17/06/2018 Cenge dei Partigiani con CAI Pietrasanta
"Solo coloro che tentano l'assurdo raggiungeranno l'impossibile"
M.Escher

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Itinerario: Fociomboli - Mosceta - Foce di Mosceta -  Pizzo delle Saette - Croce di Petronio - Mura del Turco - Attraversamento canli del Serpente e Centrale - Mosceta

Come Arrivare:
Da Seravezza si segue la strada di fondovalle del Serra e in località Ruosina si svolta a sinistra per salire lungo la rotabile del Cipollaio. La strada di inerpica lungo le pendici meridionali del Corchia fino a raggiungere il paese di Levigliani (m. 582), la strada sale lasciando a sinistra il bivio per Terrinca (m. 517), poco dopo il bivio, si svolta a destra per una larga strada asfaltata che risale le pendici del Corchia (m. 1677)  fino a giungere al del Passo Croce. Si prosegue tenendo la sinistra,  che ben presto diventa sterrata. 


 INDICAZIONI STRADALI
 

 

 

Sentieri 129  Ponte dei Merletti (800 m) [sentiero 10] – Campanìce (1050 m) – innesto sentiero 11 - Passo Fociomboli (1260 m) - Retro Corchia - Rifugio del Freo (1180 m) [innesto sentiero 128] - Foce di Mosceta (1170 m)

 126    Foce di Mosceta (1178 m) – le Gorfigliette (1412 m) – Callare della Pania (1743 m) – Colle della Pania (1823 m) – Vallone dell'Inferno –Focetta del Puntone (1608 m) 

Dal Callare della Pania si prende per cresta ( Non sagnata) sino al Pizzo delle Saette
Poi l'escursione  prosegue su tracce molto deboli o assenti

                          


 

Classificazione: EE(Allenati) con passaggi di I+° II°+ e breve tratto di III°
Percorso difficile con percorso non segnato, occorre senso d'orientamento e sicurezza su terreni impervi, si deve inoltre superare un breve passaggio di III° grado
Tempo di percorrenza:  Complessivamente 8  h cammino compreso soste
 
Acqua: Rifugio Del Freo a Mosceta e sorgente alla foce di Mosceta
 
Punti sosta: Rifugio Del Freo a Mosceta e Rifugio Rossi alla Pania
 
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Periodo consigliato: Da Primavera all'autunno, assolutamente sconsigliata in inverno
 con presenza di neve e ghiaccio.

 

        

Oggi andiamo con gli amici del CAI di Pietrasanta puntualmente  alle 07,30 partiamo alla volta di Fociomboli da dove partirà la nostra escursione.
Giunti a Passo Croce termina la strada asfaltata e ci troviamo davanti ad un bivio, a destra una strada camionabile per le cave chiusa da una sbarra e a sinistra un'altra sterrata ex strada di cava che ci porta a Fociomboli. La percorriamo in macchina ma non è consigliato a macchine dal fondo basso dato il pessimo stato della strada stessa.
Eccoci a destinazione, lasciamo le auto in prossimità della marginetta Cocci; Fociomboli è posto fra il Freddone e il Corchia: dal valico si può andare sul Freddone, sul Corchia, a Foce di Mosceta, alla torbiera di Fociomboli, ai bei prati terrazzati del Puntato e al paese abbandonato di Col di Favilla.
 Una volta formato il gruppo partiamo alla volta della nostra prima meta: il rifugio del Freo del CAI di Viareggio in località Mosceta.
Percorriamo ancora per alcuni minuti la strada sterrata e poi sulla sinistra si trovano le indicazioni del sentiero 129.
Il sentiero entra subito nella fitta faggeta, è un sentiero comodo in quanto prosegue quasi sempre in falso piano ma purtroppo non ci permettere di vedere il panorama tranne alcune rare volte che si apre sul Sumbra.
Giungiamo in cima alla cresta che scavalcandola porta il sentiero in ripida discesa, un po' insidiosa in caso di terreno bagnato.
Poi torna a seguire un tracciato i leggeri saliscendi sino ad uscire del bosco e prendere in discesa tra larici e a seconda del periodo anche tra molti lamponi, la vista si apre sulla Pania e il Pizzo delle Saette, il sentiero  ci porta sui bei prati di Mosceta dove appunto sorge il rifugio Del Freo.
Ricompattiamo il gruppo e poi partiamo alla volta del callare della Pania.
Imbocchiamo il sentiero n° 126 andando verso la Foce di Mosceta. Importante snodo di sentieri.
Iniziamo a salire, giungiamo ad un boschetto, un punto all'ombra, lo oltrepassiamo e iniziamo a salire per numerosi tornanti, guardandoci intorno vediamo  il Sumbra e il vicino Fiocca, in basso la valle di Mosceta sovrastata dalla mole del Corchia, in lontananza uno spicchio di mare.
Giungiamo ad una piazzola per l'elicottero, località le Gorfigliette o il Caccolaio, ancora una piccola sosta per ricompattare il gruppo.
Riprendiamo il cammino prendendo davanti a noi il ripido sentiero, davanti a noi sulla sinistra, le ripide pareti del Pizzo delle Saette.
Il sentiero diventa più roccioso e meno sfasciumi, si cammina meglio! La vista si apre ancora di più su gran parte delle apuane Meridionale sino al mare, unico spettacolo della natura!!

Prendiamo verso la cima e giungiamo ad un piccolo tratto pianeggiante, proprio breve, con una formazione rocciosa squadrata e da qui il nome del posto " I Tavolini" .
Riprendiamo la salita sino a raggiungere l'antecima, una volta raggiunta siamo al Callare della Pania da dove arriva il sentiero 126 che porta al rifugio Rossi. Da qui parte la  via di cresta per il Pizzo delle Saette a sinistra e a destra il sentiero che porta in vetta alla Pania della Croce.
Affacciandoci sul versante opposto è impressionante la vista sulla profondissima Borra di Canala e l'altipiano della Vetricia, verso est la caratteristica sagoma dell'Omo Morto che sovrasta il caratteristico rifugio Rossi.
Sul Callare un "Omino" di pietre
ci indica il "sentiero" che continua verso il Pizzo delle Saette.
Mettiamo via di nuovo i bastoncini perchè ci aspetta un tratto abbastanza aereo e sarà bene aver le mani libere.as
Il percorso scorre quasi in piano per circa 300 metri sino ad incrociare il sentiero sulla nostra destra che scende nella Borra di Canala, lo tralasciamo per proseguire verso il Pizzo sempre in leggera discesa lungo la cresta,
giungiamo infine in un canalino abbastanza infido vista la presenza di detriti rocciosi e sfasciumi.
In breve stando molto attenti a non far
cadere sassi, giungiamo in vetta anche di questa splendida montagna.   
Il panorama dal Pizzo, vetta ardita e non molto frequentata dagli escursionisti, è stupendo. Ben visibili molte cime della Apuane settentrionali in particolare il Sumbra, il Fiocca, il Sella, il Macina, il Freddone, l’Altissimo ed il Corchia, il lago di Isola Santa e il campanile del paesino abbandonato di Col di Favilla, circondato da castagneti secolari e poi il mare.
L'ora è tarda, giusta per pranzare, quindi decidiamo di fermarci sull'ampia vetta, un pò di foto ma poi vediamo che stiamo bighellonando anche troppo e dobbiamo ripartire, scendiamo per il canalino già percorso in precedenza e dobbiamo fare molta attenzione in quanto è messo male su sfasciumi che rendono la discesa problematica. Giungiamo al bivio con il sentiero n° 139 per la Pianizza e lo imbocchiamo. Da qui il racconto diventa meno preciso in quanto non ci sono ne segni ne punti di riferimento se non la visibile Croce di Petronio, quindi quel che segue è un mero racconto di come credo sia andata.
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cendendo verso la Pianizza ad un certo punto giriamo verso sinistra su grosse rocce verso un evidente insellatura, la "traccia" poco evidente prosegue in piano

seguendo la parete nord est del Pizzo delle Saette fino a raggiungere un'ampia sella erbosa sulla cresta nordest del Pizzo.
Da qui un sentierino nell'erba, abbastanza ben tracciato, traversa per pendii erbosi esposti il versante Nord della montagna, fino a raggiungerne la cresta Nord-Nordovest poco al di sotto di una evidente croce (dedicata a Sergio Petronio qua morto il giorno di Natale del 1951 in un tentativo in solitaria). La croce è facilmente raggiungibile, e si trova in un luogo veramente aereo e affascinante.bb
Non possiamo non fermaci un po'  in questo posto bellissimo ma ben presto ci decidiamo a ripartire. Qui vi sono due possibilità o scendiamo un pò più in basso e prendere la traccia aggirando la cresta della Croce di Petronio o tornare un pò indietro e risalire poi una erta costa erbosa, noi facciamo così.  Fin quì non abbiamo trovato particolari difficoltà alla portata di escursionisti esperti ma da ora in poi il percorso  diventa assai più impegnativo, quasi alpinistico.
Iniziamo subito affrontando la cresta superando uno spigolo esposto e poi ci dirigiamo verso un canalino tra detriti. Al canalino lo risaliamo sino ad una nuova cresta. Dalla cresta diamo uno sguardo se individuiamo il percorso e da lontano la traccia è ben visibile sul versante ovest del Pizzo Saette, le conosciute Mura del Turco
.
Adesso proseguiamo sull'esile cengia molto esposta, a complicare le cose sono i molti sfasciumi che si trovano sul percorso, oltre all'esposizione anche il terreno scivoloso!
Superiamo la Cresta del Serpente e raggiugiamo un'altra crestina da dove ci si pone davanti a noi il grande Canale Centrale.

Ora dobbiamo attraversare il canale, qui c'è chi è passato sulla sinistra scavalcando una costola, io e altri abbiamo preferito scendere nel canale e attraversarlo superando un ravaneto e risalire poi la sponda opposta tenendoci sulla sinistra così facendo si può camminare su ferme roccette e non su sfasciumi instabili.
Una volta oltrepassato il canale ci dirigiamo verso un piccolo boschetto di faggi, il sentiero n° 126 ormai è a vista, è vicino molto vicino.  Scendiamo sui pendii, con faggi e alcune dorsali secondarie poco pronunciate, che precedono i prati della via normale della Pania.
Una volta raggiunto il sentiero lo prendiamo dirigendoci verso il rifugio Del Freo, rifugio che una volta raggiunto è stato punto di sosta per una fresca birra e una fetta di torta.
Dopo un pò di riposo riprendiamo il cammino già fatto al mattino sino a raggiungere le nostre auto.

Bellissima escursione in ambienti sconosciuti, sicuramente  tragitti del genere non li troveremo mai affollati, qui tutt'al più si possono incontrare capre e mufloni.
Escursione che personalmente la consiglierei solo se esperti di terreno apuano con piede fermo e con buon senso d'orientamento, le possibilità di assicurazione sono scarse comunque un pò d'attrezzatura non è male averla, indispensabile il caschetto per l'elevato pericolo di caduta sassi.
Questa relazione non vuol essere una guida ma solo un racconto e quindi non affidabile, potrebbero esserci molte inesattezze, non farei neanche tanto affidamento sulla traccia GPS in quanto essere un metro più in alto o un metro più in basso, o anche meno, può fare la differenza.

Buone camminate, alla prossima
!
Foto escursione
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