02/12/2018 Pasquilio, Folgorito, pendici del Carchio, Passo della Cardella, Monte Focoraccia, Pasquilio.

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il Folgorito è una vetta modesta che non raggiunge nemmeno i 1000 metri, ma è dignitosa per il panorama sulla costa e sul vicino monte Altissimo. La zona è carica di storia essendosi trovata lungo la linea gotica, resti della quale sono ancora visibili in vetta e lungo il sentiero che porta al monte. La salita è facile e piacevole allietata da fioriture molto belle durante la buona stagione. ( Dal sito Escursioni Apuane)

 

Itinerario:  Pasquilio ( Passo del Campaccio) 827 mt., Monte Folgorito 911mt., Pendici del Carchio, Passo della Cardella 1018mt, Monte Focoraccia 1140 mt, sentiero n°33 Pasquillio

Dislivello totale: 650 m
Quota massima Monte Focoraccia q.1149
Lunghezza: 10,1 km
Difficoltà: E-EE
Come Arrivare: 
Dalla strada statale Aurelia, alla rotonda per Montignoso, si gira verso monti.
Si segue la strada che tocca le varie frazioni di questo comune: Capanne, Prato, Piazza e a 2,5 km evitare l’indicazione per Vietina e svoltare a sinistra.
Si attraversano altre frazioni come S. Eustachio (5,1 km), Cerreto e si prosegue.
A 10,2 km si prende a destra verso il Pasquilio (indicazioni), dove si arriva a circa 13 km.
La parte finale della strada è molto stretta e in cattivo stato per cui deve essere percorsa con attenzione.
In alternativa, da Massa proseguire per Altagnana e prima del paese, a destra, c’è una ben evidente indicazione per il Pasquilio (11,2 km) che recupera la parte finale dell’itinerario precedente.


INDICAZIONI STRADALI

 
Sentieri: Segnaletica: CAI Bianco rossa - 

N° 140 Seravezza – Cerreta San Nicola – Pasquilio

N° 33  Pasquilio – Granaiola- Passo del Pitone – Passo della Greppia.

Tracce di sentiero dal Passo della Cardella al monte Focoraccia

Classificazione: E

 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 5h
 
Acqua: Lungo il sentiero n° 33
 
Punti sosta:  Nessuno, il rifugio Alleluia non l'ho mai visto aperto
 
Traccia gps           Traccia Google Earth

 Periodo consigliato:  Tutto l'anno, in questa zona le nevicate sono scarse

           

Sembra che il meteo ce l'abbia con noi, bello tutta la settimana, poi arriva la domenica e immancabilmente se non piove siamo lì!
Ma non ci perdiamo d'animo e la tentiamo ugualmente, andremo in uno dei luoghi simbolo della resistenza e dove vi sono state combattute battaglie cruenti nell'ultimo evento bellico del nostro paese, in particolare questa era la zona della linea gotica.
Siamo un bel gruppo, chi viene dalla Versilia, chi da Montecatini, Altopascio e Livorno, un bel gruppo eterogeneo, siamo in quindici, bel numero per un'escursione così.
jParcheggiamo le auto in un largo piazzale, dove già si evidenzia quanto
successo durante la guerra con una stele in onore ai partigiani.
Sulla destra parte una strada forestale che corrisponde al sentiero n° 140, qui, tutti indicano questa località come il Pasquilio ma in effetti si tratta della Foce del Campaccio.
Ci incamminiamo sulla strada sterrata, sulla nostra sinistra parte una deviazione senza indicazioni che porterebbe alle cave del Carchio, noi proseguiamo ancora dritto su questa comoda strada dove incrociamo numerosi bikers. Usciamo dal bosco, prevalentemente a conifere, e ci troviamo proprio sotto le cave del Carchio, ce lo confermano i grandi ravaneti che sono a monte e a valle della strada.
Proseguiamo ancora sino ad incontrare sulla sinistra un altro sentiero segnato con indicazione " Monte Folgorito - Linea Gotica", lo prendiamo e percorrendolo arriviamo sul crinale sud est del Carchio. Proseguiamo e davanti a noi iniziamo a scorgere la vetta con la sua croce, lungo il sentiero notiamo i resti delle fortificazioni e trincee della line difensiva tedesca della Linea Gotica, tempo fa alcuni volontari avevano restaurato queste postazioni e c'erano alcuni pannelli indicativi, adesso non sono più visibili, sarebbe bene che questi luoghi venissero preservati a testimonianza della scelleratezza delle guerre.
Di questi tempi la vegetazione è a riposo e quindi non molto folta, in tarda primavera estate potrebbe essere problematico visto la presenza di Ginestroni piene di grosse spine, folte felci e eriche.
Giungiamo, comunque, sotto la vetta in uno slargo dove vi è ancora un altro cippo marmoreo a ricordo degli eventi bellici. Prendiamo sulla sinistra seguendo i segni azzurri, un pò sbiaditi, in breve siamo sulla vetta a quota 914 mt. sotto l'alta croce eretta dagli abitanti di Montignoso nel 1986, una lunga fossa costeggia il versante marino si tratta della trincea dove soldati tedeschi attesero nemici agguerriti decisi a sgombrarli, lo fecero, ma a caro prezzo infatti non fu per niente facile sfondare la linea in questo punto.
Oggi godiamo poco del panorama che in giornate più favorevoli potremmo avere, la vista si allungherebbe dal golfo della Spezia a tutto il litorale della Versilia fino a Livorno, in giornate particolarmente limpide anche le isole dell'arcipelago e addirittura la Corsica.......oggi proprio no!
 Un pò meglio verso l'interno il panorama è sull’Altissimo, il Pizzo di Falcovaia, quello cge ne rimane, e le cave delle Cervaiole  guardando verso il basso notiamo il paese di Azzano, oltre il monte Freddone e le Apuane meridionali.
Dopo una breve sosta ridiscendiamo percorrendo la via di salita tornando al cippo marmoreo all'intersezione del sentiero 140, chi erac davanti al gruppo, chi sa perché, ha deciso di percorrere la strada sterrata per portarci in direzione Carchio, a mio parere sarebbe stato più interessante percorrere il sentiero in cresta, non segnato, ma ben evidente. Il tracciato ci permetterebbe di vedere come i vecchi cavatori avevano attrezzato questi sentieri per raggiungere la cava, vi è una salita ripida scalinata, una via di lizza e una scalinata che sale serpeggiando. Va bè! si vede che chi a deciso non aveva voglia di fare tutta quella salita! risiamo sulla strada sterrata, sentiero n° 140, a ritroso di quella appena fatta, troviamo un'altra lapide a memoria di partigiani uccisi, a testimonianza di quanto furono cruenti i combattimenti, la targa cita: ORLINDO TONACCI - CARLO PAOLINI " ci costrinsero a scavare la fossa prima di essere fucilati la scavammo e la riempimmo dei nostri corpi e di libertà" a.n.p.i. montignoso.
Proseguiamo sul 140 guardati un po' male da cacciatori di cinghiale appostati proprio sulla via, devo dire che non sono del tutto tranquillizzanti, proseguiamo e torniamo verso il parcheggio ma poco prima parte una traccia di sentiero senza segni o indicazioni, questo sentiero che prosegue tra pini, porta sulla strada delle ex cave del Carchio in prossimità del rifugio Alleluia, rifugio che non ho mai visto aperto e non saprei neanche di chi è proprietà, comunque non sembra abbandonato.
Passando dietro il rifugio  prendiamo la strada marmifera e ci dirigiamo verso la vetta del Carchio, vetta che evitiamo di raggiungere in quanto il luogo è interamente devastato dell'escavazione selvaggia che vi è stata negli anni passati, il tutto reso ancora più brutto da un grosso ripetitore. Passiamo sotto la cima e continuiamo seguendo, quindi sulla sinistra, tralasciando sulla nostra destra una cavetta; in breve giungiamo al Passo della Cardella dove, anche qui, l'immancabile grande lapide a ricordo della lotta partigiana per riuscire a sfondare la linea fortificata; linea che divideva in due l'Italia, l'Italia liberata verso sud e quella a nord controllata ancora dall'esercito nazi fascista.
In prossimità di quel che resta di un fabbricato vicino ad una cava dalla sinistra parte una traccia  tra il paleo, all'inizio abbastanza visibile ma ben presto scompare all'improvviso e allora dobbiamo proseguire orientandoci tenendo conto che per raggiungere la nostra meta dobbiamo raggiungere la cresta nord est oltrepassando alcune cime secondarie che raggiungiamo attraverso una traccia che troviamo a mezza costa per poi proseguire, appunto, verso il crinale.
Diamo uno sguardo anche al panorama anche se fà un pò a nascondino con le nebbie, allungando lo sguardo sul crinale abbiamo l'ardita cresta degli Uncini, sullo scenografico monte Altissimo. Volgendo lo sguardo verso il basso nel versante massese spicca il paese di Antona con il suo omonimo monte, da qui si snoda come un lungo serpente la strada che porta al passo del Vestito. Se fosse stata una giornata limpida avremmo potuto ammirare la parte settentrionale delle Apuane con i moti Sagro e Tambura, oggi non è limpida per niente!!
Scendiamo da una cima e arriviamo ad insellatura dove troviamo un cippo di confine tra il Gran Ducato di Toscana e quello di Modena, devo dire che di cippi così ne ho visti molti sul crinale dell'Appennino ma mai sulle Apuane e per quello che ne sò è l'unico che si trova su queste montagne.
La sella risale dall'altra parte verso un'altra cima e poi ancora un'altra sino a raggiungere quella che ci eravamo prefissati la cima della Focoraccia a quota 1140. Ci fermiamo poco anche perché ha iniziato a venir giù una fastidiosa pioggerella, seguiamo il crinale, ora roccioso, sino a giunger al Passo Della Focoraccia e da qui riprendiamo il più agibile sentiero n°33. Ora il sentiero prosegue in piano tra il paleo, la tenace erba apuana, poco distante sulla sinistra è segnala una sorgente, unico punto dove fare scorta d'acqua per questa escursione. Andiamo avanti il sentiero prosegue tranquillo e sui suoi lati vi sono ruderi e testimonianze di alpeggi e vecchie assaggi di cava, scrutando dall'alto si vedono numerose tracce alcune contornate da vecchi muretti, questa era e devo dire rimane zona di alpeggio oltre che di zona estrattiva del marmo, quest'ultima fortunatamente è stata fermata. Giungiamo a quello che sembra una vecchia cava a forma di anfiteatro, visto che ci ripara dal vento ci fermiamo per pranzare. Non ci fermiamo molto in quanto la pioggerella e l'aria fresca ci disturbano un pò e riprendiamo il cammino sempre in  piano sino a quando il sentiero gira repentinamente a sinistra e in salita riguadagna la strada marmifera delle cave del Carchio che seguiamo sino ad un'area pic nic non lontano del rifugio Alleluia, ancora troviamo un cippo in ricordo di partigiani deceduti in questo luogo. Lasciamo la marmifera e spostandoci sulla destra prendiamo il sentiero con colorazione bianco rossa del CAI che ora scende tra pini, troviamo delle deviazioni ma noi continuiamo sempre su quello segnato , dritto in discesa e sempre seguendo questi segni arriviamo al parcheggio da dove eravamo partiti al mattino.
Questa escursione non è una classica apuana ma conserva comunque un suo fascino una di quelle escursioni che vengono fatte in questo periodo di giornate corte e dal meteo incerto che comunque non ha rovinato una splendida giornata trascorsa in serenità a contatto con la natura. E anche se ho percorso numerose volte queste splendide montagne continuo a provare stupore, meraviglia, felicità anche grazie agli amici di avventura che con me hanno avuto le stesse sensazioni.
Alla Prossima
 

Foto escursione


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