4 agosto 2014 Canale  della Piastrella ( forse)
Là dove non osano neanche le capre!


Il mio zaino non è solo carico di materiali: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In Montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.

 

 

Percorso:

 

Come Arrivare

Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine, si lascia a sinistra la deviazione per Casania e subito dopo si trova la deviazione a destra per Renara, prima di arrivare all’abitato di Gronda.

 INDICAZIONI STRADALI

 
 
Sentieri: della monorotaia


 

 

 

Classificazione: EEA

Dislivello: 784 mt.


 

 
Tempo di percorrenza:  Effettive 8

 

 
Acqua: Nessuna
 
Punti sosta: Nessuno

 

 
Traccia gps               Traccia Google Earth
Periodo consigliato:Tarda primavera, estate
Si sconsiglia assolutamente di intraprendere l’escursione quando c’è rischio di pioggia


 
Escursione da pensionati, così me l'aveva descritta Danilo: " E' un'escursione tranquilla senza problemi, portiamo via la corda per di più ma non serve....."-
Io già quando ho sentito corda ho avuto una strana sensazione così ad occhio mi sà che di tranquillo ci sarà poco.
Va bene, partiamo alla volta di Renara: da Massa  seguiamo le indicazioni per Resceto, poi all’altezza del piccolo e incassato abitato di Gronda,  svoltiamo a destra e seguiamo la strada asfaltata, che  poi diventa sterrata e termina su uno slargo davanti ad una casa di pastori,  uno dei posti più selvaggi e affascinati delle Apuane; da quì partono diversi sentieri e lizze: la lizza della Chiesa del Diavolo, il sentiero 162 per il Passo del Vestito e la più che conosciuta lizza della monorotaia.
La lizza Denham, o lizza Piastreta, non è la lizza più impressionante e meglio conservata della zona apuana, ma possiede alcune caratteristiche che la rendono unica: la lunghezza(2570m dal monte al poggio caricatore, 3500 il percorso originale), il dislivello (1250m) e, soprattutto, la monorotaia.
Quest’opera di archeologia industriale, frutto dell’ingegno e della fatica dell’uomo da sola merita l’escursione, lunga e faticosa.
Sulla monorotaia scendeva e saliva la macchinetta Denham per trasportare il marmo delle cave del Sella e solo salendo i suoi faticosi scalini possiamo renderci conto di cosa questa abbia significato per quei tempi (dal 1922 al ‘36 e dal 1962 al ‘75).
Pare impossibile che un mezzo meccanico alimentato a diesel potesse percorrere quelle orride valli. Ritengo che questa sia un’escursione da non perdere, omaggio alla fatica dell’uomo-cavatore ed al suo ingegno, inoltre i panorami sono meravigliosi e le fioriture sono ricche ed uniche.
È consigliabile percorrerla in buone condizioni meteo, serve un buon allenamento e tener presente che la discesa è impegnativa forse più della salita. ( Dal sito Escursioni Apuane http://www.escursioniapuane.com )
 Via di lizza” di Piastreta e monorotaia Denham.   
Cosi vicino e pure già così lontano da noi come quello della lizzatura del marmo sugli incredibili percorsi che dalle cavi massesi scendevano a valle. Una realtà millenaria, quella del durissimo lavoro dei lizzatori.
Per conoscere le "vie di Lizza" si raccomanda la lettura del volume " Le strade dimenticate  di F. Bradley e E. Medda - Poliedizioni
Giunti a Renara partiamo per la nostra escursione dirigendoci verso il canale e dove si biforca prendiamo a sinistra attraversando il canale, risaliamo una ripida salita dove alla sommità vi è un omino di segnalazione e anche l'indicazione " MONOROTAIA" ( ATTENZIONE NON PROSEGUIRE PER IL SENTIERO N° 162 L'UNICO SEGNALATO PERCHÉ PORTA AL PASSO DEL VESTITO).
Raggiungiamo la lizza che qui è una comoda strada cementificata.
Siamo ora nel Canale di Pianel Soprano che percorriamo sino ad arrivare ad un’altra biforcazione (m. 546): a dritto andremmo nel Canale della Buchetta, mentre alla nostra sinistra si apre l’incredibile Fosso del Chiasso, dove ben visibile è l’ancora più incredibile tracciato della lizza della monorotaia. Svoltiamo quindi a sinistra ed attraversiamo il greto del torrente, imboccando il Fosso del Chiasso.        
Ci sono già stato ma quella slitta in fondo al piano di carico mi lascia ancora stupefatto come l'uomo così piccolo possa fare opere di tanto ingegno! Dall'ultima volta però è quasi del tutto ricoperta dai detriti portati giù dalla furia dell'acqua!
Iniziamo la lunga salita seguendo la monorotaia ormai in pessimo stato di conservazione, splendido esempio di lungimiranza dei nostri amministratori!! Quante opportunità perse per l'ottusità dei politici! Se queste cose le avevano in trentino a quest'ora l'impianto era ancora in funzione e invece che portare blocchi di marmo, magari, portava persone. ma si sà da queste parti esiste solo la riviera e il mare.
Piccolo sfogo......dicevo, percorriamo la ripida salita, questa volta brevemente, sino ad un ponticello che la furia del canale che ci passa sotto a completamente distrutto strappando anche il binario lasciandolo tutto contorto. Questo canale, con il beneficio del dubbio, dovrebbe essere il canale della Piastrella.
Prendiamolo per vero, comunque se qualcuno ne sà di più glie ne sarei grato se mi erudisse in tal proposito. Ci inoltriamo nel greto del canale tra enormi massi e in breve giungiamo ad un compluvio di marmo completamente liscio: " e come si fa a salire su quel liscione?"
Danilo dice che si sale tranquillamente senza problemi ma non siamo convinti. OK proviamoci, si inizia a salire e all'inizio si procede effettivamente senza problemi in aderenza ma ben presto man mano che la pendenza aumenta iniziamo a camminare carponi aggrappandoci anche alle più piccole scaglie.
E' molto faticoso e a tratti anche assai impegnativo comunque giungiamo ad un terrazzino dove possiamo fare una sosta con tranquillità e reidratarci dopo l'abbondante sudata.
Quì dobbiamo affrontare un tratto in arrampicata mettendoci in sicura con la corda, quindi imbrago e attrezzatura varia per assicurarci e poi.......... " Chi sale per primo?"  A occhio ci dovrebbe essere un chiodo, almeno ci sembra, e poi? per fortuna con noi c'era un certo Nilo che se la cava molto bene in arrampicata, corde, nodi e recuperi, il fatto stà che tutti d'accordo lo abbiamo nominato apri via.
Parte, noi al di sotto lo guardiamo con un pò d'attenzione, arriva al chiodo e mette un rinvio, procede sulla sinistra e sotto un ciuffo di paleo trova il secondo chiodo a cui assicura ancora la corda e poi traversando ancora a sinistra giunge infine al terrazzino superiore; bene abbiamo un sospiro di sollievo sapendolo al sicuro.
 Successivamente cerca dove trovare un'altro chiodo e d effettivamente c'era ma con l'anello spaccato, in qualche maniera riesce a fissarci due fettucce a cui fissa un rinvio, ora possiamo salire tutti noi.
Siamo stremati e  adesso è necessario rifocillarci e bere qualcosa: ci portiamo leggermente più in alto stando sotto la parete sinistra, la destra orografica, dove ci sono degli alberi, all'ombra facciamo il nostro spuntino e riprendiamo fiato.
Ora dobbiamo ripartire, la strada è ancora lunga, seguiamo sempre la sponda destra orografica aiutandoci con gli alberi e il paleo, santo paleo!!
Ad un tratto dobbiamo attraversare il canale, come spiegare dove abbiamo attraversato?  Bè lo abbiamo fatto in un punto dove la vegetazione è meno fitta e ci troviamo su bello scivolo di marmo. Anche qui mettiamo una corda di sicurezza per chi non se la sente di attraversare senza, comunque in situazioni di pietra  asciutta non è per niente difficile.
Una volta attraversato è solo bosco molto fitto, roccioni dove bisogna arrampicarci e tanto, tanto paleo.
Ad un tratto voltandoci indietro abbiamo una bellissima vista su due torrioni che ricordano un'antica fortificazione.
Continuiamo la nostra salita e ora la fatica si inizia a sentire, il gruppo si sfalda, ci dividiamo in due senza volerlo e ad un certo punto ci perdiamo di vista e neanche  ci sentiamo più.
In testa siamo in due e non vedendoli più, usciti dal bosco decidiamo di portarci più in alto per veder se con più visibilità riuscissimo a rintracciarli, non ostante tutto non riusciamo ad intravederli.
Invece portando lo sguardo in alto vediamo la casa del guardiano della monorotaia alla località la Focicchia, meno male allora siamo arrivati!! Decidiamo di salire e aspettare gli altri all'edificio ma.......
Le ciambelle non vengono sempre con il buco e salendo arrampicandoci sulle grotte pian piano giungiamo sotto la casa ma davanti a noi si apre un profondissimo canale e sinceramente non vedo proprio come attraversarlo, sulla nostra destra c'è una vetta, sarebbe vicino a noi ma molto molto liscia e se poi, riusciti a salire non potessimo andare avanti come riscendiamo?
Niente torniamo indietro e in questo momento mi sembra di essere come quei cani che quando sono portati liberi a camminare fanno avanti indietro alla ricerca del padrone, sò solo che è una vera faticata.
Riscendiamo e cerchiamo di intercettare i nostri amici che stanno salendo, anche per avvisarli che salire non ci porta a nulla.
Finalmente ci riuniamo e facciamo il punto della situazione, guardando alla sommità del canale che abbiamo risalito notiamo una selletta erbosa e ci diciamo che al di là ci deve essere la lizza della monorotaia e decidiamo finalmente di salire e raggiungere l'agognata lizza che sicuramente in confronto a quello che abbiamo percorso sinora ci sembrerà un'autostrada.
Il problema è che dobbiamo attraversare il canale e prima raggiungerlo; grazie all'onnipresente paleo scendiamo leggermente e raggiungiamo una specie di traccia di sentiero, forse fatta da animali, e poi attraversiamo tenendoci ben saldi ai ciuffi della tenacissima erba, non ci rimane che superare la ripidissima salita che comunque non è molto lunga e davanti a noi come un'apparizione ci si pone il lungo binario della lizza, fianlmente!
Non ci resta che seguirlo, arriviamo prima ai fabbricati dei macchinari e poi giù per la lunga, lunghissima discesa mettendo alla prova le nostre ginocchia.
In circa un'ora e mezza siamo di nuovo a Renara dive abbiamo lasciato le auto.

 


 
 

Foto escursione
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