10/05/2015 Monte Castagnolo da Forno per Pian dei Santi, cava dell'Onice, giro ad anello


Il monte Castagnolo è quasi sconosciuto agli escursionisti e non è nemmeno citato nella Guida delle Alpi Apuane del Cai. È sicuramente una vetta molto modesta, ma da essa e dal vicino Monte della Mandriola si gode di vista stupenda sul Cavallo, sulla Tambura e sulla Cresta del Sella, oltre che sulla costa. Merita la facile escursione che abbina ad esso il Monte della Mandriola e la Casa Castagnolo.
E' una modesta vetta scistosa che raggiunge i 1010,6 metri di quota, è situata ad ovest di Resceto e si trova interamente nel territorio del comune di Massa.
Esso si trova sulla dorsale che scende dalla coda del monte Cavallo subito dopo il monte della Mandriola. La vetta minore di 1003 metri è erbosa e facilmente accessibile, mentre quella principale, poco più alta, richiede di superare un salto di roccia. Visto dalla bonifica di Resceto il monte appare roccioso e su questo versante è stata anche aperta una via di arrampicata. Può essere raggiunto facilmente con il sentiero 161. ( Dal sito Escursioni Apuane )

         

 
Percorso: Forno (212 mt) -  Celia Calda (492mt) -  Cima della Croce (1057 mt) Cima  Mandriola (1106 mt) -  Monte castagnolo (974 mt.)  - Cava di Onice (565 m.) - Pian dei Santi (565 m.)

 

Come Arrivare : Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara, più avanti si trascura una strada che sale a sinistra in direzione Casette.
A 6,5 Km un bivio: a sinistra la strada si dirige a Forno mentre a destra continua per Gronda e Resceto.
Dopo un chilometro raggiungiamo Forno che si sviluppa lungo il torrente e la strada.


 INDICAZIONI STRADALI

 
 

Sentieri: 
 
161 Resceto – Monte Castagnolo – Cave Bore (innesto sent.36) – Celia Caldia – Forno            (Poggio  della Greppia)

 154
Forno – Filanda di Forno – Sorgente del Frigido – Pian di Santi – Cava dell’Onice –            Casania

                         


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 6h
Classificazione: E Allenati

Periodo consigliato:  Tutto l'anno, senza neve o ghiaccio
 

 

Acqua: Al paese di Forno e due sorgenti lungo il percorso

Traccia gps  - Traccia Google hearth

 
Punti appoggio: Nessuno  

 

L'escursione che stiamo per intraprendere si svolgerà  su un percorso poco frequentato, fuori dalle normali classiche mete domenicali. Ma non per questo meno interessante dal punto di vista paesaggistico, naturale e dove troveremo antichi insediamenti umani e si può constatare come la vita, un tempo, fosse contrassegnata da attività come l'agricoltura di sussistenza , a pastorizia e l'estrazione del marmo, praticate in condizioni al quanto difficili di quelle dei tempi attuali.
Oltre a trovare  tracce del passato, il Monte Castagnolo, benché di modesta elevazione, permette di gustare, in prima fila e in posizione centrale, la vista privilegiata del Sagro e delle Apuane massesi fino a spingersi al più lontano monte Altissimo.
Il monte Castagnolo si trova a cavallo fra la valle di Forno e quella di Resceto, quasi al termine di un contrafforte che si stacca dal monte Cavallo dalla quota 1851, sovrasta il passo della Focolaccia, e dalla Foce della Vettolina.
Partiamo abbastanza in orario per portarci al paese di Forno, giungiamo infine a destinazione e passato il paese proseguiamo in direzione Biforco per fermarci nello slargo formato con il bivio per Case di Vergheto.
Siamo ormai tutti pronti e iniziamo l'escursione, ci incamminiamo sulla strada asfaltata per pochi metri in discesa e sulla sinistra scende una strada bianca che attraversa il canal Secco ( segnavia 161 sul guardrail ). Appena imboccato il sentiero (strada sterrata) ci da il benvenuto un grosso branco di capre, sembrano abbastanza perplesse nel vederci.
Risaliamo una valletta, immersi in fitti boschi di noccioli, betulle e carpini su un tracciato ben disegnato ed ancora ben tracciato.
Dopo non molto cammino, costeggiando un canale, si comincia a notare in alto una prima costruzione. Evitiamo di seguire il sentiero sulla sinistra che porterebbe sino alla casa e continuare invece su quello di destra che continua a salire per raggiungere gli sparsi casolari di Celia Calda ( 492 mt.), distribuiti in mezzo a distrutti filari di viti, olivi e piccoli orti ormai abbandonati.
Lasciamo un evidente stradetta a sinistra che porta a perdersi tra i rovi che hanno avviluppato una casupola semidistrutta, e si volta destra risalendo sino all'ultima costruzione nella quale si nota ancora una vasca.
 Da questo punto in poi si lascia lo splendido tracciato precedente e ci si insinua in un viottolo di montagna.  Si percorre in diagonale un tratto esposto ma piuttosto breve, per aggirare un costola e salire poi lungo una cresta che si affaccia su Biforco, da cui si vedono dipartire le due vallate del Canal Fondone ( a sinistra) e del Canal Cerignano (a destra). Il paesaggio è da girone dantesco in quanto deturpato dai tagli di cava e da bianche polverose strade marmifere. Sulla sinistra si pone davanti a noi la sagoma  del Sagro.
Continuiamo a salire assecondando dall'alto il Canal Cerignano, finché si intravede un cava abbandonata; percorriamo una leggera vecchia via di lizza, poi il sentiero si restringe di nuovo e si va a perdere di nuovo nella strada marmifera che da Biforco risale la Val Cerignano.
Percorriamo la marmifera per circa 100 mt. e si approda ad una freschissima fonte che sgorga da blocchi di marmo e da un ravaneto. Siamo in località Cerignano e da qui la vista è allietata dal Contrario e Cavallo. Raggiungiamo poi un grosso masso dove sono indicati i sentieri n° 36 per la Foce della Vettolina e del sentiero 161 per l'ormai prossimo monte Castagnolo. Si risale  naturalmente sul 161vedendo in alto la cresta del monte, curviamo aggirando    ( tenendolo sulla sinistra) le modeste carsiche pareti del Castagnolo e raggiungendo la cresta dove ci dà il benvenuto lo Zucco del Castagnolo  o Rocchetta, un curioso fungo roccioso. lo aggiriamo dobbiamo scendere qualche metro più in basso, lungo una traccia di sentiero inizialmente esposta e in breve raggiungiamo una bella piana erbosa alla cui sinistra troviamo il rudere di Casa Castagnolo (980 mt.), più noto come Cà di Bolan.
Questa zona un tempo era ampiamente coltivata e ancora i terrazzamenti si vedono tra le vegetazione, un'altra attività, però, quì veniva praticata ed era quella dell'estrazione del marmo, infatti poco più in alto notiamo la cava abbandonata della Mandriola.
Viene deciso di tralasciare  la salita alla cima della Croce (1057 mt) e poi la vetta maggiore, la Mandriola alta 1106 metri che domina la Foce della Vettolina e si trova quindi a nord della cresta. Per raggiungere queste due cime, che in pratica sono un proseguo della stessa cresta, avremmo dovuto salire sino alla cresta  rocciosa e spettacolare della Cima della Croce; peccato da lì il panorama sarebbe stato ancora più spettacolare;
cercherò di raccontarla a memoria
La cresta unisce alcuni rilievi che formano un complesso bastione roccioso che  regala scorci veramente suggestivi. Raggiunta la prima cima ad ovest, Cima della Croce per poi  i dirigerci verso una seconda cima, la Mandriola, in direzione nord-est fino a che non ci troviamo di fronte ad una cresta molto esile, quasi respingente.  Il panorama è veramente straordinario: il
Contrario, il Cavallo, di fronte a noi l’enorme mole della Tambura  domina il paesaggio e lo zig-zag della Vandelli che si arrampica faticosamente verso il Passo Tambura ci fa comprendere a quali difficoltà i progettisti dell’epoca siano andati incontro, la Cresta del Sella, verso sud l'Altissimo e verso la costa si scorge il luccichio del mare del golfo della Spezia in parte nascosto dalla sagoma del monte Brugiana, spettacolare è la vista sulla sottostante lizza del Padulello che si arrampica incredibilmente verso il Passo della Focolaccia.
Tutto questo i miei compagni di viaggio se lo sono perso per pigrizia! Peggio per loro.
Come detto, riprendiamo il cammino riprendendo il sentiero ma lo lasciamo quasi subito per salire tra prati sul Castagnolo,
si sale verso sud  facilmente sino alla quota 1003 del M. Castagnolo per cresta erbosa. Per raggiungere  la cima principale, una volta raggiunta la quota 1003, bisogna scendere per qualche metro fino ad un marcato intaglio e superare un breve salto di roccia scistosa: data l’esposizione del passaggio, occorre molta attenzione. Scansando alla meglio i roccioni e gli arbusti della cresta, si raggiunge in breve l'ampia vetta della montagna (1013 m).
Anche da quì si ripete lo spettacolare colpo d'occhio, in parte ci ripaga per quello perso dalla cima  della Croce, non ancora paghi rimaniamo lì ad ammirare ancora una volta il superbo panorama. poi riscendiamo seguendo una traccia che ci riconduce al sentiero n° 161.
 Costeggiamo le pareti del Castagnolo giungendo a dei roccioni poi proseguiamo in discesa in boschi ombrosi in direzione per Resceto, sino a quando troviamo un sentiero sulla destra, non numerato ma ben segnato, con indicazioni per Resceto, appunto, e Pian dei Santi, noi prendiamo per quest'ultima direzione, un sentiero di collegamento con il sentiero 161.
 All'inizio il sentiero scende agevolmente passando per una macchia di pini ma ben presto diventa abbastanza sconnesso, infatti doveva essere un sentiero di cavatori ed è stato fatto con pietre messe a secco che in molti posti sono franate, anche la vegetazione fa la sua, le ginestre in molti posti invadono il percorso rendendo difficile vedere dove mettere i piedi.
Costeggiamo il monte Girello e  sotto di noi vediamo i piccoli borghi di Casania, di Gronda e di  Guadine.
Giungiamo poi, alla cava di Onice
da cui si ricavava un materiale marmoreo che in qualche modo poteva assomigliare all'onice. Alcuni cartelli ed anche degli elmetti consentono una rapida visita esterna alla miniera.
Davanti alla cava, sul sentiero, c'è
l'indicazione dei sentieri 154 per Casania e la direzione per Forno.
Finalmente ci fermiamo e consumiamo il nostro meritato pranzo, che quando c'è Bruno si conclude sempre con il
suo buon caffè.
Dopo un'abbondante sosta e molte amenità riprendiamo il cammino rinfrancati per aver mangiato e bevuto qualcosa.
Dopo circa 10 minuti giungiamo ad un borgo sperso tra queste montagne e ormai abbandonato
dove hanno abitato anche alcuni lavoratori della cava dell'Onice.
Ogni casa conserva al suo fianco grossi cespugli di salvia, spettacolare la fioritura,  e di rosmarino, in basso alcune piante da frutto che probabilmente continuano a donare i loro frutti. Naturalmente non mancano alcune vigne ormai cadenti e qualche olivo. Su una casa è raffigurata con fotografie la storia della famiglia che qui abitava.
Il sentiero segnato scende presso l’ultima casa e la aggira, il tracciato è molto evidente e i segni non mancano.
Superiamo una zona terrazzata e proseguiamo in salita ma ben presto proseguendo nel bosco iniziamo a scendere rapidamente, ogni tanto la vista si apre sui monti
Sagro, il Grondilice, il Passo delle Pecore, il Contrario ed il Cavallo a cui diamo ancora uno sguardo. Giungiamo ad un bivio con sentiero 154 per la Filanda e un altro, a sinistra, per Forno, noi prendiamo per la Filanda, da qui indica 55 minuti ma ce ne vogliono meno, forse trenta, non più di quaranta. Il sentiero è piacevole, nel bosco con fondo non sconnesso, è un piacere camminarci.
Iniziamo a trovare alcuni campi coltivati, anche se siamo ancora distanti dal paese e man mano che scendiamo ne troviamo altri.
Ci troviamo a costeggiare un alto muro di cinta e il sentiero adesso è uno stradello ben tenuto. Giungiamo ad una
scala di cemento  che ci porta al ponte che una volta attraversato ci porta nei pressi della Filanda, davanti alla quale
spicca la guglia del Pizzo del Cotonificio, detto anche Pizzacuto, a forma d'elegante sottile obelisco roccioso.
Non ci resta che tornare a recuperare l'auto  e l'escursione termina con una piacevole scoperta di una parte delle Apuane per noi sconosciuta e di una rara bellezza.
Per terminare questa nostra avventura non ci resta che celebrala con un buonissimo gelato alla nostra gelateria preferita.
Alla prossima.


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Foto escursione
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