca Provenzale dalla sottilissima cresta della Punta Figari (2345 m).  Magnifico panorama sul gruppo dello Chambeyron, sull'Oronaye (m 3.100): e su tutti i monti dell'alta Valle Maira. 
Siamo felici di esser quassù non avremmo mai creduto di raggiungere questa guglia ripidissima e invece eccoci qui ad ammirare il creato.
Ci rifocilliamo e facciamo le solite foto di rito, vorremmo abbracciarci ma decidiamo di farlo una volta giunti a valle.
Diamo un'ultima occhiata al panorama e poi riprendiamo il cammino verso valle, troviamo il rientro abbastanza ostico ed esposto ma vi sono molti appigli sia per le mani e per i piedi quindi decidiamo di non usare la corda per discese in doppia che non ci avrebbero garantito un "atterraggio" su soste sicure.
Certo che l'esposizione è notevole, più delle volte, proseguendo di spalle vediamo tra le gambe la valle di Chiappera e piccolissime "formichine "che si muovono su di essa,  l'adrenalina ci scorre nelle vene a più non posso.
Giungiamo al salto di II+ e dobbiamo attrezzare con fettuccia e un rinvio in modo di aiutarci per la discesa, poi sempre tra placche cenge che abbiamo percorso al mattino giungiamo alla base della montagna.
prima di congratularmi con i miei compagni dò un bacio alla Rocca ringraziandola di averci permesso di salire sin al suo punto più alto e fatto tornare senza crearci problemi; poi strette di mano e abbracci congratulandoci tra di noi per l'impresa fatta. Tra la salita e la discesa comprese le soste ci sono volute sei ore, sei ore di adrenalina pura.
Ripercorriamo il sentiero percorso al mattino e ci riportiamo al rifugio. Sono le 15,00 e il cuoco ci sta' ancora aspettando, come possiamo deluderlo? andiamo a tavola e gli facciamo onore.
Siamo euforici per l'impresa fatta e non facciamo altro che raccontare agli amici che non sono venuti la nostra avventura.
La giornata la terminiamo con la visita del paesino, la cena e poi presto a letto che domani ci attente la ferrata di Cramoglieres.
19/08/2008
Sveglia sempre di buon ora, colazione e poi via subito verso Camoglieres. Dobbiamo ridiscendere la valle per circa mezz'ora, prima di Lottulo sulla sinistra troviamo le indicazioni per la borgata di Camoglieres ( 980 m.), situato nel comune di Macra.
Lasciamo l'auto nel parcheggio della Locanda del Silenzio, dove è possibile affittare l'attrezzature per la salita in ferrata, seguiamo la strada asfaltata e poi seguendo delle chiare indicazioni ci portiamo all'attacco della ferrata.
La ferrata è stata inaugurata il 25 marzo del 2006 e si vede dal buon stato del "ferro" che è sulla parete. Subito si nota una serie infinita di staffe e corrimani che aiutano nella salita un po' strapiombante.
Siamo pronti, via si parte. iniziamo a salire e.... dopo poche decine di metri quando la parete comincia a strapiombare, non so cosa mi è preso ma proprio non me la sentivo di affrontare tanta fatica, forse ero ancora stanco per il giorno prima o chi sà, tornare indietro mi è sembrata la decisione migliore.
Io prendo il sentiero che mi permette di continuare a seguire i miei amici che affrontano pareti vertiginose. Proseguo la salita attraversando canyon di origine carsica con guglie e pinnacoli di roccia dove il pino silvestre ha dimora tra ricchi cespugli di lavanda, ginepro e origano, che odori fragranti, ma un pò ho l'amaro in bocca per aver rinunciato, comunque mi dico e mi convinco che ho fatto la cosa giusta.
 Proseguo con il racconto che mi hanno fatto poi i miei amici.
I primi 50/60 metri si presentano subito strapiombanti, al termine di questo tratto vi è la prima via di fuga, abbastanza esposta, ma con l'aiuto di cavi si può affrontare con sicurezza. Viene affrontato il secondo tratto ben gradinato che si sviluppa ancora verticalmente, eccoli li vedo stanno affrontando l'ultimo tratto e poi si trovano su un'area erbosa dove distinguo anche una traccia di sentiero, bè possono prendere un pò di respiro. Attraversato il prato, dopo circa 200 metri di sentiero, la ferrata riprende verticalmente con frequenti tratti strapiombanti fino ad arrivare alla cima del monolite il " Fungo", scendono poi da questo per circa 6 metri e da qui possono raggiungere il ponte tibetano.
Qui,  solo uno ha avuto il coraggio di affrontare i trenta metri del ponte, gli altri due hanno deciso di aggirarlo attraverso un sentiero di fuga che porta sul sentiero.
 Io li sto aspettando al di qua del ponte e scatto diverse foto, ad ogni passo sul ponte una simpatica campana da mucche suona portando a conoscenza nella valle che qualcuno vi è sopra, a detta di chi lo affrontato è stata una cosa divertente e adrenalinica.
Siamo riuniti tutti e quattro, c'è tempo anche per quella stramaledetta sigaretta, ripartiamo per sentiero, dopo una decina di minuti arriviamo all'ultimo tratto di ferrata, loro tre l'affrontano, io continuo per sentiero. L'ultimo tratto, una quarantina di metri di dislivello interamente strapiombanti con un traverso di circa sei metri, il tutto è abbastanza impegnativo dato anche l'indurimento dei muscoli delle braccia.
Li attendo all'uscita della ferrata e proseguiamo per la vetta su sentiero dopo dieci minuti siamo in vetta alla Crocetta Soprana a quota 1320 m.
Siamo tutti e quattro in vetta, posizioniamo la macchina fotografica e con qualche difficoltà ci facciamo delle foto con l'auto scatto, siamo tutti felici, loro per aver compiuto una bella impresa e io perché ho goduto di splendi paesaggi e una bella camminata sino alla vetta seguendo le loro avventure.
Dopo un pò di meritato riposo ripartiamo scendendo per il sentiero che ho percorso all'andata, in circa quaranta minuti siamo di nuovo alla borgata.
Ci riportiamo al rifugio di Chiappera, ci aspettano gli altri componenti del gruppo che hanno fatto escursione nella valle, facciamo l'ultimo abbondante pasto al rifugio e poi si riparte alla volta delle nostre abitazioni.
 

Se vuoi unirti a noi apuano@email.it