20/01/2019 Monte Alto di Retignano

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Montalto (più propriamente Monte Alto o Mont'Alto) è una delle montagne che costituiscono il complesso delle Alpi Apuane, nell'entroterra della Versilia, presso cui sorgono i paesi di Retignano e Volegno. La vetta più elevata si trova a circa 913 m s.l.m.
Le sue pendici sono state abitate sin dai tempi antichi. I Liguri Apuani vi allestirono i loro primi insediamenti e sfruttavano l'ampia visuale sulla vallata e il Mar Tirreno per avvistare i nemici in lontananza.
Nel corso dei secoli, gli abitanti dei paesi vicini hanno cominciato a sfruttare la montagna in più modi, dall'apertura di siti estrattivi del pregiato mamo bardiglio fiorito e del rosso rubino, fino alla possibilità di scalare una parete rocciosa sul versante di Volegno.  ( dal sito Wikipedia)


 
 

Percorso: Dalla Strada provinciale prossimità discarica percorso a orientamento nel bosco sino a intercettare sentiero SAV Retignano - Volegno - Cave Henraux e crinale Montalto, vetta Montalto, Croce di Retignano, Retignano

 



Come Arrivare:
Da Seravezza si prosegue sulla strada provinciale per Castelnuovo Garfagnana (strada del Cipollaio), si lascia sulla destra il bivio per Ponte Stazzemese, e si arriva poco dopo alla deviazione per Retignano (9 km da Seravezza): la strada a tornanti arriva presso la chiesa (1,5 km) dove è facile trovare parcheggio.


                   INDICAZIONI STRADALI
 
Sentieri: Nessun sentiero numerato o segnato tranne piccola porzione di sentiero SAV Retignano Volegno

Segni ( sbiaditi )azzuri o bolli rossi che non danno nessuna sicurezza

 

 

Classificazione: EE
 
Tempo di percorrenza:  h6,00

 

 
Acqua: assente lungo il percorso
 
Punti sosta: Nesssuno lungo il percorso

 

 
     Traccia Google Earth -     Traccia GPS                          
Periodo consigliato:  vista la scarsa altitudine del monte e che molto difficilmente si verificano nevicate si può dire che sia praticabile tutto l'anno-
Attenzione, tratti esposti e fuori sentiero, evitare se non si conosce la zona.

Iniziamo l'anno con un'escursione d'avventura, abbiamo preso di mira la montagna che sovrasta il paese di Retignano il Monte Alto che non raggiunge i mille metri, precisamente 912,8 mt. .
Una zona secondaria generalmente trascurata dagli escursionisti che può offrire sorprese ed emozioni che valgono certamente l'escursione.

 Detto localmente anche Montalto. Modesta cima rocciosa alta 911 metri posta alla fine del crinale erboso che si stacca a sud-ovest dei prati di Mosceta. Alle sue pendici si estende la zona carsica di Gordici con grotte e doline. Localmente è chiamato il “Pizzichino” per la sua forma acuta ed isolata. Dal paese di Retignano, tramite il sentiero 123, oppure con un sentiero blu che si diparte dal precedente, si arriva alle pendici del monte, poi è necessario seguire dei segni rossi. ( dal sito Escursioni Apuane).

Da precisare che i segni azzurri sono quasi scomparsi e di segni rossi per la discesa noi non ne abbiamo trovato, il sentiero nella parte alta è quasi scomparso e si deve andare a occhio.

Ma veniamo a noi siamo solo in tre e visto il tipo di escursione non è che sia male, non seguiremo nessun sentiero segnato se non per la discesa e in parte per arrivare alle cave di Retignano ma per il resto sarà un percorso da cinghiali.
Prendiamo la strada provinciale n° 10 per Arni e portiamo un'auto al paese di Retignano, ci eviteremo di fare molta strada asfaltata al ritorno. Con la seconda auto torniamo indietro e parcheggiamo in prossimità di un recinto per la raccolta differenziata dei rifiuti che troviamo sulla destra, sulla sinistra su un muretto c'è un'indicazione: "Lizza di Montalto".
Al di là del muretto non c'è nessuna lizza e ansi ci troviamo un ripidissimo costone che ci scoraggerebbe di inoltrarci di qui se non sapessimo che è la via giusta.
Iniziamo a salire e notiamo che comunque una pur flebile traccia c'è, il terreno bagnato e pieno di foglie marce non ci rende la vita facile! Saliamo per pochi minuti e infine troviamo la agognata lizza. Lizza appena riconoscibile, iniziamo a seguirla ma neanche il tempo di gioire per averla trovata ci scompare, cerchiamo di ritrovarla giriamo un pò intorno ma a noi non sembrava esserci niente che potesse assomigliare ad una lizza. Non ci resta che proseguire in salita nel fitto bosco, sappiamo che più in alto avremmo trovato il sentiero SAV che collega Volegno a Retignano, perfetto per noi. Il sentiero sarà perfetto ma dobbiamo raggiungerlo, iniziamo a salire zig zagando cercando di mantenere la direzione verso le cave che dovremmo raggiungere, il problema è che non sempre è possibile mantenere una direzione costante.
Ci conforta il fatto che mentre procediamo per il pendio notiamo numerose fascine di legna tagliate già da molto tempo ma questo ci indica che non è un posto completamente sconosciuto. Troviamo numerose formazioni rocciose  dalle forme più strane che diventano ancora più suggestive ricoperte di muschi verde rubino, ci sembra di essere in un bosco incantato.
Tra scivoloni e qualche graffio finalmente riusciamo a raggiungere il sentiero SAV e qui ci stà bene un bel sospiro di sollievo. Lo imbocchiamo verso sinistra...... mai distrarsi o rilassarsi: perché? perché nel proseguire giungiamo a dei tavoli per picnic e subito ci viene alla mente che questo posto è più vicino a Retignano che alle cave che ci interessano. quindi ci rigiriamo e rassegnandoci torniamo indietro,  n per fortuna non abbiamo fatto tanta strada e le cave di Montalto le raggiungiamo in circa un quarto d'ora.
Dalle cave abbiamo una bella vista sulla valle del Cardoso e su un tratto di litorale in pieno sole mentre su di noi scende una finissima pioggerella.
Prendiamo per sfasciumi sulla sinistra tenendo a vista delle costruzioni in alto sopra un ravaneto, procedendo ogni tanto appaiono dei bolli rossi e faticosamente raggiungiamo la Cava di Luchera dove ancora sono in piedi alcune costruzioni con i macchinari che venivano usati per l'estrazione del marmo, caratteristica la costruzione all'interno della cava in galleria. Queste cave di proprietà Henraux
che furono in attività dalla fine dell’Ottocento fino al primo dopoguerra quando furono abbandonate. Questo ambiente
di cave, di gallerie e vie di lizza, tutte di grande interesse sono un esempio di archeologia estrattiva ed offre materia di confronto e riflessione sulle tecniche antiche e moderne di estrazione e lavorazione del marmo.
Ci portiamo verso sinistra camminando su tagli di cava e ci dirigiamo verso un'altra costruzione nasconda in parte tra alberi e arbusti, l'aggiriamo sulla destra e guardando bene si scorgono dei bolli rossi e poco più avanti sulla destra notiamo una corda fissa posta lì per poter affrontare la salita alla parete, in realtà serve di più per affrontare la discesa, sicuramente è per questo che è stata posizionata. iniziamo a salire aiutandoci, visto che c'è, anche con la corda. Ci troviamo tra grossi roccioni e e guglie sulla cresta sud est del monte la direzione ce la indicano ancora i bolli rossi, ci viene in mente: "ma questi segni li avranno messi per salire sino alla vetta?" ben presto capiamo che indicano la via per raggiungere varie chiodature per gli alpinisti che si cimentano sulla ripidissima parete est, dove vi sono tre belle vie attrezzate.
Si prosegue tra rocce e spaccature senza grosse difficoltà, dobbiamo solo stare attenti a non cadere in quanto le rocce umide sono  pericolosamente scivolose.
Giungiamo ad un primo risalto di una prima cima per noi dal nome sconosciuto, non riportato su nessuna carta da me consultata, per questo la chiamerò cima 1. Qui iniziano le prime difficoltà, dobbiamo risalire senza tracciato, cercandoci la via tra rocce e sfasciumi. Proseguiamo prendendo al centro per poi spostarci sulla sinistra e scavalcando una costola ci troviamo in un corto canalino dove alla sua sommità c'è una parete abbastanza verticale, ritengo che sia un passaggio di secondo, non moto impegnativo se non per la viscidità delle rocce bagnate e di qualche sasso che alla presa si rivelano non affidabili.
Superato questa parete in breve raggiungiamo la "cima 1" dopo esserci un pò districati tra rocce che a volte ci impediscono di seguire il filo di cresta. Ridiscendiamo la cima dalla parte opposta e ci troviamo su un'insellatura e davanti a noi un'altra cima che per lo stesso motivo della cima 1, questa sarà la 2!!
Adesso cercherò di essere il più preciso possibile; se non si conosce il posto potrebbe essere un pò problematico individuare la direzione da prendere, a prima vista sembrerebbe che la via migliore sarebbe quella di salire frontalmente ma poi ci si troverebbe davanti a dei tetti di non facile accessibilità. Noi seguiamo verso sinistra proseguendo su una specie di cengia che aggira la cima sino a che ad un certo punto obbligatoriamente non ci resta che salire su per un canalino, prendere l'ultimo canalino quello precedente è troppo disconnesso e rotto. Si sale abbastanza facilmente, al massimo2°, raggiungiamo anche questa cima e ridiscendiamo ancora verso nord con la vetta, questa volta, quella principiale davanti a noi, dobbiamo affrontare una breve cresta, aggirabile sulla destra. Arriviamo all'insellatura che divide le due cime e non ci resta che affrontare l'ultima facile salita, in breve giungiamo sulla vetta del Montalto 913mt.h
Non abbiamo una bella vista perché le montagne vicine rimangano nascoste dalle nuvole ma proprio davanti a noi fanno bello sfoggio di se il Corchia e la Pania della Croce con qualche spruzzata di neve, alle spalle una bella fetta i litorale, lì sì baciato dal sole!
 E' l'una e decidiamo di pranzare in vetta visto che non fà gran che freddo, dopo qualche battuta scherzosa e qualche foto riprendiamo il cammino scendendo sempre verso nord ovest, dobbiamo fare ancora attenzione in quanto un sentiero vero e proprio non c'è, anzi, dobbiamo scendere tra rocce bagnatissime e sdrucciolevoli. Con molta cautela arriviamo ad un sentiero.....meglio definirla traccia e già sarebbe esagerato, su una roccia riusciamo a decifrare seppur moto sbiadita l'indicazione a destra per il Sullioni e a sinistra per Retignano, noi prendiamo per quest'ultimo.
Inizialmente la traccia si segue bene ma ben presto scompare, ci guardiamo attorno e notiamo dei segni azzurri fatti tanti tanti anni fà che non è che ci siano molto d'aiuto. Costeggiamo la parete del monte sino a trovare uno slargo e da qui ci spostiamo sulla sinistra percorrendo in linea più o meno dritta il crinale. Il cammino è reso ancora più difficoltoso dall'intrigo dei rami di pino che spesso sbarrano la via.
Con un pò di fortuna e con tanta bravura ( modestia) riusciamo a trovare il sentiero vero e proprio sulla nostra destra un pò più in basso, costeggiando il poggio del Castello, adesso camminiamo più spediti in quanto la traccia è più evidente e il terreno non è messo male a tratti troviamo anche delle scalinate che agevolano ancora di più il proseguire.
Tornante dopo tornante giungiamo ad uno slargo attrezzato con tavoli da picnic e una grande Croce è la vetta del monte Castello di circa 600 mt.
Dal basamento della croce, eretta negli anni settanta del secolo scorso, si può ammirare il paese sottostante e le altre frazioni di Ruosina e Iacco del comune di Stazzema.


l Monte Castello si trova al centro della vallata versiliese, da cui è possibile ammirare gran parte delle frazioni dello stazzemese, le Alpi Apuane e la costa tirrenica. Per la sua posizione strategica nel corso dei secoli fu più volte sfruttato come rocca di avvistamento, tant'è vero che l'etimologia del suo nome potrebbe proprio derivare da alcune fortificazioni costruite lungo i suoi versanti. Fu inizialmente abitato dai Liguri Apuani e poi dai Romani, che vi fondarono il paese di Retignano nel 177 a.C. Nel corso del Cinquecento-Seicento, durante la dominazione dei Medici in Versilia, diversi "Casottini delle Guardie" furono costruiti a Retignano, presso questo monte, in modo che le guardie suonassero un corno in caso di avvistamento di flotte nemiche in avvicinamento dalla costa, cosicché le popolazioni della vallata potessero correre al riparo al più presto. In occasione del venerdì Santo, ogni tre anni i paesani erigono quattordici croci sul Monte Castello, simbolo delle quattordici stazioni della"Il Monte Castello si trova al centro della vallata versiliese, da cui è possibile ammirare gran parte delle frazioni dello stazzemese, le Alpi Apuane e la costa tirrenica. Per la sua posizione strategica nel corso dei secoli fu più volte sfruttato come rocca di avvistamento, tant'è vero che l'etimologia del suo nome potrebbe proprio derivare da alcune fortificazioni costruite lungo i suoi versanti. Fu inizialmente abitato dai Liguri Apuani e poi dai Romani, che vi fondarono il paese di Retignano nel 177 a.C. Nel corso del Cinquecento-Seicento, durante la dominazione dei Medici in Versilia, diversi "Casottini delle Guardie" furono costruiti a Retignano, presso questo monte, in modo che le guardie suonassero un corno in caso di avvistamento di flotte nemiche in avvicinamento dalla costa, cosicché le popolazioni della vallata potessero correre al riparo al più presto. In occasione del venerdì Santo, ogni tre anni i paesani erigono quattordici croci sul Monte Castello, simbolo delle quattordici stazioni della Via Crucis, in occasione della processione luminaria di "Gesù Morto". ( Fonte wikipedia )


Riprendiamo il cammino riprendendo il sentiero e ci dirigiamo al vicino agriturismo dove vi sono recinti con asini e cavalli......anche mote galline!
Costeggiamo dei capannoni e prendiamo un bel sentiero che prosegue tra coltivazioni e terrazzamenti sino ad arrivare sopra la bella chiesa di,,
San Pietro
del VIII secolo: in origine aveva la facciata rivolta a valle, ma nel corso del Duecento fu ampliata e la facciata rivolta verso ponente. Nel XVI secolo l'edificio subì una profonda ristrutturazione nella parte posteriore: fu aggiunta l'abside circolare, arricchita da alcune monofore. Fra gli oggetti sacri di un certo valore presenti all'interno della chiesa spicca un'acquasantiera a calice, risalente al Cinquecento e attribuita alla scuolaa Stagioo Stagii: vi era anche un piccolo dipinto raffigurante l'Annunciazione, assai venerato dai abitanti, ma, purtroppo, nel 2009 è stato rubato..
In pochi metri giungiamo sulla strada asfaltata e al vicino parcheggio dove recuperiamo l'auto..
Ora non ci resta che terminare la giornata con una bella birra..
E''stattauna bellissima escursione con due compagne d'avventura formidabili, soprattutto attente e brave tecnicamente, ne sono orgoglioso di avere amiche così, ce ne sarebbero altri di amici così ma spesso si fanno pregare........ bhèèun giorno vi racconterò anche di loro!!




Foto escursione Foto escursione 
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