26/06/2016 Cima d'Uomo, Cresta sud dello Spallone ' Sverzulina '  e monte Sagro
"I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi"


Foto dal sito " Quelli che la montagna "

Il Monte Spallone è un notevole avancorpo meridionale del Monte Sagro e nodo oroidrografico tra i bacini del Lucido, del Carrione e del Frigido; o spartiacque fra questi due.

 

Percorso: Colonnata (532m), Cima d'Uomo (960 m), Foce Luccica ( 1034 m.), Monte Spallone ( 1636 m), Monte Sagro (1749 m), Foce della Faggiola ( 1432 m), Cima d'Uomo, Colonnata

Come Arrivare
Da Carrara si seguono le frequenti indicazioni per Colonnata. Si supera dapprima il bivio per Bergiola, poi il paese di Bedizzano. Muovendosi in un ambiente tipicamente di cava e affrontando qualche tornante, in breve (7km da Carrara) si raggiunge il parcheggio posto subito all'ingresso di Colonnata.
Indicazioni stradali
 
Sentieri: 195: Colonnata – La Bandita – Cima D’Uomo – Sorgente del Carrione – Case del Vergheto
172: Foce Luccica – Vallini del Sagro – Foce della Faggiola – Foce di Pianza


 

Traccia gps  - Traccia Google hearth 
Classificazione: EEA(allenati)

Partecipanti: 7: Stefania, Valentina, Alessandro, Sandro, Marco, Paolo e Lorenzo
 
Tempo di percorrenza:  Effettive 7,30 comprese le soste

Dislivello:
1217 mt.

 

 
Acqua: Solo a Colonnata, fare abbondante scorta
Periodo consigliato: Nel periodo primaverile e tarda estate, si sconsiglia calorosamente di non farlo ne in inverno con ghiaccio e neve e tanto meno con clima torrido coma abbiamo trovato noi
 
Punti sosta: Nessuno, il punto più, relativamente, vicino dal Sagro è il rifugio CAI Carrara a Campo Cecina telefono 0585 841972.

 

Oggi le nostre gambe ci porteranno su un itinerario poco conosciuto ma molto affascinante: la cresta sud dello Spallone; la più interessante via di salita a questa notevole montagna e costituisce uno dei più classici itinerari di cresta delle Apuane, specialmente se si completa l'escursione con la salita anche del Sagro.
Appuntamento a Carrara per unire i due gruppi, noi che arriviamo da Pietrasanta e appunto gli altri amici da Carrara.
Subito ci dirigiamo alla volta di Colonnata distante dal Capoluogo circa 7 km.
Colonnata  è una frazione del comune di Carrara, situata sulle pendici delle Alpi Apuane: è conosciuta in tutto il mondo per il lardo e per le cave di marmo.
E' un piccolo paese  circondato da una suggestiva cornice di cave di marmo in parte ancora attive. E' il centro dell'omonimo bacino marmifero coltivato sin dall'epoca dell'impero romano, come attestano numerosi ritrovamenti archeologici avvenuti in zona.
La sua storia inizia con gli insediamenti romani del I secolo A.C. che impiantarono in zona i primi cantieri per lo sfruttamento del marmo.
Al termine della strada vi è un parcheggio dove lasciamo le auto.
Dal parcheggio risaliamo una scalinata in cemento e giungiamo alla piazza principale di Colonnata, dove è presente una fontana, fare abbondante scorta d'acqua perché da qui in avanti non ne troveremo più.
Da qui partono due sentieri: il 38, per Vergheto a destra, il 195 per Cima d'Uomo a sinistra.
Inizialmente l'idea era di seguire per il 38 ma poi visto che nessuno di noi era stato a Cima d'uomo abbiamo optato, quasi all'unanimità, di seguire il 195.
Allora via ormai è deciso si parte!
Iniziamo il percorso entrando tra delle case ma ben presto il sentiero gira a sinistra e subito inizia a salire sulla cresta della Cima d'Uomo.
Camminiamo al fresco del bosco di pini, che comunque lasciamo ben presto, camminando su placche e zone miste tra "paleo" la tenace erba che caratterizza le sommità apuane, e rocce. Siamo quasi sempre allo scoperto e ogni tanto entriamo in qualche boschetto dove la temperatura viene un pò mitigata, infatti stiamo sudando abbondantemente non sappiamo quanti gradi ci sono ma sicuramente molti.
Comunque saliamo ancora con la voglia di scherzare e ci prendiamo in giro bonariamente.
Siamo ad una ripida salita rocciosa che comunque possiamo superare facilmente, poi, il sentiero prosegue più pianeggiante rimanendo sotto la cresta.
Dopo u tratto pianeggiante giriamo a sinistra e risaliamo sulla cresta proseguendo su terreno abbastanza roccioso, poi tra alberi e infine davanti a noi la vetta di Cima D'Uomo.
È una modesta montagna, completamente nel comune di Carrara, la cui vetta raggiunge quota 960 metri ed è situata su un crinale (detto di Cima d’Uomo) che da Colonnata porta in prossimità di Foce Luccica. Questo crinale rappresenta il contrafforte meridionale del Monte Spallone e si stacca proprio da Foce Luccica in direzione sud-ovest.
Dalla cima abbiamo sulla sinistra le cave dei Campanili, il monte Maggiore e lo Spallone del Sagro con alla base le cave dei Vallini.
Ma ancora dobbiamo affrontare un'ultima salita tra rocce e erba prima di essere sulla vetta.
E adesso si che abbiamo un panorama a 360°  sulle Apuane settentrionali e centrali, dal Grondilice fino all'Altissimo, mentre più in primo piano abbiamo la zona di foce di Navola, il monte Rasori e il picco di Navola e, ancor più vicino a noi, foce di Luccica e la spianata del Vergheto.
Questa bellissima vista però ci è disturbata dallo scempio che viene fatto su queste splendide montagne dall'attività intensiva di estrazione del marmo.
Facciamo una prima piccola sosta e riprendiamo il cammino verso foce Luccica seguendo ancora la cresta.
Continuiamo seguendo ancora il 195 e tenendosi in cresta, lo lasciamo quando questo sentiero gira verso il Vergheto, noi proseguiamo sul filo di cresta sino a raggiungere una vecchia via di lizza ancora ben conservata, si prosegue sino all'incrocio con il sentiero 172, che scenderemo al ritorno, giriamo a destra e in breve raggiungiamo Foce Luccica.

Foce Luccica
È situata a quota 1034 metri, è un intaglio sul crinale che separa la valle di Forno da quella di Colonnata, all’inizio della cresta Sud del Monte Spallone. È presente un’icona marmorea dedicata alla Madonna. Passa per questa foce il sentiero 38 diretto alla Foce di Vinca, e vi si arriva facilmente da Forno, dalle Casette, da Colonnata e dalla Foce della Faggiola. Poco sotto c’è proprio il bivio per quest’ultima località. Il luogo è ameno e molto panoramico sulle Apuane dal Sagro fino al monte Sella con in primo piano il monte Rasóri.
Proprio dalla Foce Luccica parte il nostro vero e proprio itinerario, insomma come si dice: " Ora inizia il bello!"
Rimaniamo un pò lì sotto magari anche un po' intimoriti dalla ripidità e la lunghezza del percorso che ci attendono: " ma chi ci ammazza a noi? "
Iniziamo il cammino su questa cresta tenendo a vista una cava con vicino una vecchia costruzione, un rudere. Seguiamo il filo di cresta che inizialmente è ampio con rocce e paleo.
Saliamo senza seguire un tracciato obbligatorio sino ad un primo colle dove la cresta diventa più marcata; seguiamo ancora la cresta sino a trovarci vicino al rudere della cava il cui taglio delimita la cresta.
Con grande attenzione percorriamo l’esile cresta, delimitata a sinistra dal taglio e a destra da ripidi pendii. Continuiamo a salire in direzione del soprastate ramo della cresta sud, scalando ripide e friabili roccette che richiedono attenzione (qualche passo di I° e II°).
Raggiungiamo la cresta che scendendo costituisce la Cima d'Uomo e si congiunge a
quella che stiamo percorrendo noi e da qui il percorso si fa più interessante.
Ci arrampichiamo come capre e come capre puzziamo di sudore e il sole adesso picchia forte, del resto questa cresta è rivolta completamente a sud e quindi il sole ce lo beccheremo tutto il giorno, le allegre chiacchierate che si sono sentite sino a pochi minuti fa si sono fatte più sporadiche, solo Valentina non si zittisce mai!
Procediamo lungo l’esposta cresta seguendone rigorosamente il filo. Dopo una prima quota, è necessario aggirare alcuni spuntoni tenendosi prima a destra e poi a sinistra. La cresta diviene in seguito più ripida.

Dopo aver superato un passaggio di II° grado continuiamo lungo la cresta affrontando un breve tratto in discesa e giungendo alla base di un erto spigolo a placche. Lo scaliamo (II°, roccia buona) e proseguiamo superando placchette e muretti, guadagnando così la sommità dell’ultima quota che precede la vetta dello Spallone. Con attenzione scendiamo per l’esposta cresta fino alla sella erbosa. Continuiamo lungo la ripida dorsale di paleo approdando dopo una faticosa salita, sulla cima del Monte Spallone 1639 m. da dove abbiamo un panorama vasto ed inatteso verso il Pizzo d’Uccello e la lunga Cresta del Garnerone. Da notare inoltre l’inaccessibile cresta est del Sagro caratterizzata da placche di marmo affiorante di colore chiaro.
Ancora non abbiamo terminato ci attende ancora un dislivello di 110 mt sino alla vetta del Sagro, quindi la nostra avventura continua su un esposto crinale.
Camminiamo su cresta abbastanza esposta ma non difficile e seguiamo i vari risalti del crinale.
Voltandoci indietro diamo uno sguardo allo Spallone che ci appare come un'isolata piramide, abbandoniamo il filo di cresta e ci dirigiamo verso una sella erbosa, che si affaccia sul  vertiginoso baratro del versante est, veramente impressionante la verticalità. Seguiamo una traccia che taglia il pendio erboso mantenendosi sotto il crinale, qui l'unica difficoltà e ritrovare la traccia che scompare inghiottita dal paleo.
Ci portiamo verso ovest e da qui, con ormai la vetta a vista ci dirigiamo verso di esse e finalmente siamo giunti sotto la grande croce che ci attende a braccia spalancate come volerci abbracciare tutti quanti.
Finalmente ci si può riposare e mangiare con davanti a noi panorami da mozza fiato solo chi sia salito su questa vetta ne può dare testimonianza perché nessuna immagine televisiva o fotografica lo può descrivere. Nei giorni più limpidi la vista in direzione del mare abbraccia l’Isola d’Elba, le isole di Gorgona e di Capraia, le cime più alte della lontana Corsica, oggi noi non siamo stati così fortunati ma comunque possiamo ammirare il Golfo di La Spezia, la riviera ligure di Levante e, ovviamente, alla riviera versiliese ed apuana. Sono inoltre ben visibili le circostanti cime delle Alpi Apuane: a nord la cresta della Natta Piana che termina con l'inconfondibile  Pizzo d’Uccello e il Grondilice, con il Pisanino che sbuca dietro quest’ultimo; a est il Contrario, il Cavallo, la Tambura e le altre cime delle Apuane fino alla Pania e all’Uomo Morto; a ovest tutta la Lunigiana.
Ci gustiamo il nostro pranzo con davanti queste meraviglie, ma ecco che da uno zaino esce fuori una lattina di birra bella fresca e poi un'altra più grande, con estremo stupore tutti si avvicinano per pregustare la fresca e corroborante bevanda. Naturalmente l'intrepido che si è portato dietro, nello zaino, la borsa frigo con tanto di bottiglia d'acqua ghiacciata, due lattine di birra, frutta e panino si è fatto un po' pregare perché offrisse un pò dello spumeggiante nettare ma poi magnanimamente le ha condivise con tutti, che uomo!!
Il tempo passa e pensando a quanta strada ancora ci manca per tornare indietro ci decidiamo a ripartire, ma non prima di esserci immortalati in una foto di gruppo.
Ci dirigiamo verso la Foce della Faggiola per sentiero della via normale al Sagro. Scendiamo lungo la cresta sud-ovest  Dopo una prima ripida discesa lungo friabili lastre rocciose, la cresta diviene in seguito più ampia e meno marcata. Senza percorso obbligato scendiamo per la dorsale intercettando, ormai in prossimità della Foce della Faggiola a quota 1464 mt. i sentieri 172 e 173, mentre quest'ultimo si dirige verso Foce di Pianza noi prendiamo il primo, verso sinistra, che prosegue verso la Foce Luccica.
La Foce della Faggiola è un valico erboso, a quota 1464 metri, ai piedi del Monte Spallone tra il canale del Sagro e quello di Colonnata. È attraversato dal sentiero 172 che unisce Foce di Pianza con Foce Luccica passando dalla cava dei Vallini. Inoltre qua parte il sentiero segnato blu per l’ascesa normale al Monte Sagro e tracce di sentiero portano al Monte Spallone e da esso ancora al Sagro per il crinale. Il luogo è molto panoramico sulla zona del Monte Maggiore, sul Vergheto e sulle Alpi Apuane centrali.
Iniziamo la discesa su uno strettissimo sentiero che taglia il pendio con l'onnipresente paleo che ci nasconde le insidie del terreno, adesso siamo diretti verso la cresta sud  dello Spallone e sempre seguendo i segni, rifatti di recente e ben visibili, giriamo a destra lungo una ripida discesa, discesa da spacca ginocchia, aimè!
Giungiamo ad un canale, in alto purché caldo il vento, non forte , ci rinfrescava e stavamo bene ma più si scende e più la temperatura si alza, fa veramente caldo.
Seguiamo il sentiero che girando a sinistra attraversa il canale e poi su una dorsale ci dirigiamo verso una cava dismessa, poi il sentiero ci porta sul filo di cava troviamo una recinzione per evitare di cadere di sotto, la seguiamo fino a scendere su ravaneto molto instabile ma la termine troviamo una scala fatta tutta di marmo con corrimano, gli scalini un po' alti ma insomma...
Al termine della scalinata siamo su una strada marmifera e qui fa molto ma molto caldo, sudiamo copiosamente, beviamo copiosamente ma non riusciamo comunque a reidratarci, iniziano qualche attacco di crampi!!
La strada all'inizio è in ripida discesa per poi risalire altrettanto ripidamente ma poi sulla sinistra ritroviamo il sentiero assistito con un cavetto d'acciaio, siamo su sentiero abbastanza esposto e arriviamo ancora ad una cava, questa volta attiva,  un'altra cava e poi ancora un'altra e non possiamo far a meno di notare lo scempio che viene fatto di  queste stupende montagne, guardando verso il litorale vediamo il grande bacino marmifero di Colonnata e Vara dove ormai sono scomparse intere montagne e solo l'ipocrisia dell'uomo lascia eretto quello che rimane della vetta tanto per dire che la cima c'è ancora, quando impareremo ad usare con più raziocinio le risorse della terra senza sfruttarle sino all'osso? E che cosa lasceremo ai nostri figli?
Scusate lo sfogo ma quelle ferite sulle montagne è come sentirmele addosso.
Siamo nella zona denominata dei Vallini, tagliamo il versante meridionale dello Spallone sino a intercettare il sentiero 38  che ci porterebbe a Foce Luccica, ma neanche questa volta ci dirigiamo verso la Foce e poi il  Vergheto, decidiamo, ancora quasi all'unanimità  di ripercorrere la via fatta al mattino.
Quindi scendiamo verso la lizza e poi attraverso, di nuovo, Cima D'Uomo raggiungiamo Colonnata.
Arrivati al paese prendiamo letteralmente d'assedio le varie fontanelle che incontriamo ma non ci basta e allora andiamo al più vicino bar dove ci ristoriamo con una freschissima e buonissima birra.
E' stata una giornata meravigliosa, tanta fatica ma anche tanta commozione per le bellezze che ci si paravano davanti, tanta felicità per aver passato ore in compagnia di ottimi amici!
Ciao e alla prossima!

Proseguo con un pensiero che ha scritto un mio grande amico qualche anno fa proprio in una salita al Sagro. Questo scritto mi aveva molto colpito e quindi vorrei condividerlo con tutti.

La Montagna. Per chi è appassionato è il sentirsi vivi è il ritrovare se stesso, la montagna è il disegno di un grande pittore, la montagna è la parola di un soave poeta.
E' qualcosa di magico che è già dentro di te e che ritrovi soltanto quando arrivi in quei luoghi perenni che da sempre ti aspettano .
La montagna è la storia del mondo se l'ascolti ti sa raccontare storie di vita vissuta di uomini e donne che hanno tracciato in essa, come rughe che ti segnano il volto con lo scorrere degli anni, i loro destini di guerre, di lavoro, di morte. Ma anche di vita e d'amore per chi era disposto a varcarle per portare i beni necessari da una valle all'altra o per trovare la sua bella.
La montagna che spesso ancor oggi, forse più di un tempo, viene tradita ed offesa da mani che cercano in essa il profitto ne scavano i fianchi strappandole tutto quello che lei generosa può offrire.
E poi ci siamo noi, quelli che per le erte strade antiche salgono lungo i pendii rispettandola come si rispetta una madre. Ci siamo noi gli escursionisti che spesso nel silenzio o nel rumore del vento o del fiato affannoso ci inerpichiamo accompagnati da una farfalla un insetto o un animale che curioso ci osserva. Nel colore e nei profumi dell'erba e dei fiori.
Ci fermiamo ogni tanto ammirati da panorami stupendi oppure anche inorriditi da quello che può un nostro simile rovinare. Sinceramente spesso umanamente cerchiamo una giustificazione si pensa allora che la montagna è anche pane e proviamo a convincerci che tutto questo sia giusto. Ogni tanto ce la facciamo molte altre no. Sarebbe forse meglio cercare di salvaguardare l'ambiente pensando all'interesse di tutti invece che al guadagno di pochi ricordandoci che tutto ciò che abbiamo trovato su questa terra l'abbiamo avuto in prestito e quando ce ne andremo dovremmo restituirlo perché altri possano gioire e godere delle meraviglie della natura.
Ed allora continuiamo a salire. Fino a raggiungere la vetta, spesso sormontata da una Croce o dalla statua della Madonna che in molti casi viene vandalicamente mutilata dall'idiota di turno ed allora vien proprio da pensare che l'essere umano sia il peggiore degli animali.
Ed è sulla vetta, bellissima terrazza naturale aperta sull'infinito, che ti senti piccolo di fronte a tanto splendore sei conquistato da tanta armoniosità e grandezza che ti si presenta davanti. Quale mano maestosa può aver costruito tutto questo e quale bontà ha fatto in modo che io potessi goderne.

Marco Meccheri

Foto escursione
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Veduta dalla Cima D'Uomo