27/01/2013 Le Rocchette, Piglionico, Rifugio Rossi.....volevamo andare sulla Pania

"...che se Tambernicchi

vi fosse sù caduto, o Pietrapana,

non avria pur dall’orlo fatto cricchi."

Dante Alighieri


 

 

Percorso: Piglionico, Rifugio Rossi

Come Arrivare: Accesso: Da Lucca in direzione Garfagnana, Sp. n° 20 per Gallicano, poi Molazzana e da qui indicazioni per Rif. Rossi.
Autostrade per Lucca;
da Genova: A12 Genova-Livorno inn. A11 con uscita Lucca;
da Milano: A1 e A15 per La Spezia poi A12 e A11 uscita Lucca;
da Firenze e da Pisa: A11 con uscita Lucca.
Dalla Garfagnana: E' l'accesso più comodo e breve. Lasciati i propri mezzi a Piglionico, una località nel comune di Molazzana, si imbocca il sentiero n° 7 attraversando prima una faggeta naturale dove si incontrano residui di vecchie carbonaie, poi i prati e i pascoli che accolgono il rifugio, alla base dei versanti della Pania Secca, della Pania della Croce e del Pizzo delle Saette. Disliv. 500 mt.; h.1.00
Dalla Versilia:dal rif.Del Freo: sentiero n° 126, h. 2.00
dal rif. Forte dei Marmi attraverso le Foci di Valli: sentiero n° 7, h. 5.15

 



 

 
Sentieri: N° 7 ( Cardoso-Collemezzana-foce di Valli-p.uomini d.neve-foce del Puntone-rif.Rossi-Piglionico )


 

Classificazione: EEAtrezzati

Quote:  Piglionico1140 mt, Rifugio Rossi 1608 mt

 
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 4

 

 
Acqua: In estate sorgente nelle vicinanze del rifugio, in inverno con presenza di neve al rifugio, se aperto
 
Punti sosta: Rifugio Rossi

 

 
Traccia google heart  - Traccia GPS
Periodo consigliato:
La salita per la via normale è molto semplice ed il panorama in vetta è splendido e domina tutta la catena apuana. Diventa severissima in inverno quando la neve si trasforma nell’insidioso ghiaccio apuano e molti, troppi, l’affrontano senza la dovuta cautela. Proprio sulla Pania avviene il maggior numero di incidenti in tutte le Apuane, molti purtroppo mortali, dovuti spesso ad imprudenza ed imperizia.
Il percorso del Vallone dell’Inferno costituisce sicuramente la più facile via di accesso alla Pania in condizioni invernali. Nonostante la sua facilità l’itinerario è di sicura soddisfazione per l’ottimo innevamento, da inizio inverno fino a primavera inoltrata, le condizioni del manto nevoso sono tuttavia buone solo al mattino perché data l’esposizione ad est la neve tende ad allentarsi rapidamente.
Attenzione nel tratto rifugio Rossi Focetta Puntone in questo punto con neve ghiacciata ad alcuni passaggi in diagonale piuttosto ripidi.
Complessivamente una gita che non presenta difficoltà tecniche anche se il terreno apuanico in
inverno è sempre infido e quindi è richiesta una buona dose di attenzione.
 
Riportiamo alcuni brevi consigli di sicurezza che la regione Toscana ha reso disponibili on line in un opuscolo destinato agli amanti (prudenti) della neve .

In particolare la guida mette in guardia da alcuni pericoli: il primo è semplice ma fondamentale, “Il buio arriva presto”. È quindi necessario calcolare con attenzione i tempi dell’escursione scegliendo un percorso adatto, senza eccedere nelle fiducia delle proprie capacità e prestazioni. La neve dura o il ghiaccio potrebbero inoltre complicare l’avanzamento rendendo difficoltoso un percorso apparentemente semplice.

È poi necessario ricordare che in montagna il tempo cambia molto velocemente: si può quindi rimanere sorpresi da improvvise nevicate o acquazzoni, che possono anche provocare valanghe, frane o allagamenti.

La guida ricorda anche che la temperatura può abbassarsi molto, scendendo anche molti gradi sotto lo zero quando cessa il riscaldamento solare. Per questo è necessario adottare un abbigliamento adatto comprendente adeguati rinforzi per affrontare le basse temperature. Un consiglio semplice è quello di portare sempre con se un telo termico, del peso di pochi grammi, ma in grado di mantenere la temperatura corporea in caso di emergenza.

Infine un ulteriore semplice ma importantissimo consiglio: comunicate sempre ad amici e conoscenti la vostra meta (compreso l’itinerario) e i tempi previsti per il rientro: saranno informazioni fondamentali per i soccorsi in caso di bisogno. 

 

La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto".
È conosciuta come la Regina delle Alpi Apuane, essa è la montagna più conosciuta e la più frequentata dagli escursionisti. Con i suoi 1859 metri è la quarta vetta delle Apuane e la più alta ed imponente della zona meridionale.
Essa si trova nel territorio di tre comuni della provincia di Lucca: ad ovest e a sud Stazzema, a nord-est Molazzana e a sud-est Vergemoli. Proprio la vetta è il confine tra i tre comuni ed in passato tra tre stati (Lucca, Firenze e Modena).
Il monte ha forma conica solcata da canali e termina con una cresta pianeggiante sulla quale a sud si trova la vetta, con una vicina antecima nord di poco minore ed una spalla settentrionale che arriva alla sella del Callare da cui la cresta prosegue verso il Pizzo delle Saette che domina Col di Favilla.
La Spalla settentrionale scende alla Focetta del Puntone per proseguire nella cresta dell’Uomo Morto e poi alla Pania Secca, mentre a nord-est precipita nell’orrida Borra di Canala. Ad est la cresta sommitale delimita il Vallone dell’Inferno aspro e roccioso e ricco di anfratti dove si conserva la neve anche in estate.
Il versante sud-ovest è quello che appare più imponente e scende verso la Foce di Mosceta presso la quale si trova il rifugio Del Freo del Cai di Viareggio. A sud, con la Costa Pulita, il monte scende verso Foce di Valli e la cresta che porta al monte Forato dalla quale l’intero gruppo delle Panie appare nella sua maggiore imponenza panoramica.
Molto interessante per l’escursionista invece la Pania non rivesta particolare attrattiva per gli arrampicatori a causa dei versanti erbosi, ma essa offre il massimo del suo interesse alpinistico in inverno. Purtroppo il ghiaccio apuano è difficile e non perdona chi lo affronta senza la necessaria preparazione ed il dovuto rispetto.
La Pania probabilmente fu salita già nell’antichità. Molti naturalisti la visitarono ad iniziare dal XVI secolo ed esistono documentazioni delle salite ad iniziare dalla metà del 1800.
Sin dall’antichità gli Uomini delle Nevi, valligiani versiliesi, ma anche garfagnini, salivano gli aspri sentieri che da loro prendono il nome per approvvigionarsi di neve che rimaneva fino in estate nei versanti più riparati dal sole.
La prima ascensione invernale è del 1882. La storia delle esplorazioni delle Alpi Apuane nasce proprio come esplorazione della Pania della Croce.
La via di salita più semplice è da Mosceta con il sentiero 126 per il Callare e da qui per la cresta sommitale. Naturalmente a Mosceta si può arrivare da varie località apuane ed al Callare si arriva anche dalla zona della Garfagnana passando dal Rifugio Rossi.
La vetta è caratterizzata da una imponente croce metallica, la prima fu innalzata il 19 agosto 1900 e fu poi colpita da un fulmine. Quella presente attualmente, insieme ai ruderi della prima, fu posta in loco il 19 agosto 1956 ad opera dell’UOEI di Pietrasanta, però il nome Pania della Croce era già in uso all’inizio del 1800.
 ( da Escursioni Apuane www.escursioniapuane.com/SDF/Paniadellacroce.html )
 


E' molto tempo che desideriamo di salire alla Pania in invernale ma a causa del mal tempo o per impegni vari ancora non ne abbiamo avuto l'opportunità.
Oggi, però, decidiamo di tentare questa ascesa.
Partiamo da Pietrasanta io (Alessandro) la Giuseppina e Marco M., direzione Castelnuovo di Garfagnana per la provinciale 13 attraverso la galleria del Cipollaio.
Giunti a Castenuovo seguiamo le indicazioni per la località Piglionico; una volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a sinistra per Modena sulla destra c’è una strada proprio davanti a delle grosse antenne, se si fa attenzione c’è anche un’indicazione per il Rifugio Rossi alla Pania, le indicazioni stradali indicano per Molazzana.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino all'Alpe di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del Piglionico (m. 1150), che ricorda un gruppo di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle loro postazioni poste sul Monte Rovaio che è proprio qui di fronte. Bè proprio a questa località ci si arriva solo dopo aver lasciato l'auto in prossimità del termine della strada asfaltata, cioè sin dove arrivano i mezzi spzzaneve.
Giungiamo al bivio per l'Alpe di S. Antonio e imbocchiamo la strada delle Rocchette (così chiamata perchè
conduce ad una palestra di roccia posta su un gruppo di roccioni alla pendici orientali della Pania Secca)
che porta al Piglionico, la strada si snoda tra boschi di faggio e ogni tanto si apre sulle Apuane lasciando vedere la Pania Secca, la Pania della Croce, l'Omo Morto ecc..
Avevo il timore che la strada, come già successo in altre occasioni, fosse chiusa per la presenza di neve, ma per fortuna non ne troviamo, almeno sul tratto asfaltato, poi a piedi sino al Piglionico: dobbiamo tornare indietro per circa duecento metri perchè l'esiguo parcheggio è già tutto pieno.
Il tempo di indossare le ghette  e scarponi e ci avviamo e in pochi minuti siamo alla cappellina del Piglionico  (1140 mt.), oltrepassato questo punto quasi subito termina la strada inizia il sentiero n°7 e notiamo subito che la neve si presenta asciutta e farinosa non adatta ai ramponi.
Ci inoltriamo sul sentiero CAI n° 7, dopo un tratto in saliscendi ci si addentra in un bel bosco di faggi di alto fusto, siamo ottimisti che più in alto la neve divenga più compatta, la pista è abbastanza marcata.  Assieme a noi salgono anche degli sci alpinisti, per loro forse la neve è buona noi facciamo è abbastanza fatica, è come camminare sulla sabbia e non rende il procedere agevole. Siamo ad un tratto dove si deve affrontare un traverso abbastanza stretto, l'unico punto dove bisogna fare attenzione.
 Continuiamo lungo quello che sarebbe il sentiero e ben presto ci troviamo sui prati fuori dal bosco sulle pendici dell'Omo Morto, tratto di montagna posto fra le due Panie che ricorda il volto di una persona coricata e la cui massima altitudine è il "Naso" (m 1677), detto anche "Puntone di Mezzo al Prato".
Proseguiamo per la ripida salita dove la neve farinosa, quì anche simile a polistirolo, rende molto difficoltoso il salire. Giungiamo infine al  rifugio "Enrico Rossi alla Pania", quota 1609
. L'ambiente è molto bello, circondato dalle cime delle Panie; il panorama poi si apre verso le Alpi Apuane settentrionali e sul Sumbra. Le forti nevicate hanno sepolto completamente il rifugio e solo il duro lavoro del gestore ha permesso di far entrare la luce dalle finestre e rendere agibile l'ingresso.
Dopo una breve sosta per riprendere fiato riprendiamo la marcia verso la Pania della Croce. Sempre attraverso il sentiero N° 7 sotto l'Omo Morto e  ci portiamo verso la Foce del Puntone 1607mt. importante crocevia, con i sentieri per Foce di Valli (n° 7), Borra di Canala (n° 139) e Pizzo delle Saette.

Mentre attraversiamo il traverso seguiamo traccia che percorre il ripido versante, per due volte  me e  due a Marco va via la neve sotto i piedi e ci troviamo con una gamba nel vuoto, la neve è troppo instabile e decidiamo di tornare indietro, meglio aver paura che toccarne!!
Ripercorriamo la via appena fatta e torniamo al rifugio.
Chiediamo se possiamo mangiare e alla risposta affermativa ci sediamo subito al tavolo e non aspettiamo che ci dicano cosa offre oggi il rifugio iniziamo subito a mangiare quello che ci siamo portati dietro, così come aperitivo, continuiamo con il primo della casa, vino dolce e  caffè.
Restiamo a chiacchierare un po'  e poi riprendiamo la via di casa. Scendiamo allegramente, i ramponi li portati per fargli prendere aria, con questa neve non ce ne è bisogno, ogni tanto uno scivolone ma senza rischi che danno origine a sghignazzi.
Ci divertiamo tagliando il percorso scendendo su ripidi pendii e così facendo accorciamo anche il tempo per giunger al Piglionico.
  La nostra escursione termina qui.
Per quanto riguarda  raggiungere la vetta non ci è riuscito, ma il vero successo è stato la riconferma della nostra amicizia, non che ce ne fosse stato bisogno, ma la certezza  è stata nell'aver goduto nello stare assieme.  
C’è chi il bene preferisce darlo, c’è chi preferisce riceverlo ma, per fortuna, il bene non è quello che uno dà o quello che riceve: è quello che è la relazione fra due, o fra molti; si chiama in molti modi e uno dei suoi nomi è amicizia e rende felici, perché l’amicizia è bello trovarla, ma è ancora più bello provarla,

Ricordatevi che la conoscenza e l'umiltà in montagna possono salvarvi la vita!!!!!!
 



 
Foto escursione

Se vuoi unirti a noi apuano@email.it