17 Aprile 2011 Bric Agnellino - Ferrata degli Artisti - 1335 m
Regione: Liguria (Savona) - Alpi Occidentali - Alpi Liguri - Gruppo Prealpi Liguri

Con i suoi 1335 metri di altezza, il Bric Agnellino costituisce la seconda elevazione delle Alpi Liguri nel tratto compreso tra l’ Albenganese ed il Colle di Cadibona, superato di poco soltanto dall’ adiacente Monte Carmo (1389). A breve distanza dalla costa, di cui si risentono gli influssi, questa montagna ´sul mare´ presenta ad Est una bella cresta , detta Costa dei Balzi Rossi per la caratteristica colorazione della roccia, lungo la quale nel 2003 è stata attrezzata la Ferrata degli Artisti, così definita per la presenza sul percorso di varie pitture rupestri ad opera di Mario Nebiolo, medico, scalatore, con la passione per la pittura. Si tratta della prima ferrata realizzata in provincia di Savona, con un dislivello di circa 650 metri, parte da quota 675 per terminare sull´ anticima (1309), da dove facilmente all´ arrotondata vetta. Molto discontinua, alterna passaggi aerei e verticali a tratti di sentiero protetto, e risulta fin troppo attrezzata togliendo un po´ di gusto nell´ arrampicare, anche se il bel ponte sospeso nel vuoto lungo una cinquantina di metri fa perdonare gli scalini di troppo. Ferrata di media difficoltà, ponte evitabile su sentiero segnalato. ( Dal sito    vie Normali www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=1465   )


 

 

Percorso:

Come Arrivare:
Dall'autostrada A10 in direzione Ventimiglia si esce al casello di Finale Ligure-SV si prende a destra la S.S. 490 per il Colle del Melogno,superato il paese di Gorra si prende la deviazione per Magliolo. Da questo paese si devia dietro la Chiesa dei Santi Costa e Damiano  seguendo la strada asfaltata fino a fondo valle raggiungendo così la località Isallo -350mt-. Trascurata la diramazione a sinistra,si segue la segnaletica ben evidente per la via ferrata,salendo a destra su strada sempre asfaltata ma con molti tornanti,fino a raggiungere la frazione Ca` dell'Erscio dove la strada si fa sterrata. Ancora un paio di km di tornanti su strada sterrata (abbastanza mal messa sconsigliabile con auto basse) e si raggiunge un piccolo spiazzo in prossimità di una sbarra verde -600mt- dove è possibile lasciare la macchina.
 
Sentieri:
                 Non segnati CAI ma abbondanti segni rossi


 

La Ferrata degli Artisti è un percorso molto ben attrezzato e in ottime condizioni, classificata di medio-alta difficoltà che si sviluppa lungo la parete rocciosa della Costa dei Balzi Rossi, così chiamata per l'evidente presenza di rocce di tonalità cromatiche rossastre. La realizzazione tecnica  è stata eseguita dalla Cooperativa Guide Alpi Marittime su  progetto finanziato dall’amministrazione comunale di Magliolo. Presenta un dislivello di circa 650 m - più i saliscendi - fino alla quota di 1310 m, culmine della cresta est del Bric dell'Agnellino.  L'ascensione è molto facilitata dalla costante e ravvicinata presenza di staffe a U, efficaci  prese per le mani e comodi gradini per i piedi. La sicurezza è fornita da un cavo di acciaio in ottime condizioni, ben ancorato e con frazionamenti sempre adeguati.

Classificazione: EEA
 

Attrezzatura: Set da ferrata, consistente in imbragatura provvista di doppia longe con specifico moschettone di sicurezza e dissipatore, casco, scarponcini da montagna e non scarpe da ginnastica. Consigliati guanti leggeri in pelle, per il continuo contatto con i gradini in ferro ed il cavo d’acciaio. Soprattutto se si percorre questo itinerario per la prima volta, si consiglia di uscire in vetta con almeno un’ora di luce a disposizione o, quanto meno, sicuramente ( ! ) una torcia elettrica a disposizione.
 

Quote:  Versante di salita: S
Dislivello di salita: 750 m
Dislivello totale: 1500 m
Tempo di salita: 3,30 h


 

Tempo di percorrenza:  Complessivamente 5 h
 
Acqua: Nessuna
 
Punti sosta: Nessuno      
 
Traccia google heart

Scarica traccia gps (formato gpx) 
 
Periodo consigliato: Primavera - Autunno

 Info:
info@blumountain.it -  www.blumountain.it 
 - www.comune.magliolo.sv.it www.comune.magliolo.sv.it/turferrata.htm


 

Oggi il nostro gruppo ha deciso di spostarsi decisamente dalle Apuane e di andare alla scoperta di una ferrata nell'entroterra di Finale Ligure, la ferrata degli artisti. ( come arrivarci: vedi note sopra)
Giungiamo al piccolo spiazzo e il pulmino nuovo nuovo di Bruno è stato all'altezza, abbiamo percorso gli ultimi km su strada sterrata  abbastanza sconnessa, infatti un'auto davanti a noi ha dovuto far scendere i trasportati per poter superare una avvallamento.
Dicevo....Scendiamo e siamo abbastanza eccitati, studiamo il luogo e cerchiamo di capire qual' è la cima da raggiungere ma nel fitto bosco non è che ci sia tanta visibilità.
Comunque mano agli zaini, un ultimo controllo all'attrezzatura, il rammarico di Bruno che nessuno l'aiuta a portare la macchinetta del caffè con annessi e via si parte.
Superata la sbarra , proseguiamo a piedi lungo la strada forestale in parte in discesa sino ad arrivare in prossimità di una curva dove sulla destra si stacca un sentiero con vistosi segni rossi e cartello segnaletico della ferrata .
Ci manteniamo sul versante meridionale e camminiamo in tratti di bosco e tratti scoperti su facili roccette dove troviamo i primi spezzoni di cavo, alquanto inutili, risaliamo poi un costone sino alla base  rocciosa, dove inizia la ferrata (675 m, 30´ circa dalla sbarra ).
Finalmente siamo sotto le prime staffe che sono state poste su una parete molto verticale
ed esposta, tipico delle ferrate di questa difficoltà, metodo spesso adottato dai progettisti per mettere sull'avviso chi non è sufficientemente fornito della necessaria preparazione psico-fisica per affrontare esposizione, strapiombi e fatica.                             
Imbrago, dissipatore e caschetto è tutto in ordine, siamo pronti, via si parte.
Subito ci si presenta come una ferrata iper attrezzata, infatti non è stata fatta economia di ferro, staffe, maniglie e cavo ce ne è a iosa!
 Affrontiamo subito un tratto verticale attrezzato con numerosi pioli, per poi tornare con esposto passaggio verso destra alla sommità del primo risalto dello sperone.
Proseguiamo poi lungo un tratto di roccette sino ad arrivare ad una guglia di roccia rossa dove dobbiamo affrontare un breve risalto sullo spigolo a sinistra,
 lo rimontiamo e dopo un breve strapiombo iniziale attraversiamo un canale e continuiamo lungo la cresta in un susseguirsi di risalti alternati a facili roccette fino ad una spalla, da cui sulla sinistra si diparte una prima via di fuga che porta al sentiero di discesa.
Giunti al successivo torrione, lo si aggiriamo alla base sul lato settentrionale  e per un canale con un masso incastrato raggiungiamo una forcella alle spalle del torrione stesso.
Il panorama intanto si è fatto spettacolare: sotto di noi la breve piana di Isallo alla confluenza dei due torrenti. Poi il costone di Magliolo ed, oltre, le alture dell’Altopiano Finalese, in centro a cui spicca la parete della Rocca di Perti. Poco a destra, più piccole, le alture di Verezzi. Sul mare si scorge Pietra Ligure, mentre Borgio resta nascosta dalla mole del Monte Grosso.
 Dala forcella scaliamo un  muro in verticale sulla destra e oltrepassiamo un secondo colletto pianeggiante, in successione si salgono due erti speroncini , superati  scendiamo per cresta alla successiva forcella,
oltrepassiamo un'altro piccolo  colle pianeggiante,  saliamo un primo erto speroncino e 20 metri più in là se ne sale un secondo, più alto e più verticale. Dalla sua sommità (m 1140) ci si affaccia, con un bel colpo d’occhio alla gola del ponte sospeso su un profondo vallone.
Dall'altra parte fa bella mostra lo spigolo, nella sua porzione superiore, sulla parete si possono individuare tre delle figure dipinte da Mario Nebiolo.
Un tratto di cresta ed una breve discesa e arriviamo ad una forcella, da dove ci si presentano due alternative: seguendo il sentiero di destra, si segue il filo della forcella per erbe e detriti e si raggiunge la parete contrapposta (indicazioni) e una volta dall´ altra parte i due percorsi si ricongiungono (elementare); andando a sinistra, invece, dopo una esposta crestina si arriva all'inizio del ponte.
Quì la Sabrina rompe ogni indugio e parte per prima, seguita dalla Severina e poi chi più convinto chi meno lo oltrepassiamo tutti con una buona scarica di adrenalina.
Il ponte è lungo 42 metri ed è costituito da pioli metallici per l’appoggio dei piedi, due corrimano laterali ed un cavo centrale, alto sopra la testa, per l’assicurazione.
Per l'esiguo spazio cominciamo ad  inerpicarci sulla bella parete del Briccu Beretta prima che tutti siano passati.
Prendiamo il filo di spigolo, che  superiamo  in scalata (IV+) comunque sempre super attrezzata.
Quando lo spigolo perde d'inclinazione, usciamo a destra per poi ritornare nuovamente sull’aereo filo dello sperone, superiamo un canale erboso e saliamo un altro sperone più breve e meno esposto del precedente.
Ci si portiamo sotto ad un muretto dove ci sono le pitture rupestre di Mario Nebiolo,  rimontiamo proseguendo lungo la  facile cresta intervallata da brevi salti rocciosi, fino all´ ennesima forcella, dove  incrociamo la  seconda via di fuga che  si raccorda al sentiero di discesa.
Ormai siamo prossimi alla fine, aggiriamo la cresta a sinistra,  superiamo un breve muretto che riporta sul filo, e continuando scavalchiamo l’ultimo risalto.
 Ora  la cresta diventa meno ripida e raggiungiamo l´anticima (1309) dove termina la ferrata.
Per raggiungere la vetta non ci resta che proseguire  sino ad un colle, da dove lungo una traccia  risaliamo il  versante meridionale del Bric Agnellino.
Sulla vetta troviamo diversi escursionisti che avevamo notato  arrampicarsi davanti a noi e devo dire che fortunatamente non ci siamo dati fastidio uno con l'altro, il vento che a momenti è stato violento durante la salita sembra non dare tregua neanche sulla cima, continua a soffiare a tratti ma impetuoso.
La giornata è bella ma c'è una foschia che non ci fa godere a pieno del panorama che si potrebbe vedere da quassù, panorama che
spazia dal Mar Ligure al Monviso! Oggi non siamo così fortunati ma ci accontentiamo di quello che si vede che comunque non è poco.
Bè ora è proprio ora di mettere qualcosa sotto i denti e allora diamoci dentro! Ci rilassiamo e ripercorriamo mentalmente l'itinerario appena percorso e le considerazioni sono di piena soddisfazione anche se l'abbondanza di ferro toglie un pò di
tecnica, ma tanto per gli alpinisti che siamo.......
Siamo stati abbastanza fermi, è ora di riprendere il cammino.
Dalla vetta prendiamo il sentiero
pianeggiante che, in direzione ovest, traversando sul versante settentrionale, porta dopo circa 300 metri ad un ampio colle nel bosco, molti segni rossi.
Prendiamo verso sinistra passando sotto le rocce della cima e man mano che scendiamo il sentiero si fa più ripido e insidioso, sulle relazioni che avevamo letto raccomandavano di non levarsi l'imbrago e adesso capiamo il perché. Per far si che la discesa sia abbastanza sicura il sentiero è stato attrezzato con cavo metallico anche se l'uso dell'imbrago è alquanto superfluo, il vero pericolo sta' nello scivolare sul brecciolino che ricopre il sentiero, un po' di attenzione va fatta in alcuni tratti più esposti.
Poi giungiamo ad un colle dove arriva la seconda via di fuga .
Dobbiamo affrontare un ultimo tratto un po' esposto che ci porta ad un canalino assai infido per la pendenza e per la ghiaia che ne ricopre il fondo, al suo termine affrontiamo un ultimo salto roccioso, anche quì attrezzato con staffe.
Finalmente il sentiero si fa meno ripido e si snoda nel bosco
(m 1180), da qui si scendiamo seguendo il  percorso a mezzacosta, prima verso sud est e poi volgendo verso sud.
A quota 1100 circa  incontriamo, uno dietro l’altro, due eccezionali balconi panoramici naturali sulla valle e sugli speroni dei Balzi Rossi.
Risaliamo un breve tratto raggiungendo un costone con bassa vegetazione, lungo il quale scendiamo in direzione est sud est. Quando il costone perde pendenza  si incontrano i primi faggi di grossa taglia.
Qui il sentiero piega verso nord, con percorso a mezzacosta, per poi riprendere a scendere nuovamente più avanti. Più in basso  si incontra, sulla sinistra, la traccia della via di fuga inferiore che in questo punto converge sul sentiero principale (E' segnalata con bolli rossi in modo da essere reperibile in entrambi i sensi di marcia).
Continuiamo a scendere sempre su sentiero molto ripido e a questo punto le ginocchia cominciano ad accusare.
dopo una lunga serie di tornanti, finalmente, giungiamo allo sterrato.
Ci incamminiamo sulla strada verso nord e in breve giungiamo alle macchine.
Siamo felici e appagati, l'ambiente è bellissimo, la ferrata è stata divertente ma ci manca ancora una cosa: " che cosa?" ma naturalmente il
caffè di Bruno e allora prima di riprendere la via di casa la famosa macchinetta viene messa sul fornellino e siamo pronti a sorbirci un buonissimo e corroborante caffè.                                    

CONSIDERAZIONI:
Ferrata abbastanza semplice dal punto di vista tecnico vista la sovrabbondanza di strutture (pioli molto ravvicinati che non affaticano mai gambe e braccia- e l'ottima manutenzione. La difficoltà è data dalla lunghezza -dopo il ponte sospeso si può erroneamente credere di essere arrivati ma la vetta è ancora lontana) e dall'esposizione di alcuni tratti che trasmettono forte adrenalina e richiedono assenza di vertigini. Per tanto pur essere considerata una ferrata di media difficoltà se affrontata in autunno/primavera con assenza di neve e condizioni meteo stabili. Nei periodi più caldi potrebbe diventare una tortura a causa dell'elevata temperatura e della mancanza di punti per l'approvvigionamento di acqua. La bellezza del tracciato, l'importanza geologica e morfologica di questa costa,e il panorama fantastico che pian piano si apre agli occhi durante la salita valgono sicuramente la fatica.

Bisogna  specificare chiaramente che il percorso di una via ferrata, pur se di difficoltà contenute come in questo caso, richiede comunque un minimo di esperienza, non solo escursionistica, ma anche, in un certa misura arrampicatorio - alpinistica!
La via ferrata può essere percorsa tutto l’anno, inverno compreso, compatibilmente con le condizioni meteorologiche. Non è consigliabile nelle giornate di vento impetuoso dai quadranti settentrionali ed è da considerarsi interdetta in presenza di neve e ghiaccio. Per contro le terse giornate invernali permettono, dalla sommità, un panorama, a giro d’orizzonte, che non è esagerato definire eccezionale: esso spazia dai rilievi delle Alpi Liguri, Gruppo del Mongioie, alle Alpi Cozie con il Monviso, le Graie e poi le Pennine tra cui spiccano il Cervino ed il Monte Rosa, mentre verso oriente si vede Genova e più in là le Alpi Apuane, l’Isola d’Elba e la Corsica.
È doveroso ricordare che lo sperone roccioso su cui è stata attrezzata la via ferrata aveva, ovviamente, attirato l’attenzione degli scalatori già in precedenza. Il suo primo percorso, con tecnica alpinistica, risale al 13 aprile 1924 ad opera di Attilio Sabbadini e compagni. La cresta venne poi riesplorata con l’apertura di nuove varianti da Mauro Oliva e G. Porro nel 1977.

 
 
Condividi

Foto escursione

Se vuoi unirti a noi apuano@email.it