10 Aprile 2011
Costa degli Etruschi

POPULONIA  - SENTIERO DEI CAVALLEGGERI 
 

Si deve al Granduca Cosimo I l’iniziativa della costituzione nel 1561 di un corpo scelto di cavalleggeri armati alla leggiera, che costituisse una sorta di pronto intervento, veloce negli spostamenti a terra tra i vari punti di stanza delle diverse guarnigioni. Condizione fondamentale per tale velocità era la strada dei Cavalleggeri, realizzata per collegare le torri di avvistamento che lo stesso Cosimo aveva fatto costruire lungo la costa da Livorno e Campiglia, in alcuni tratti probabilmente riprendeva una più antica strada di origine romana. I soldati a cavallo che la transitavano, avevano il compito di pattugliare il litorale per impedire sbarchi di pirati barbareschi, merci e persone clandestine, rientravano, infatti, nei compiti dei soldati: la vigilanza sanitaria e doganale. Nel 1776 la strada venne elevata a "regia" e nel 1788 fu istituito un servizio regolare tra Livorno e Portoferraio con l'impiego dei Cavalleggeri; anche per queste ragioni, alcuni ponti di legno e passaggi a guado furono sostituiti con ponti in muratura. Questi ponti, rappresentati sul plantario allegato all'Estimo del 1795, in parte si conservano ancora, in parte sono crollati.  (Da: "I segni storici del paesaggio rurale" di Roberto Branchetti)


 
 

Percorso: Populonia, Poggio Grosso, M.Massoncello, Ghiaccioni, Salivoli, Spiaggia Lunga, P.Rio Fanale, Spiaggia delle canne, Cala del Termine, P.della Galera, Cala S. Quirico, Populonia. 

Come Arrivare:  Autostrada A12 sino a Rossignano e poi la superstrada Livorno – Grosseto, usciamo a  S.Vincenzo Nord e seguiamo le indicazioni per Piombino e poi Populonia-Baratti a cui si accede dalla strada provinciale della Principessa SP 23 che unisce San Vincenzo a Piombino, comunque sul percorso c'è un ampia serie di segnalazioni; cartelli direzionali turistici marroni sono presenti all’uscita San Vincenzo nord della SS Aurelia1 bis, sulla strada di ingresso a Piombino ( all’altezza della frazione Fiorentina), sulla strada Aurelia 1 ad un km a nord di Venturina. 
 
Sentieri:
              Non segnati


 

Classificazione: E

Quote:
 IRRILEVANTI
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 4,30h di cammino effettivo 17km circa
 
Acqua: A Salivoli
 
Punti sosta: salivoli
 
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Periodo consigliato: Tutto l'anno

 

 

    Questa volta andiamo alla scoperta di un territorio lontano da quelle che sono le nostre montagne, un itinerario inusuale, infatti cammineremo a due passi dal mare sulla costa degli Etruschi dove condivideremo sentieri che per secoli hanno accompagnato boscaioli, carbonai, mugnai, bracconieri, poeti e pastori, ripercorreremo la via di quei Cavalleggeri, celebre Corpo Militare, istituito  per la sorveglianza del Promontorio di Piombino dal Granduca Cosimo I nel 1561. Cammineremo tra resti archeologici e suggestive calette.
Partiamo dalla Sede e siamo un bel gruppetto, infatti contandoci siamo in 16  e partiamo con una fitta nebbia e il tanto caldo annunciato non  ne abbiamo sentore ma comunque siamo ottimisti e fiduciosi nelle previsioni meteo partiamo alla volta della nostra meta.
Prendiamo l'autostrada A12 sino a Rossignano e poi
la superstrada Livorno – Grosseto, usciamo a  S.Vincenzo Nord e seguiamo le indicazioni per Piombino e poi Populonia-Baratti a cui si accede dalla strada provinciale della Principessa SP 23 che unisce San Vincenzo a Piombino, comunque sul percorso c'è un ampia serie di segnalazioni; cartelli direzionali turistici marroni sono presenti all’uscita San Vincenzo nord della SS Aurelia1 bis, sulla strada di ingresso a Piombino ( all’altezza della frazione Fiorentina), sulla strada Aurelia 1 ad un km a nord di Venturina. 
Poche centinaia di metri prima di giungere al paese di Populonia in località Reciso giungiamo al punto di partenza della nostra escursione, il luogo è riconoscibile per uno spiazzo sulla sinistra che scende leggermente sotto il livello stradale e appena sopra una strada sterrata chiusa da un cancello ma l'accesso viene garantito da un varco per pedoni.
Eccoci siamo pronti per affrontare questa escursione e allora partiamo!
La strada sale dolcemente e siamo subito in un folto bosco dove spiccano  pini, lecci, querce da sughero, corbezzolo e lentisco, ricca è la macchia mediterranea, l'occhio viene gratificato da rigogliose fioriture di ginestre e  delicati ciclamini, cisti e anemoni.
Dopo circa mezz'ora giungiamo ad una radura dove possiamo visitare i ruderi della chiesa di San Quirico
  (IX e XI sec.), purtroppo il posto è tenuto abbastanza male in completo stato di abbandono alla mercé di molti vandali.
Riprendiamo il cammino e giungiamo ad un bivio, prendiamo quello che sale, proseguiamo sempre in direzione sud, camminiamo sempre in un saliscendi in località un pò pomposamente chiamate "monte": Monte Pecorino e monte Massoncello, quest'ultimo il rilievo più alto dell'escursione, ben 286 mt! Ma prima di questo rilievo passiamo da Aia del Prete e a Poggio Grosso (278 mt.).
Proseguiamo ora in direzione est e abbiamo le prime aperture sul mare e della pianura di Piombino.
La strada diventa più ambia e giungiamo a Campo alla Sughera riconoscibile da numerose cataste di legna, da quì si può godere di splendidi panorami sul mare e il territorio circostante.
Questa strada è anche una meta ambita per molti ciclisti in mountain bike e spesso dobbiamo dar loro strada, mentre camminiamo ci rendiamo conto anche che questi luoghi sono anche molto frequentati da cinghiali, infatti i lati della strada sono tutti rivoltati, classico segnale di passaggio di questi animali in cerca di cibo.
Prendiamo a scendere dirigendoci verso sud, verso Salivoli.
Su questi sentieri non vi sono segnaletiche se non per  il settore archeologico e andando un pò a senso abbiamo saltato una traccia che da un'ampia radura avremmo dovuto percorrere fino ad un gruppo di querce che si intravedono di fronte e poi imboccando un sentiero
 ci avrebbe portato, percorrendolo in cresta, alla località. Ghiaccioni, per scendere poi a Cala Moresca,  nella parte nord di Salivoli.
E invece..... abbiamo continuato sulla strada finendo alla parte opposta di Salivoli, oltre tutto anche abbastanza squallida per la presenza nella zona di freddi e brutti palazzi tutti uguali in stile oltre cortina. Va bene dobbiamo prendere anche il brutto e ci incamminiamo subito su asfalto verso il mare e Cala Moresca.
Quando la raggiungiamo non scendiamo sino alla spiaggia di cala Moresca ma decidiamo di salire invece a Punta Falcone.
Punta Falcone, non è noto il perché gli sia stato attribuito questo nome, le ipotesi sono due : o per la forma che assume guardandolo , ovvero di un grande Falco a riposo o perché e' un posto di nidificazione di alcune specie di Falchi pellegrini. fatto e' che finora nessuna notizia certa ci dà la vera motivazione di tale nome attribuitogli .
Parco di Punta Falcone e' una propaggine del territorio di Piombino rivolta verso Est con davanti , affiorante , un grosso scoglio chiamato appunto Falcone, è  questo  uno dei posti più incantevoli di Piombino; unico su tutta la costa Toscana, presenta la tipica vegetazione della macchia mediterranea, dal corbezzolo alla Barba di Giove,
pianta perenne, anticamente le foglie erano utilizzate per legare viti e mazzi di ortaggi e anche il Cisto Villoso dai fiori rosa e l' onnipresente mirto, appare come un manto verde proteso sul mare.
Orami il celo si è ripulito, non c'è più traccia di nebbia ma comunque sul mare persiste una certa foschia e intravediamo appena la sagoma dell'isola d' Elba, peccato perché sapevamo che da qui  avremmo potuto avere una splendida vista  sul
le isole dell'intero arcipelago: da Sud a Nord, a partire da Punta Ala sono riconoscibili l'isola del Giglio, Montecristo, Cerboli, Palmaiola, l' Elba, la Corsica, Capraia e in giornate eccezionali anche la Gorgona, comunque siamo appagati sia dal volteggiare dei gabbiani che spiccano il volo dallo scoglio del Falconea che hanno scelto  per nidificare.
Seguendo il sentiero incontriamo prima l'osservatorio astronomico costruito nel 1975 dall'Associazione Astrofili  sui resti della ex postazione telemetrica; poi si vedono le prime piazzole di postazioni di cannoni, infatti sul promontorio di Strunzo d’Orlando, a Punta Falcone durante la seconda Guerra Mondiale era istallata una Batteria Costiera che insieme a quella piazzata all’Isola d’Elba teneva sotto controllo il Canale di Piombino. Una grossa fotoelettrica montata su rotaie permetteva, durante la notte, l’avvistamento delle navi nemiche, mentre il centro di calcolo dava le direttive  e le coordinate per l’apertura  del fuoco ai cannoni schierati sul promontorio.
Un cannone è ancora piazzato, ben visibile e in ottimo stato di conservazione, degli altri quattro  restano solo le piazzole ed i rispettivi rifugi per le munizioni e gli artiglieri, questi rifugi sono stati ora adibiti a museo storico con possibilità di visita durante gli orari d’apertura degli stessi.
Proseguendo e scendendo verso la scogliera opposta abbiamo una bella sorpresa le pendici di questa scogliera sono completamente ricoperte di bei fiori rosa sono i Fichi degli Ottentotti
, tutta la gola è tappezzata da questi splendidi fiori.
Questi fiori,originari dell’Africa meridionale, ma naturalizzati nelle zone litoranee italiane, sono alti 20-30 cm con fusti prostato - ascendenti, radicanti ai nodi, e foglie falcate, cuneiformi.
I fiori color porpora, larghi 8-10 cm, crescono su scarpate, in terreni soleggiati e asciutti, sbocciano da maggio a luglio, si aprono soltanto al sole e si chiudono la notte.
naturalmente ci soffermiamo a lungo per fotografare questa meraviglia.
La nostra visita continua poi alle testimonianza della guerra e anche se l'aborriamo siamo interessati e quindi esploriamo tutto scendendo sino al livello del mare ammirando la sua
 particolare bellezza e suggestione delle acque marine trasparenti.
Ritorniamo sui nostri passi e ci riportiamo nei pressi di Cala Moresca e imbocchiamo infine la Via dei Cavalleggeri, all'inizio è una larga strada ma ben presto diventa uno stretto sentiero, la vegetazione è naturalmente ancora tipica mediterranea ma quì adesso spiccano moltissime Barbe di Giove. Siamo comunque ancora in ambiente aperto e abbiamo una bella visuale sula costa. 
Proseguiamo il cammino e decidiamo di saltare la visita alla Spiaggia Lunga,
una spiaggia ancora incontaminata, costituita da grandi ciottoli e scogli. Proseguiamo invece decidendo per raggiungere la spiaggia di Fosso alle Canne.
Con un po’ d’intuizione, evitando i sentieri verso destra, che ci riporterebbero sulla strada tagliafuoco, proseguiamo incontrando, nel greto di uno dei numerosi ruscelli completamente asciutti che attraversiamo, un piccolo pozzo denominato “la Fonte del Soldato”.
Adesso il sentiero scende verso sinistra e sia che si voglia scendere verso Baia Fosso delle Canne o che si voglia proseguire bisogna comunque lasciare la via sin qui percorsa.
Nel folto della macchia di erica troviamo un'invitante area attrezzata con tavoli e panche, sarebbe stato perfetto per fermarci a mangiare ma la maggioranza ha optato per scendere sino alla spiaggia e allora continuiamo ancora ascendere tenendoci sempre sulla sinistra sino ad arrivare alla spiaggia.
E' questa un
a  spiaggia dove un eccentrico scultore ha realizzato il suo Eden con grandi statue allegoriche
, anche  qui è presente un'area picnic, purtroppo già occupata; pazienza ci sediamo di fronte al mare e finalmente si può mangiare. Il caldo sole e l'acqua cristallina inviterebbero ad un tuffo e alcuni di noi hanno provato a mettere i piedi in acqua ma senza osare di più.
Riprendiamo il cammino proseguendo sempre in direzione nord entrando in una macchia di lecci e grosse piante di erica troviamo uno spiazzo dove sono stati allestiti degli appostamenti venatori e anche appostamenti mangerecci visto la grossa griglia che e il grande tavolo. Ci azzardiamo a salire con molta cautela sulle piattaforme e possiamo così vedere la costa sottostante da sopra la cima degli alberi.
Riprendiamo il cammino sempre immersi nella macchia
di tipo arbustivo tipica dei litorali mediterranei; si cammina tra erica, corbezzolo, lentisco, mirto, fillirea e alaterno,  adesso dobbiamo seguire il tracciato principale tralasciando le deviazioni verso sinistra che porterebbero al mare, una di queste scende alla Buca delle Fate, una spiaggia di ciottoli, su questa spiaggia abbarbicati sulla roccia vi sono alcuni esemplari di Palma Nana, unica palma spontanea del mediterraneo.
Il sentiero prende verso nord est e giungiamo all'area archeologica del convento di san Quirico.
Le rovine del monastero benedettino di San Quirico
, noto attraverso una serie di documenti datati fra il 1029 ed il 1131, sono situate sulle pendici di Poggio Tondo, a breve distanza dall'area ove sorse la città antica di Populonia. Da questa posizione il monastero poteva dominare il tratto costiero del promontorio nei pressi dell'omonima cala San Quirico, e contemporaneamente veniva a collocarsi lungo l'itinerario terrestre che congiunge ancora oggi Populonia a Piombino. Del complesso monastico sono parzialmente visibili l'area triabsidata della chiesa e numerose murature relative al chiostro, ad ambienti ad esso collegati, ad una possibile delimitazione muraria dell'intero insieme: al centro del chiostro è ben visibile il pozzo. Sono visibili anche i resti della grande torre quadrangolare, costruita in un momento successivo alla chiesa ed ubicata a breve distanza da essa. ( dal sito  www.arcmed-venezia.it/sanquirico.html  )
Tra il folto degli alberi  si nota la piccola chiesina di San Quirico segno che ormai l'escursione sta volgendo al termine, infatti in pochi minuti ci ritroviamo sulla via tagliafuoco percorsa al mattino e subito dopo giungiamo alla chiesetta, facciamo una breve sosta e poi riprendiamo il cammino e dopo poco ci appare il cancello della località Reciso dove abbiamo parcheggiato le auto.
Forse questa escursione ha fatto arricciare il naso a molte persone ma l'importante è stato l'essere stati, prima di tutto in compagnia di buoni amici e poi scopo della nostra associazione abbiamo praticato l'esercizio del cammino, camminare è sinonimo di contatto con la terra.
Tracce e sentieri raccontano attimi o secoli di spostamenti lenti che a discapito dell’orizzontalità, sembrano viaggiare nella verticalità, dunque in profondità. Nell’epoca del “non c’è tempo” una semplice passeggiata o un impegnativo trekking sono la via più semplice per recuperare quel tempo che invece esiste, che giornalmente sembra sfuggirci dalle mani ma che invece, volendo, è saldamente sotto i nostri piedi.
L’essenza di questi luoghi restituisce a chi si muove lentamente il gusto di scoprire luoghi tutti da vivere a passo d’uomo. E soprattutto luoghi capaci di motivarci fortemente verso il recupero del “nostro” tempo, in continuo movimento e in equilibrio tra cielo e mare, dove bisogna incamminarsi con la mente libera per riempirsi di grandi spazi di questo territorio, vicino al blu del Tirreno o immersi nel verde intenso delle colline si respira sempre il Mediterraneo. Che sia libeccio, grecale o scirocco, all’alba o al tramonto.
Un ringraziamento è dovuto all'associazione 
Trekking Libertas di Rosignano ( http://treking.altervista.org/ ) per le preziose informazioni che ci hanno fornito.

    

 
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