29/05/2021 Serra delle Rose - Taneta - Diacceto

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Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso: Strada per Renara ( Tra Gronda e Renara, un piccolo slargo lungo il torrente Renara all'inizio della traccia indicazione), Canala Bura, Taneta, Cava Serra delle Rose alta, Diacceto, lizza di Taneta
Itinerario molto impegnativo, riferito solo a escursionisti esperti con attitudini alpinistiche delle Alpi Apuane e capacità d’orientamento, si svolge in ambiente solitario e selvaggio

 

Come Arrivare :  Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine, si lascia a sinistra la deviazione per Casania e subito dopo si trova la deviazione a destra per Renara, prima di arrivare all’abitato di Gronda.
INDICAZIONI STRADALI
 

  
 Nessun sentiero numerato

Tempo di percorrenza:  percorrenza totale: 5,00h

 

Classificazione: EE Allenati 
Acqua: Assente.

Periodo consigliato:  Nel periodo primaverile e tarda estate, si sconsiglia calorosamente di non farlo ne in inverno con ghiaccio e neve
  Traccia Google Earth -   Traccia GPS

Traccia GPS da sito web Escursionismo 360°  ( http://escursionismo360.blogspot.com )
La traccia GPS non è sempre attendibile potrebbe avere anche diversi metri di scarto, non fare affidamento solo su di questa

 
Punti sosta: Nessuno

Per questa domenica abbiamo nel mirino una delle zone più selvagge e aspre delle Apuane, si dice un percorso da capre ma forse anche loro ci pensano due volte prima di inerpicarsi in queste gole!
Siamo in 3, i soliti 3 del gruppo Apuano - sottogruppo Come le capre Apuane. Io, Alessandro, Emanuele e Fabio.
LA zona che andremo ad esplorare è nella valle di Renara tra antiche vie di lizza e passeremo in cave che sembrano il nido dell'aquila.
Ci portiamo a Massa, seguiamo le indicazioni per il paese di Resceto.
 La percorriamo per circa 7 km e arriviamo alla frazione di Gronda, quindi lasciamo le indicazioni per Resceto e svoltiamo a destra in direzione della località di Renara percorrendola esattamente per 500 metri, alla nostra destra notiamo, con molta attenzione il largo tracciato in stato di abbandono nel bosco che saliva alle cave di Serra delle Rose.
Lasciamo l'auto sulla destra, lungo il torrente Renara dove è presente una piccola piazzola ( max 2 macchine).
Ok, ci siamo si parte, l'attacco del sentiero non è subito decifrabile ma una freccia con scritta Lizza Taneta e Canala Bura ci indica la direzione.
Lo percorriamo nel bosco e anche se ormai in stato d'abbandono si riesce a capirne il tracciato, tracciato che costeggia il Fosso di Canala.
Giungiamo ad un bivio e dobbiamo fare un po' il punto della situazione, su una relazione leggiamo che da qui faremo ritorno e come punto di riferimento abbiamo un traliccio della corrente sopra di noi. Al bivio ci costruiamo un " Omino" con pietre.
Il sentiero continua a salire e non sempre è evidente ma comunque non è che abbiamo tante alternative, si prosegue sino ad incontrare un altro bivio: a sinistra condurrebbe con voltoline verso la cava Serra delle Rose Bassa, noi decidiamo per girare a destra, indicazioni con scritta rossa, e ci infiliamo nella stretta e per certi versi tetra Fossa di Canala da noi conosciuta, però, come Canala Bura, anche quest'ultimo toponimo esprime un qualcosa di orrido. 
Camminiamo letteralmente nel fosso e giungiamo ad un primo balzo e per via dell'acqua, non poca in questo periodo, che vi scorre non ci riesce di superarlo, notiamo però che si può aggirare a destra anche se dobbiamo comunque aiutarci tenendoci ai ciuffi d paleo. Dopo pochi metri troviamo un secondo balzo e a vista questo è ancora più complicato in  quanto più ripido e con maggior portata d'acqua. Proviamo su rocce sulla destra ma è abbastanza rischioso per la natura umida e viscida della roccia. Proviamo a sinistra ma una folta vegetazione di rovi ci ricaccia indietro, riproviamo, notiamo un cavetto elicoidale che non dà nessun affidamento ma comunque può servire per darci equilibrio, mi butto sui rovi con gli scarponi tentando di schiacciarli, in parte ci riesco e riesco a passare ma ho le braccia e a casa mi accorgerò che anche le gambe sono martoriate da tutte quelle spine. Va bè siamo passati non è risultata una cosa così scontata. Andiamo avanti, lo sappiamo che avremmo trovato un terzo balzo ma non ci aspettavamo che fosse così complicato, lisce placche bagnate e ricoperte da  viscido muschio e sembra insuperabile, l'unico modo è quello di passare sulla sinistra e con molta incoscienza facciamo affidamento su una corda che a vederla sembra che sia da molto lì è completamente zuppa e chi sa quante sassate ha ricevuto, c'è ancora il cavetto elicoidale ma questo sembra ancora meno stabile. Ok, ci attacchiamo alla corda e cercando di trovare qualche punto asciutto superiamo ance questo balzo. Comunque a nostro parere guardando meglio con calma e dall'alto sarebbe stato possibile passare sul lato destro ( per chi sale) dove la roccia è asciutta e a occhio si arriva al secondo grado.
Insomma in un modo o nell'altro siamo passati e proseguiamo sempre nel canale procedendo tra arbusti e ci dirigiamo a vista verso un grandissimo ravaneto, Fabio l'ha definito " Un oceano di sassi".
Raggiunto quest'ultimo ci teniamo sulla destra ( sempre per chi sale), sul ravaneto troviamo degli ometti e qualcuno lo facciamo anche noi, i sassi non mancano,  il passo è incerto per l'instabilità dei detriti e faticosamente ci portiamo alla cima della vallata di Taneta e raggiunta una via di lizza sulla nostra destra ci portiamo alla dismessa cava della Serra delle Rose Alta.  
Alla cava ci sono ancora molti blocchi squadrati e accatastati in attesa di essere caricati e trasportati a valle, un attesa che ormai resterà vana.
Esploriamo un po' e girovaghiamo tra vecchi ruderi e resti di macchinari, ci dirigiamo verso un traliccio di teleferica e da quì abbiamo una vista stupenda la vista spazia nella valle di Renara che precipita sotto di noi e alla sottile cresta che la separa dalla valle di Taneta dalla quale siamo saliti. In lontananza il panorama è delineato dai monti Sagro, La Forbice, Contrario e Cavallo.
Torniamo indietro, attraversiamo il piazzale dei blocchi di marmo e raggiungiamo un vecchio rudere, all'interno un camino ci testimonia che questo era usato come alloggiamento per i cavatori. Da qui saliamo alcuni scalini e seguendo segni rossi ci inerpichiamo ripidamente, questo itinerario è il vecchio percorso che facevano i cavatori per raggiungere ora una cava ora l'altra.
Andiamo verso sinistra e poi giriamo a destra raggiungendo una visibile cengia naturale abbastanza esposta ma non difficile, è presente anche un cavetto ancorato sulla parete.
Dopo la cengia raggiungiamo un altro rudere senza nessun interesse se non per alcuni graffiti risalenti al ventennio, datati 1939.
Ripartiamo e siamo a delle placche che superiamo grazie ad un cavetto, abbastanza recente e alcuni scalini scolpiti sulla roccia.
Al termine della cengia siamo a quello che rimane degli edifici della cava Diacceto. Dalla cresta ci appare sotto di noi la cava ancora attiva, la cava Valsora. Ci lascia alquanto indifferenti se non amareggiati per quanto può essere devastante l'attività estrattiva. Però questa cava ha una peculiarità naturalistica
, la stessa è rimasta inattiva (fino al 2010), grazie all’apporto di acqua meteorica e all’impermeabilizzazione del fondo causata dal depositarsi della marmettola, si è formato al suo interno un laghetto che è stato colonizzato da un ingente numero di individui di Ichthyosaura alpestris apuana (Tritone alpestre apuano),un anfibio urodelo che è compreso tra le specie segnalate dal Repertorio naturalistico toscano. Questo sito è stato messo sotto tutela e anche se le attività di cava non sono cessate è zona e animale protetto. Non siamo sicuri ma i lavori che stanno facendo sembrano essere in opera per poter rendere possibile la visita, si sta approntando una strada con corrimano e nel piazzale vi sono tavolati che d'hanno l'idea di servire per costruire una passerella senza dover camminare nella polvere o nei fanghi di marmettola.
La cava è raggiungibile dalla vicina strada del Passo del Vestito.
Riprendiamo il cammino e scendiamo verso il piazzale sottostante, cerchiamo la lizza di Diacceto e non la troviamo immediatamente, sappiamo che è a mezza costa ma non riuscivamo a intercettarla perchè bisogna prima percorrere un ravaneto, anche se non molto largo ci impediva di capire la direzione giusta.
La lizza si presenta ancora in buono stato, un gruppo di capre ci guarda perplesso e penso ci vedano come invasori del loro territorio.
All'improvviso la lizza termina e ci troviamo davanti un crinale che non ci sembra una cosa giusta prenderlo e a sinistra un canalino, sulla destra un foro di piro e solchi delle corde ci fanno pensare che dobbiamo scendere da qui.
Scendiamo ripidamente e raggiungiamo il bosco, la traccia ci scompare e andiamo più a occhio che dietro ad una vera traccia, non ci sono segnalazioni di sorta e se c'è qualche vecchia traccia si perde nel paleo. Senza cognizione di causa usciamo dal canale e ci spostiamo sulla sinistra e per pura fortuna troviamo la vecchia via di Taneta che percorriamo rincuorati per poter, ora, camminare su buon terreno. Sollievo che dura poco! La lizza si restringe e dopo poco svanisce, nessuna traccia. 
Scendiamo orientandoci con la Canala Bura  che si trova sulla nostra destra. Più giù, sulla destra troviamo una buona ( per quanto possibile)traccia che prosegue a mezza costa, pensiamo sia quella giusta ma dopo circa una quarantina di minuti ci accorgiamo che non era da prendere, infatti anche questo sentiero sparisce nel fitto bosco. Facciamo il punto della situazione e cerchiamo di orientarci, decidiamo di abbassarci ma alo stesso tempo portarci anche verso nord, in pratica torniamo indietro ma perdendo quota, siamo tra folte felci e alberi caduti, un rudere ci fa credere che comunque una via ci deve essere.
Superiamo un canale, una seguente costola e finalmente raggiungiamo la lizza che in breve ci porta al traliccio, visto al mattino, prendiamo sulla destra e dopo poco siamo sul sentiero percorso all'andata e successivamente all'auto.
Bellissima ravanata apuana, piena di storia, dove la fatica e il sacrificio di chi lavorava in questi siti è ancora presente, quando l'estrazione del marmo era un'attività sostenibile che dava lavoro e pane a moltissime famiglie. Viste stupende delle apuane più selvagge.
Adesso verso una fresca e spumeggiante birra.
Ciao, alla prossima!

Foto escursione