27/06/2021 Punta Carina

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La Punta Carina è una guglia di roccia assai aguzza ed elegante, alta 1670 metri sul livello del mare e circa 90 metri dalla base, che ricorda vagamente la forma di un pugnale e che si trova in Toscana, sul contrafforte di Sud Ovest del Monte Cavallo, nella parte settentrionale del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane.

Attenzione, questo è un percorso alpinistico. Non adatto a chi pratica solo escursionismo. Necessita di buona conoscenza della pratica d'alpinismo
  con  padronanza e conoscenza delle manovre di cordata e dei materiali.
Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso: Resceto, Vandelli, lissa del Padulello, Piastra Marina, Passo della Focolaccia. Ritorno da lizza Silvia, Passo della Focolaccia, Cave Magnani, Lizza Magnani o Silvia, Via Vandelli, Resceto (dislivello 1200 mt+ 1200- mt)

Salita alla Punta Carina altri

 

Come Arrivare :  da Sud:
raggiungere il centro di Massa e proseguire in direzione Carrara. Prima di raggiungere il fiume Frigido, si troverà, a destra la deviazione per Forno e Resceto.
La strada costeggia la sinistra orografica del Frigido: non resta che seguire le indicazioni per Resceto, dove bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese.

Da Ovest:
Seguire la via Aurelia in direzione Massa. Prima di raggiungerne il centro, appena oltrepassato il ponte sul fiume Frigido, deviare a sinistra seguendo le indicazioni per Forno e Resceto.
Raggiunta Resceto bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese. (
www.escursioniapuane.com )

INDICAZIONI STRADALI
 

  
166A -  Resceto – Casa del Fondo – Lizza Pellini – Innesto sentiero n. 36 – Piastrone – Cava della Piastra Marina – Bivacco “Aronte” – Passo della Focolaccia.

166   -  Resceto – Casa del Fondo – Lizza Magnani – Cave Magnani – Bivacco “Aronte” – Passo della Focolaccia.

Tempo di percorrenza:  percorrenza d'avvicinamento: 3,00 h - 1200 mt. dislivello
Salita alla Punta Carina circa 1,30 h

 

Classificazione: Alpinistica Passaggi di III° e IV°
nnAttenzione, questo è un percorso alpinistico. Non adatto a chi pratica solo escursionismo. Necessita di buona conoscenza della pratica d'alpinismo  con  padronanza e conoscenza delle manovre di cordata e dei materiali.
Acqua: Resceto, fatene scorta perchè poi non la si trova più!

Periodo consigliato:  Nel periodo Tardo primaverile e tarda estate, si sconsiglia calorosamente di non farlo  in inverno con ghiaccio e neve
  Traccia Google Earth -   Traccia GPS
Non rilevata

 

 
Punti sosta:

Bivacco Aronte

 


E' molto tempo che penso di salire a quel "pugnale" puntato verso il celo che è la Punta Carina, veramente è dalla prima volta che l'ho vista che sognavo di salire sin lassù, un sogno che oggi si sta' per avverare!
Sono con Emanuele e ne sono contento probabilmente è l'unico di cui mi fido e l'unico che è disposto ad supportarmi e sopportarmi in un impresa del genere.
Partiamo molto presto, alle 5,30 e alle 6,20 siamo a Resceto, dove, con un po' di dggdifficoltà troviamo dove parcheggiare lungo la strada. Partiamo subito, certo gli zaini con le attrezzature, le corde e molta acqua, pesano già alla partenza. Ma d'altronde non si può far a meno di tutto questo, l'acqua ne abbiamo un tre litri a testa, oggi le temperature sono previste torride.
Per fortuna a quest'ora l'aria è ancora fresca e quindi via si parte prendendo la Via Vandelli che sale al Passo Tambura.
Abbiamo deciso di percorrere la via di lizza del Padulello contrassegnato del segnavia 166 A.

Dopo aver percorso un tratto della Via Vandelli raggiungiamo la deviazione per il 166 a destra, che porta alla cava Magnani e successivamente al Passo della Focolaccia e a sinistra il sentiero 166 A che attraverso Piastra Marina porta anch'esso al Passo della Focolaccia, noi prendiamo quest'ultimo.
Iniziamo a salire e ben presto siamo sulla cresta.
La via di lizza Silvia rimane poco più a sinistra. Il sentiero in parte segue la vecchia via di lizza, mentre, dove la stessa è più ripida o franata, la evita con due deviazioni, una all’inizio per evitare un tratto molto ripido e franato della via di lizza, la seconda prima dell’innesto nel 36. La salita è sempre aspra e faticosa, troviamo, sempre a sinistra, antiche costruzioni, ormai ridotte a ruderi, assaggi di cava e tralicci dell’elettricità. Poi superiamo il lastrone del Piastrone e arriviamo alla casa dei cavatori presso la cava del Padulello, da qua in poco tempo arriviamo sulla marmifera che porta al passo.
Dalla vecchia costruzione raggiungiamo la strada marmifera e dobbiamo necessariamente seguirla camminando su uno spesso strato di polvere. Finalmente raggiungiamo il Passo della Focolaccia (1640 mt.): Proprio sul Passo della Focolaccia. Un posto magnifico ma che doveva essere addirittura paradisiaco prima che la zona venisse devastata dall'estrazione selvaggia del marmo.
Appena sopra il passo è ubicato lo storico bivacco Aronte, costruito nel 1901 ed inaugurato il 18 maggio 1902 dalla sezione CAI di Genova.
Il bivacco è il più vecchio e il più in alto delle Alpi Apuane (1642 mt.), per salvarlo dall'escavazione è stato  finalmente  riconosciuto dalla Soprintendenza come edificio di interesse culturale.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato e dissetarci un po', decidiamo di indossare imbrago e prendere l'occorrente per l'ascesa alla Carina che ormai si staglia davanti a noi maestosa a pochissima distanza.
Mentre siamo lì a prepararci arrivano altri tre scalatori e imboccano il sentiero per la Punta e ci precedono obbligandoci ad aspettare che giungano almeno alla seconda sosta. Ci rimaniamo un pò male ma pazienza così è! Comunque la via non è lunghissima e quindi possiamo anche aspettare.
Ci prepariamo con calma e infine ci portiamo tra paleo su un'esile traccia ai piedi della Punta, ci assicuriamo che siano arrivati ala seconda sosta e finalmente partiamo anche noi.
Parte Emanuele, è il più esperto e più giovane quindi è cosa buona che vada lui da primo. L'inizio, parete sud est, è assai facile su pendio con paleo ma ben presto lo vedo infilarsi in un canalino e cosa un po' preoccupante è che lo vedo faticare un pò. Si infila in quella sorta di canalino per poi salire in spaccata tra la parete destra e quella opposta, poi, supera un risalto e mi sparisce dalla visuale, però lo sento distintamente. Infatti poco dopo mi sento chiamare e mi invita a salire. Faccio  uguale ma quando arrivo al risalto sulla sinistra mi metto in spaccata ma non riesco a trovare appoggi per superarla, o meglio le mie gambe non sono abbastanza lunghe! Alla fine trovo due invitanti nicchiette per i pedi e riesco a salire sopra una cengetta che mi porta al colletto tra Punta Carina e Punta Graziosa dove c'è una sosta; la distanza tra le due Punte forma una bella cornice sulla Tambura. Ci allongiamo mettendoci in sicurezza e subito Emanuele riparte risalendo una paretina piegando a destra la roccia è buona e ben ammanigliata, vedo che inserisce un friends e rinvia.
Giunge ad uno spigolo che va' superato quasi salendoci sopra per poi aggirarlo a destra, non proprio banale e anche piuttosto esposto.
Si sale ancora e ci si trova su un comodo terrazzino dove è stata installata la seconda sosta, ormai dalla vetta ci divide solo un ultimo tiro. Per raggiungere la vetta, però, dobbiamo superare un risalto in strapiombo assai muscolare. Io cerco di trovare una via un po' meno complicata ma mi rendo subito conto che l'unica è quella che ha fatto Emanuele, cioè mi sposto sulla sinistra per quanto possibile e mi isso di braccia sino a trovare un appoggio per i piedi ed eccomi in vista della cima. Mi si presenta una placca di buona roccia ma sulla sinistra c'è una sorta di piccolo canalino, preferisco salire da lì e ben presto il mio sogno s'avvera, sono sulla Punta Carina, non ci posso credere, la montagna che ho sempre guardato con timore e rispetto mi ha permesso di salire sino al suo apice. Sono felice e commosso.
Sulla cima non è che ci sia molto spazio, anzi! comunque c'è un grossissimo anello per poterci assicurare e lo facciamo ben volentieri.
Ci congratuliamo a vicenda e ammiriamo il panorama sistemandoci tutti e due in qualche modo ma per poter lavorare con le corde Emanuele allongiato si mette in piedi e iniziamo a recuperare le corde e montare la corda doppia, abbiamo usato due corde da sessanta metri , metri che ci vogliono tutti, unite insieme, ricordandoci di fare per ogni evenienza il nodo alla fine. Parte ancora Emanuele calandosi nella parete di nord est.
Una volta che mi dà il via libera parto anch'io, dò uno sguardo giù e ca...spita quanto sono tanti sessanta metri, faccio un primo tratto appoggiando i piedi ma poi mi ritrovo nel vuoto e dopo un primo momento è divertente sentirsi così nel vuoto una sensazione di libertà! arrivo di nuovo ad un terrazzino e ricomincio ad usare le gambe in appoggio dopo pochi metri rieccomi a terra concludendo la discesa. Sono felicissimo e non posso non abbracciarmi con Emanuele covid o non covid noi lo facciamo stringendoci in un abbraccio fraterno e ci congratuliamo a vicenda.
Adesso non ci resta che ritornare al bivacco Aronte dove ci rilassiamo e rifocilliamo sempre con lo sguardo alla montagna che abbiamo appena lasciato.
A malincuore riprendiamo il cammino per tornare a Resceto e questa volta percorreremo la via di lizza Silvia o lizza Magnani, segnavia 166.
Prendiamo la polverosa e ora caldissima via marmifera, il riverbero del sole ci acceca! Un ultimo sguardo e salutiamo la nostra  " Carina", il bivacco Aronte. prendiamo a scendere, incontriamo tre escursionisti che sembrano molto provati dal caldo e la lunga salita, certo che essere alle 12,30 con queste temperature e con tutta la salita da fare non sò se è eroico o demenziale!
Dopo numerosi tornanti giungiamo a quella che dovrebbe essere la mensa dei cavatori, comunque è denominata Casa Verde di Piastra Marina. Da qui inizia la via di lizza, segnalata, iniziamo a scendere ripidamente e poi un tratto a ravaneto, finalmente possiamo godere di un po' di frescura in una zona alberata, pare di rinascere. Mentre scendiamo incrociamo il bivio con il sentiero 163 che conduce alla miniera di ferro sotto la Finestra Vandelli, classificato difficile, bello non è!
Scendiamo inesorabilmente, in salita con questo caldo deve essere micidiale, la lizza segue la morfologia della montagna e non dà un attimo di respiro, vedere quelle pendenze, quei luoghi sembra impossibile che uomini potessero trasportare dei grossi blocchi di marmo sino a Resceto.
La lizza in alcuni tratti è ancora ben conservata ma in altri è in pessimo stato con frane e cedimenti della stessa, peccato.
Ormai siamo in vista della Via Vandelli e dalla lizza vediamo sotto di noi il ponte metallico che permette di oltrepassare il Canal Pianone. 
Lasciamo la lizza e ci immettiamo in quella che ci sembra un autostrada, la Via Vandelli. In breve raggiungiamo la casa del Fondo e più avanti sulla nostra destra il bivio con il sentiero per la Vettolina, il 170.
Siamo alla piazzola dell'elicottero e dopo un tratto all'ombra di grossi castagni giungiamo alla strada asfaltata che entra nel paese di Resceto.
Andiamo alla fontana per una bella sciacquata alla faccia per toglierci un po' di polvere e sudore di dosso ma poi appreso che il barretto in paese ha riaperto ci siamo diretti quasi di corsa per una grossa e freschissima birra.
Cosa dire di questa" impresa": bella, bella, bellissima, una cosa che non dimenticherò mai! una delle migliori esperienze che ho mai fatto. devo ringraziare il mio compagno d'avventura che ha saputo motivarmi e aiutarmi psicologicamente.

Ciao, alla prossima


Le amicizie che nascono fra i monti sono spesso indissolubili, meglio se condite con fatica ed un briciolo di rischio, perché questi fattori fanno cadere le maschere che portiamo nella vita orizzontale di tutti i giorni. Vuoi veramente conoscere a fondo una persona? Legati in cordata con lei e trovati ad arrancare sfinito sugli ultimi tiri di una via lunga, magari all’imbrunire e senza più acqua… e vedrai che anche le persone più calme e pacifiche possono trasformarsi in belve feroci pronte a scagliarsi contro qualsiasi cosa vivente e non. Trovare un compagno di cordata ideale è più difficile che trovare una moglie. Spesso è quello che si è seduto affianco a te al corso roccia ed avete poi sperimentato le prime avventure in roccia fortunatamente a lieto fine. Qualche volta il tuo compagno ti trascina a forza ad arrampicare anche se non ne hai voglia, oppure succede il contrario, fatto sta che tutti i weekend siete appesi da qualche parte. Man mano che si diventa più abili e più gli obiettivi diventano ambiziosi, le vie classiche cadono una ad una e si alza ogni volta il tiro. Spesso succede che sia uno dei due a proporre la prossima via da scalare e l’altro, in piena fiducia lo segua.  Cordate così però sono rare, forse durano per brevi periodi, perché nel tempo possono mutare obiettivi e motivazioni, oppure per l’incapacità di allenarsi in egual modo o semplicemente per limiti fisici/psicologici diversi.

https://www.alpinismi.com/2017/05/05/motivazione-alpinismo/

Foto escursione