15/09/2019 Sul Pisanino dal Canal Sambuco
A voi, spiriti liberi della Natura, affido volentieri i miei pensieri.
Portateli più in alto che potete, voi che avete il dono del volo, mentre io, animale vincolato alla Terra, non posso fare altro che scendere per ritornare nel mio ambiente. Ma con la consapevolezza che ogni cima salita un po' ti cambia e che, quando tornerò a valle, non sarò più lo stesso di quando ero partito.

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Il canale Sambuco si stacca dal Rio omonimo ed arriva direttamente in vetta al Pisanino, con itinerario complesso. Esso è interessante via invernale alla vetta.


 
 

Percorso: Dalla Val Serenaia si risale il fondovalle attraverso il bosco fino alla sua estremità, dove sbocca da sx il Rio Sambuco, percorrere il canale Sambuco fino in vetta, discesa per via normale, canale delle Rose,Foce Altare, Foce di Cardeto, poi sentiero n°178 fino ala Val Serenaia.
Le difficoltà non sono eccessive, ma il terreno accidentato e la roccia friabile richiedono comunque una certa attenzione.


Come Arrivare:
Percorriamo l'autostrada sino ad Aulla, seguendo per Fivizzano e Poi imbocchiamo la strada per Lucca, seguendo le indicazioni per Minucciano.
Appena passata una galleria sulla destra parte una strada che porta alla località Orto di Donna in val Serenaia

                 
 
Sentieri:178 Serenaia – Foce di Cardeto – Acqua Bianca              

Val Serenaia 1050 mt., Canal Sambuco 1620mt., vetta Pisanino 1946 mt., Foce di Cardeto 1680 mt.
900 mt. dislivello

 

 

Classificazione: EE+ buoni conoscitori del terreno apuano
 
Tempo di percorrenza:  h6,00

 

 
Acqua: Vicino campeggio Val Serenaia
 
Punti sosta: Rifugio Val Serenaia

 

 
     Traccia Google Earth -   Traccia GPS                          
Periodo consigliato:  Questo itinerario è una classica invernale con buon innevamento, solo per escursionisti esperti nell'uso di ramponi e piccozza, senza neve il pericolo maggiore sono le continue scariche di sassi, Fattibile tutto l'anno
Attenzione, tratti esposti e fuori sentiero, evitare se non si conosce la zona.
Questo è un itinerario impegnativo, per escursionisti dal piede sicuro e che non temono il vuoto; da evitare con terreno bagnato.
La Leggenda del Pisanino:
Nel corso di una delle tante guerre con le città limitrofe che videro impegnati i pisani, un capitano pisano: uomo onesto e giusto, venne accusato di tradimento e costretto a fuggire insieme al figlio per evitare la morte. Fuggendo trovarono rifugio in Garfagnana, ma i soldati li raggiunsero e uccisero il padre sulle rive del Serchio mentre il figlio riuscì a mettersi in salvo nei boschi del monte Pisanino. Attraversando valli e montagne raggiunse il paese di Gorfigliano dove trovò un pastore molto generoso che lo accolse. Il pastore aveva una figlia che rimase affascinata dalla bellezza e dalla gentilezza del ragazzo, così decise di curare la sua malattia. Il giovane però non rivelò mai il motivo del suo arrivo ne il suo nome, per questo venne chiamato "il Pisanino".
Nonostante le cure però il giovane morì; padre e figlia lo sotterrarono con profondo dolore nel giardino dove ogni giorno la povera ragazza andava a piangerlo. Ogni lacrima divenne una pietra e non molto tempo dopo al posto del giardino si era formata un'alta montagna, la più alta delle Apuane che tutti la chiamarono "il Pisanino". Gli Dèi, per confortare il dolore della ragazza, disegnarono tra le sommità delle due Panie il volto del giovane, di modo che potesse essere ricordato. Ancora oggi si dice che i cristalli che i cavatori trovano nel marmo sono le lacrime della ragazza.
 
Avvertenze
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Questa settimana, seguendo la stagione dei canali, decidiamo di cimentarci all'ascesa della vetta più alta delle Apuane: il Pisanino montagna che sfiora  i duemila metri, esattamente 1946 mt.
Per non fare un'alzataccia optiamo per il pernottamento all'accogliente rifugio Val Serenaia. Per la serata siamo in tre: io ( Alessandro), Emanuele e Fabio.
Io ed Emanuele partiamo dalla Versilia e affrontiamo un viaggio lungo due ore, certo ci vuole tanto per raggiungere questi posti ma d'altronde il Pisanino è qui e se lo vogliamo raggiungere non abbiamo alternativa diversa.
Arriviamo per le 18,00, Fabio non è ancora arrivato, ci comunica che lui è andato a fare un giro sul vicino Pizzo D'Uccello, così tanto per scaldarsi.

Noi dopo esserci sistemati in camera ci sorbiamo una bella birretta all'ombra del Pisanino, intanto arriva anche Fabio ed Emanuele propone un aperitivo tirando fuori dallo zaino una bottiglia di Montalcino. La serata prosegue a cena e altro litro di vino, due giri di alza valvole non te li vuoi fare? Io ora alzo bandiera bianca mentre loro si fanno anche una grappa alle noci, o come si farà domani a camminare dritti???
Per quello che mi riguarda la notte pass tranquillamente con un sonno ristoratore e faccio tutta una tirata sino alle sette e trenta.
Facciamo colazione e veniamo raggiunti da Monia e Alessio, altri due ottimi amici.
Bene siamo pronti, salutiamo il gestore, l'affabile signora Giovanna, zaini in spalla e via, si parte.
Prendiamo brevemente la strada asfaltata e prendiamo per il campeggio, non sono ancora le otto e nella valle regna il più profondo silenzio, la temperatura è fresca ma non troppo. Imbocchiamo il sentiero, sentiero 178 che conduce alla Foce di Cardeto, dove troviamo appena prima del campeggio una fontana dove riempiamo le borracce.
Seguendo sempre su sentiero superiamo quello che era il deposito esplosivi ed entriamo nel bosco di faggi da primo abbastanza in piano ma ben presto inizia a d inerpicarsi in vari tornanti, quando troviamo sula nostra sinistra due enormi blocchi di roccia appoggiati a forare una sorta di capanna e quasi sicuramente usato in passato, ce ne danno conferma i resti di muri di pietra a mo' di parete. A questo punto lasciamo il sentiero e deviamo a sinistra e seguiamo vari "ometti" e a volte una debole traccia. comunque ben presto vediamo il canal Sambuco, non vi entriamo subito continuiamo a salire nel bosco, sulla destra orografica del canale, sin che non potendo proseguire scendiamo nel fondo del canale, non ci sono molti ometti anzi pochissimi, d'altronde qui hanno vita breve! Comunque non è che si possa sbagliare, almeno nei primi tratti, dobbiamo solo tenere a vista il torrione di fianco al Pizzo Maggiore. Il cammino è faticoso siamo sempre su grossi detriti che non stanno ami fermi, ad ogni passo cade qualcosa e urge indossare il caschetto; ogni tanto vi sono delle placche e allora diventa più divertente ma per la maggior parte sono sassi mobili e paleo.
L'ambiente comunque è grandioso, sopra di noi il Torrione Nord e il Pizzo Maggiore ci sovrastarono, più a sinistra il Pizzo d Mezzo, spettacolo unico!
Proseguiamo e ogni tanto studiamo la direzione, è abbastanza scontato ma vi sarebbero due direttrici: una prosegue verso una grossa galleria dove per uscirne c'è un passaggio delicato, oppure aggirarla e passare su un'esposta cengia spiovente su paleo sotto il Torrione. Questa variante è consigliata in discesa. Noi proseguiamo deviando a sinistra superando lo sbocco del canale dove sono ancora presenti detriti ma anche placche. Arriviamo ad un ripidissimo pendio erboso che lo percorriamo sempre verso sinistra sino ad un salto roccioso che dobbiamo risalire aiutandoci con le mani dovrebbe essere II° per qualcuno anche III°, il fatto sta' che lo risaliamo senza troppe difficoltà se non fosse che spesso e volentieri le rocce rimangono in mano, è tutto marcio!
In cima troviamo una sosta con fettuccia alla vista assai vecchia.
Davanti a noi ora si pongono due vie, centralmente il rio Sambuco che sale direttamente in vetta, proseguendo obliquamente a destra si punta direttamente alla Foce Altare a quota 1730mt. Noi prendiamo questa, dobbiamo affrontare una ripida salita su paleo e qui mettiamo in atto la classica progressione in paleo traction. Pian piano e con un bel fiatone raggiungiamo la via normale per il Pisanino segnata da segni azzurri.

Ora il sentiero è ancora in salita ma in confronto è una passeggiata ma comunque senza abbassare la guardia, sempre di montagna si tratta e bisogna salire con umiltà e riverenza per queste magiche montagne, pena il rischio di esserne respinti.
Seguiamo il ripido Canale delle Rose roccioso e detritico. Giungiamo sulla cresta vediamo la vetta non molto distante, la cresta non è difficile ma molto esposta ed è inutile dire che qui l'attenzione deve essere massima, in caso di scivolata si prospetta un bel volo e la possibilità di entrare a far parte per sempre del paesaggio locale, che se finisci giù di qua chi ti trova più? .
Ecco siamo sulla cima più alta delle Apuane; godiamo di uno splendido panorama: Sono ben visibili Elba, Capraia, Gorgona e Corsica; a nord-ovest si intravedono le vette  delle Alpi Marittime, mentre oltre l’Appennino si intravede il grigio della Pianura Padana da cui spuntano le Alpi. Sotto di noi, 1300 metri più in basso, occhieggiano il lago di Gramolazzo ed il paese di Gorfigliano.
Purtroppo, dopo
le classiche foto di rito e un rapido spuntino scappiamo via in quanto siamo aggrediti da migliaia di formiche volanti che aspettavano solo noi che arrivassimo in vetta.
Scendiamo ancora percorrendo la via normale, a ritroso ripercorriamo l'esposta cresta sud della montagna sino ad arrivare allo sbocco del Canale delle Rose, il cui nome deriva da una delicata leggenda.
Il Canale delle Rose è particolarmente rischioso perché in forte discesa e pieno di sassi friabili e smossi. Usiamo la massima attenzione iniziando a scendere compatti per evitare di far cadere sassi su chi è più in basso. Dopo una lunga discesa nel Canale delle Rose giungiamo alla Focetta dell'Altare siamo tentati di rifare il canale in discesa ma desistiamo non ci attira percorrerlo con tutti quei detriti, decidiamo di proseguire attraverso il sentiero normale.
Scendiamo decisamente poi si  segue un lungo traverso molto insidioso.
Continuiamo a scendere molto  ripidamente molto al di sotto della Foce del Cardeto incrociamo un canale che sale direttamente al passo e non vuoi farlo per raggiungere il Cardeto? Ma certo! via saliamo, ce ne pentiamo subito non tanto per la difficoltà piuttosto per molte piante spinose che ci rendono dei fachiri montani.
Comunque raggiungiamo la Foce di Cardeto, facciamo una piccola sosta per uno spuntino e anche per riprendere un attimo di fiato ma poi prendiamo la via per la Val Serenaia, prendiamo il sentiero 178 ben segnato ma non molto agibile nel primo tratto ci obbliga a salti e slalom tra grosse rocce cadute chi sa come e chi sa quando dagli Zucchi di Cardeto, da alcuni blocchi sistemati a guisa di capanna sgorga una sorgente, ci troviamo in un tratto un po' più piano al disotto degli strapiombi rocciosi del Pizzo Altare  e ancora gli enormi massi costellano questa piccola valle ricca di piante di lamponi e mirtilli.
Entriamo, ora, nel bosco di faggi, alcuni di notevole grandezza, il sentiero continua ad essere mal agevole e alcuni tratti sono stati attrezzati con cavo d'acciaio, forse con eccesso di prudenza.
Continuiamo seguendo molte svolte ma comunque il sentiero è ben segnato e giungiamo ad un primo bivio tra il sentiero 178 e l'innesto sul 180, noi proseguiamo sul 178 mentre l'altro porta al rifugio Orto di Donna.
Proseguiamo nella faggeta e uno sguardo tra le foglie lo diamo, sia mai che troviamo un bel porcino! Ora proseguiamo su sentiero più marcato in molti tornanti sino a raggiungere la " Capanna " di roccia da dove abbiamo salito il canal Sambuco.
Percorriamo un tratto in pianura sempre nel bosco, poi ne usciamo e costeggiamo il campeggio e infine siamo sulla strada asfaltata a pochi metri dal rifugio Val Serenaia, da qui la sagoma del Pisanino è impressionante, incute timore e profondo rispetto.
Giungiamo al rifugio sudati e stanchi ma immensamente soddisfatti per aver salito la montagna più maestosa e difficile delle Apuane. Una montagna da salire con la massima attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che possono essere davvero molto seri.
E' andato tutto bene e allora via tutti a festeggiare davanti ad una bella birra fresca.
Dobbiamo lasciare questa splendida valle incastonata tra montagne magiche e prendere la strada verso casa, ma sono ugualmente contento, perché so che rientrerò portando via con me un piccolo frammento di questo mondo, che custodirò per sempre all'interno del mio cuore.

Ciao alla prossima!

 Foto escursione 
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