8/11/2015 Pania della Croce m.1859 Cresta est

 

Lo splendore dell'amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.

R.W.Emerson



 
Percorso: Piglionico,sent.n°7 fino al rifugio Rossi, Focetta del Puntone, Passo degli Uomini della neve, Cresta est, Pania della Croce, Callare o Colle della Pania, Vallone dell'Inferno, Vetricia, Piglionico
Dislivello:  759 m

 

Come Arrivare : Da Lucca in direzione Garfagnana, Sp. n° 20 per Gallicano, poi Molazzana e da qui indicazioni per Rif. Rossi.
Autostrade per Lucca:
da Genova: A12 Genova-Livorno inn. A11 con uscita Lucca;
da Milano: A1 e A15 per La Spezia poi A12 e A11 uscita Lucca;
da Firenze e da Pisa: A11 con uscita Lucca.

 INDICAZIONI STRADALI

 

   Sentieri: 
           Sentiero del Pastore, non segnalato,
 
 
    Cardoso – loc. Orzale – Collemezzana – Foce di Valli -   Piglionico – Rif. Rossi – Foce del Puntone – P.so degli Uomini della Neve – Foce di Valli  
           Sentiero di cresta (Cresta Est) , non segnalato
 
126  
Foce di Mosceta – Il Caccolaio – Le Gorfigliette – Callare della Pania - Focetta del Puntone – Callare della  Pania

                 

      

                                                                        

Tempo di percorrenza:  6 ore compreso le soste
Classificazione: EEsperti Impegnativo

Periodo consigliato:  Dalla tarda primavera all'autunno. In inverno con presenza di neve e ghiaccio solo per escursionisti esperti con attrezzatura ( ramponi e piccozza )
 

 

Acqua: In estate sorgente nelle vicinanze del rifugio, in inverno con presenza di neve al rifugio, se aperto

Traccia gps  - Traccia Google hearth

 
Punti sosta: Rifugio Enrico Rossi alla Pania   
Telefono gestore 0583-74095 cell. 348-3898003
Telefono rifugio
0583-710386

 

 

 

 

 

 

La Pania della Croce (m. 1859) è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota, mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo montuoso solo in età napoleonica: un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana" in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza, aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè monti degli Apuani. Perfino il Boccaccia nel suo "De Montibus" ricorda la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per Pietrapana la Pania alla Croce; e Ludovico Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525, afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto".

E' molto tempo che non andiamo sulla Pania della Croce seguendo un itinerario diverso dalla via normale ed esattamente dalla cresta est, percorso più impegnativo ma anche molto spettacolare
Abbiamo appuntamento co gli amici: Rossano, Luca e Sabrina, che arrivano da Monsummano e Altopascio, alla località Piglionico, in Garfagnana; noi siamo in tre e così formiamo un bel gruppetto.
Lasciamo le auto in prossimità della cappella in memoria dei partigiani caduti per mano delle truppe tedesche nella vicina località di Colle Panestra il 28 agosto del 1944.
La nostra prima meta è il rifugio Rossi a quota 1609 mt. Per raggiungerlo la via più comoda è quella del sentiero n° 7 ma noi oggi decidiamo di percorrere il sentiero del Pastore, sentiero non sempre visibile e a tratti anche un pò impegnativo.
Torniamo brevemente indietro sino ad  una sbarra sulla destra da dove parte una strada sterrata di servizio, originalmente serviva per collegare delle piccole cave. Saliamo con davanti a noi la bellissima mole del la Pania, oltrepassiamo una prima costruzione e passiamo vicino a quello che rimane di due piccole cave, fortunatamente non sfruttate selvaggiamente. sino a raggiungere la baita intitolata al dottor Roberto Nobili, medico del Sast e medaglia d'oro al Valor Civile scomparso nel 2000 durante un'operazione di salvataggio.
 Lasciamo la strada e ci immettiamo in un sentiero a sinistra segnalato da ometti, facendo attenzione perché non sempre la traccia è ben visibile. Procediamo in salita costeggiando la Pania Secca, direzione sud-ovest, prima su rocce carsiche e ravaneti, qui è utile sapersi orientare, comunque qua e là vi sono "ometti" che indicano la direzione.
Successivamente attraversiamo un canale, il Canale della Luna, proseguiamo su un traverso e superiamo la “Grotta del Pastore”.
Al termine della salita entriamo
nel bosco, sino ad incontrare il sentiero CAI No.7 a quota 1.460 m.
In breve usciamo dal bosco e giungiamo nei prati che sono sovrastati dall'imponente mole della Pania Secca.
Arrivati al Rifugio Rossi alla Pania a quota 1609 mt.
facciamo una breve sosta per riprendere fiato e ammirare il panorama.
Riprendiamo il cammino in falsopiano per circa 400 metri direzione sud-ovest costeggiando la cresta dell'Omo Morto per giungere alla Focetta del Puntone dove incrociamo la Borra di Canala sulla nostra destra, percorriamo ancora un centinaio di metri per giungere al Vallone dell'Inferno, sentiero n° 126, una delle vie di salita alla Pania della Croce.
Noi continuiamo sul sentiero n° 7 in direzione Foce di Valli, la cresta est inizia dal Passo degli uomini della Neve a quota 1690 mt. comunque prima del passo, sulla destra, parte una traccia che porta direttamente sulla cresta accorciando un pò l'itinerario, noi, visto che la prima parte della cresta non offre particolari difficoltà prendiamo questo sentiero ( non segnato) 
Iniziamo a salire l'iniziale ampia cresta senza nessuna difficoltà ma man mano che si sale diventa più affilata e sotto di noi tutti i Prati di Valli, sul litorale vi sono molte nuvole basse e creano una visone unica.
La salita continua ancora sul filo di cresta, dobbiamo affrontare facili passaggi di 1° e qualcuno, forse, di 2° grado, ad un certo punto dobbiamo scendere sulla destra per poi risalire aggirando una piccola frana che c'è stata diversi anni fà.
Ritornati sulla cresta affrontiamo ancora tratti facili dove dobbiamo aiutarci con le mani e poi la cresta diventa più ampia e iniziamo a scorgere la croce di vetta; in pochi minuti siamo sulla vetta che come al solito è affollata ( quota 1859 m.).
Appena giunti in cima, prima di ogni convenevole, dobbiamo adempiere ad un dovere nei confronti di un nostro caro amico che ci ha lasciato dieci anni fà ma ancora stà nei nostri cuori, ci portiamo davanti alla targa posta in suo ricordo e rimaniamo lì in meditazione ricordandoci di quante belle avventure abbiamo passato assieme su queste montagne.
Ci riportiamo sotto la grande croce dove ci sta' bene la foto di gruppo, ammiriamo un pò lo splendido panorama, dalla vetta della Pania si gode di un panorama fra i più belli che sia possibile ammirare: la Pania Secca, il Corchia, la Riviera della Versilia anche se ricoperta da un mare di nuvole, le vette della catena apuana sono di fronte a noi e quello che vediamo non si può descrivere, bisogna venire qui e constatare di persona.
Riprendiamo il cammino seguendo la cresta verso nord ovest sino al Callare della Pania dove intercettiamo il sentiero n° 126 che a sinistra scende verso Mosceta e a destra attraverso il Vallone dell'Inferno torna alla Focetta del Puntone.
Qui è venuta in mente l'idea di andare anche sul vicino Pizzo delle Saette ma non tutti eravamo concordi e allora per non dividere il gruppo abbiamo deciso di scendere e andare ad esplorare l'Altopiano della Vetricia.
Scendiamo il ripido sentiero del Vallone dell'Inferno, non ci sono particolari difficoltà ma l'unica attenzione va fatta al terreno molto smosso; luogo è estremamente panoramico sull’Uomo Morto e la Pania Secca.
Giungiamo alla Buca della Neve, sino a pochi anni fà in questa grande buca si poteva scorgere anche dopo l'estate della neve sul fondo, adesso a causa dei mutamenti climatici non ve ne è traccia. Questa "buca", come altre che ve ne sono nella zona, veniva sfruttata da alcune persone chiamati "Uomini della Neve" che salendo da Cardoso attraverso il Passo degli "Uomini della Neve" giungevano sin quì superando un dislivello di 1300 mt. per prendere appunto la neve che serviva per per portarla ai centri turistici della riviera versiliese in tempi in cui i frigoriferi erano ancora proprietà di pochissimi.
Scendiamo ancora e un breve giungiamo alla Focetta del Puntone e invece di proseguire verso il rifugio Rossi prendiamo il sentiero 139 inoltrandoci nella profonda Borra di Canala incassata tra le pendici orientali del Pizzo delle Saette e l'Altipiano della Vetricia.
Quest'ultima è la meta che vogliamo andare ad esplorare.
Iniziamo a scendere e il passo è difficoltoso in quanto il fondo è composto da detriti che ci obbliga più che a camminare a sciare. Ci portiamo sulla destra e tagliamo verso l'altipiano, non vi sono sentieri e da lontano notiamo che vi sono parecchi " ometti" che indicano un qualche percorso, non sappiamo cosa indicano ma comunque noi ci inoltriamo in questo ambiente lunare.
L'Altipiano della Vetricia, è un ampio pianoro roccioso che si estende sul versante Nord del gruppo delle Panie e rappresenta il fenomeno carsico più evidente presente sul massiccio. L’ambiente è di notevole suggestione, dominato dalla Pania della Croce, dal Pizzo delle Saette e dall’uomo Morto. 
In questo altipiano, come nei vicini pianori carsici di Borra Canala e del versante nord-ovest della Pania Secca, non esistono torrenti, né ruscelli, né sorgenti: tutta l’acqua che cade dal cielo viene inghiottita da miriadi di crepacce, fenditure e abissi. 
Nel sottosuolo si formano torrenti e fiumi sotterranei che nel corso di milioni di anni ampliano le fratture tettoniche formando meandri, cunicoli, gallerie e saloni come quelle che tutti possono ammirare nella “Grotta del Vento”.
In questo paesaggio lunare, arido e sconvolto dall’azione delle acque, dove una rara vegetazione, con bellissimi fiori, sopravvive mettendo le radici chissà dove, si possono osservare profondi solchi a doccia (simili agli elementi di un radiatore), profonde voragini, bizzarri monoliti e singolari vaschette a fondo piatto, le “Kamenitze”, scavate dall’azione corrosiva di un’alga nera.
Nel procedere dentro l’altipiano si incontrano numerose cavità, alcune segnalate, altre no e altre segnalate dagli speleologi con strani segni di vernice.
La Voragine dei Bamburzi (-140 metri), la Buca del Ragno (-120 m.), la Buca Larga (-251 m.), la Specola Bassa (-110 m.). 
Il più famoso è l’Abisso Enrico Revel.
L’Altipiano della Vetricia può distinguersi in più livelli distinti: c’è una Vetricia bassa, posta attorno a quota 1300 m. ed una Vetricia alta intorno a quota 1500 m.
Non vi sono sentieri CAI che l’attraversano, il visitatore può regolarsi con degli “omini di sassi” che fungono da riferimento. E’ raggiungibile dalla Focetta del Puntone, prima dell’attacco alla salita sulla Pania della Croce, seguendo in discesa il sentiero 139 di Borra Canala per allontanarsene verso destra dopo poche decine di metri, oppure deviando in salita dal sentiero 7 che porta al Rifugio Rossi.
Un’escursione sulla Vetricia nella stagione estiva è facile ed interessante e non richiede attrezzature particolari.
E’ obbligo procedere con prudenza e opportuno farsi accompagnare da un esperto. 
Ci portiamo sino all'Abisso Revel , una volta raggiunto ci affacciamo con prudenza al bordo ed è come affacciarsi alla porta dell'inferno! Presenta una apertura di 60 metri di lunghezza per 10 di larghezza ed una profondità di 316 metri se si considera il lembo alto dell’apertura, 299 metri se si considera quello basso. Fino a qualche anno fa era considerata la verticale assoluta più profonda del mondo ed anche se ha perso tale primato, rimane sempre una voragine tra le più impegnative. Soltanto 5 spedizioni ne hanno raggiunto il fondo, costituito da un nevaio perenne; la prima nel 1931 dal gruppo speleologico Fiorentino.
Continuiamo ad esplorare la zona saltando con prudenza stando bene attenti a dove si mettono i piedi perché le rocce sono frastagliate e presentano buche di varia larghezza e profondità: in questo paesaggio arido e sconvolto, ma di notevole suggestione, è come camminare su un ghiacciaio crepacciato ma in versione pietrificato.
Troviamo un bel pianoro esposto ancora al sole e decidiamo di fermarci per il pranzo.
Infine ripartiamo alla ricerca del sentiero n° 7, ci orientiamo a occhio andando verso dove sappiamo esserci il sentiero che scende dal rifugio Rossi. Troviamo anche degli "ometti" e li seguiamo notando che conducano verso delle grotte segnate con sigle dagli speleologi ma poi non ne vediamo più e continuiamo tenendoci sempre nella stessa direzione e seguendo alcune vecchie tracce ma trovandoci anche a camminare su ripidi pendii che sono resi ancora più scivolosi dalle innumerevoli foglie cadute. Finalmente dopo circa mezzora raggiungiamo il sentiero n° 7.
Essere sul sentiero ci rinfranca ma non ci esenta da prestare comunque attenzione, non presenterebbe difficoltà eccessive ma lo spessa coltre di foglie che cadono in questo periodo autunnale rendono il fondo piuttosto infido, sembra di camminare sull'olio!
Comunque giungiamo al Piglionico senza nessuna caduta o altri incidenti e quì termina la nostra bellissima escursione.

Ciao alla prossima

Ricordatevi che la conoscenza e l'umiltà in montagna possono salvarvi la vita!!!!!!
 
 

Foto escursione

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