24/01/2010
Monte Vecchio
( m.1982 Appennino Tosco-Emiliano)
Doveva essere il monte Prado e invece ci siamo fermati al monte Vecchio

 
Percorso: Casone di Profecchia sentiero (1314 mt. ) n° 54, Rifugio Cella, Bocca di Massa (1816 mt.) , sentiero di crinale 00, monte Cella (1942 mt.), Monte Vecchio ( 1982 mt)


 

 
Segnaletica: CAI Bianco rossa - 54 Casone di Profecchia - Bocca di Massa      N° 00 di crinale


 

 

 

Classificazione: EEA  
Tempo di percorrenza:  circa 5, con sosta pranzo

 

 
Acqua: Al Casone di Profecchia

 

 
Punti sosta: Nessuno, un riparo si può trovare presso il rifugio Cella, non si tratta di un vero rifugio ma di un ricovero della  forestale che viene usato l'estate dai pastori, comunque anche se chiuso può fornire un precario riparo in caso di mal tempo

 

 
N.N.

 

Periodo consigliato:  per escursione invernale da dicembre a marzo

 

Finalmente iniziamo l'anno nuovo con un'escursione di tutto rispetto, il programma escursionistico della UOEI di Ripa di Versilia prevede come prima uscita l'escursione al monte Prado in invernale. Ma come si vedrà poi questa vetta non è stato possibile raggiungerla ma comunque siamo riusciti comunque ad effettuare una splendida escursione.
Alcuni di noi hanno passato la notte al rifugio UOEI Pietrasanta alle Radici e al mattino ci siamo ricongiunti al Casone di Profecchia con gli altri amici che venivano dalla Versilia, in totale siamo in 11, non molti ma per un'escursione che prevede l'uso di attrezzatura su terreno difficile, forse è meglio essere in pochi che in tantissimi.
Come detto l'escursione parte dal Casone di Profecchia, questa località
è una moderna stazione turistica dell’Appennino (1314 s.l.m.), che ha iniziato la sua storia recentemente (metà del XIX secolo), luogo che nel 1200 era uno dei ritrovi maggiori di contrabbandieri dell’intero Appennino. Con la costruzione della nuova strada di valico, voluta dal Duca di Modena, per facilitare il commercio fra la Garfagnana e Modena, fino allora penalizzato dal percorso tortuoso e soprattutto pericoloso in inverno, dell’antica via medievale, che da Castiglione Garfagnana giungeva al Passo delle Radici attraversando S.Pellegrino in Alpe. Durante la costruzione della strada, in quel breve tratto piano venne edificato un ricovero, in grado di ospitare gli operai del Duca, oggi accanto a questa prima costruzione se ne sono aggiunte delle altre, grazie anche alla realizzazione di alcuni impianti sportivi (pista da sci e campi da calcetto), che inseriti in una fitta rete di sentieri di montagna, diretti verso le vette (Prado, Cusna, Cella....) e i luoghi più belli di quel tratto dell’Appennino (Lago Santo....), ogni anno in inverno e in estate sono meta di numerosi turisti appassionati di montagna.
Dalla Versilia per giunger al Casone di P. si prende
la  strada del Cipollato seguendo le indicazioni per Castelnuovo di Garfagnana che si raggiunge in circa un'ora. All'incrocio con la fondovalle si svolta a sinistra immettendosi sulla strada per il Passo delle Radici.
Per un'errata valutazione ci ritroviamo alle ore 09,00 e subito capiamo che sarà quasi impossibile compiere la nostra escursione come programmato, perdiamo ancora tempo per la colazione e poi ancora per noleggiare le ciaspole per chi ne è sprovvisto. Fianlmente all 09, 35 partiamo. Iniziamo salendo agli impianti di risalita, si potrebbe salire direttamente seguendo le piste ma lo evitiamo, andando a destra per pochi metri da dove parte il sentiero n° 54 ( segnalazioni su alberi), camminiamo abbastanza speditamente, infatti è presente una pista creata da molti escursionisti che sono saliti anche nei giorni precedenti, però ci accorgiamo che la qualità della neve non è delle migliori.
In circa un’ora e mezza siamo giunti in prossimità del rifugio Cella, si tratta di un rifugio delle guardie forestali che viene usato in estate da pastori. Proseguiamo sui tondeggianti pendii sud occidentali del crinale principale e cominciamo la salita verso la cresta attraverso Bocca di Massa (m.1816) che raggiungiamo per pendii aperti con una breve traversata in direzione nord.  Appena arrivati  sul crinale un vento gelido ci attanaglia, facciamo anche molta fatica a vestirci, il vento ci fà correre il rischio di farci volare via tutto quanto, un'impresa è anche quella di dismetter le ciaspole per i ramponi. Continuiamo per cresta a sinistra, scavalchiamo una bella elevazione per poi ridiscendere e nuovamente risalire sempre seguendo il crinale sino alla vetta del monte Cella ( 1946 mt.). La vista dalla vetta si è dimostrata incomparabile come al solito: a sinistra si nota la Valle del Serchio con la Pania di Corfino e sullo sfondo la catena delle Apuane; a destra la valle dell’Abetina Reale con lo sfondo del massiccio del M. Cusna.  Ora riscendiamo dal Cella sempre sul sentiero 00 verso Nord sino al Passo di Monte Vecchio, poi risaliamo puntando verso la piramide finale del monte Vecchio.
Diamo un'occhiata all'orologio: sono le 12,30 è troppo tardi per proseguire, il vento ci aggredisce furiosamente. Già alcuni di noi hanno desistito da un pò, siamo in cinque e decidiamo di tornare indietro anche noi. Ripercorriamo la via fatta in precedenza e ci riportiamo prima a Bocca di Massa e poi al rifugio Cella.
In prossimità di un'evidente " omino di pietre" molto evidente prendiamo sulla nostra sinistra la lunga e ripida discesa sino al rifugio.
Il rifugio Cella, come già detto è uno dei tanti ricoveri che si trovano sugli Appennini, che purtroppo sono quasi sempre chiusi, questo viene utilizzato solo d'estate dai pastori che portano quassù le greggi al pascolo.
Qui troviamo gli altri amici che si erano rigirati e assieme pranziamo, qui non si sta poi tanto male, un bel solicello ci riscalda e il vento qui non arriva. Restiamo un pò li a goderci il caldo sole ma poi giunge l'ora di ripartire.
Ci rimettiamo in marcia seguendo la strada di servizio seguendola sino all'imbocco del sentiero n° 54 che si inoltra nei bellissimi boschi di faggio, ripercorrendo a ritroso il tragitto che abbiamo fatto al mattino giungiamo in circa quaranta minuti al Casone di Profecchia da dove eravamo partiti.

Un brindisi alla bella giornata, e un gradito scambio di impressioni ed opinioni concludono un'esperienza gratificante, anche se l'escursione non si è svolta proprio come è stata programmata, ma che importa l'importante è condividere l'esperienze e le belle sensazioni che si provano immergendoci in ambienti come questi.

Foto escursione

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