02/06/2021 Traversata Gobbo, Garnerone, Grondilice

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Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso: Rifugio Donegani (1121m), Foce a Giovo(1500m), Gobbo, Garnerone N (1738m), centrale (1732m) e S (1767m),  Grondilice(1748m), Finestra del Grondilice, Cava  27, Donegani

 

Come Arrivare :  Percorriamo l'autostrada sino ad Aulla, seguendo per Fivizzano e Poi imbocchiamo la strada per Lucca, seguendo le indicazioni per Minucciano.
Appena passata una galleria sulla destra parte una strada che porta alla località Orto di Donna in val Serenaia

INDICAZIONI STRADALI
 

  
37 - Forno-canal Regollo-cap.di Navola-foce di Navola-cap.Garnerone-foce di Giovo-Donega.

180 - Rifugio “G.donegani” – Orto di Donna – Innesto sentiero n., 178 per la Foce di Cardeto.

186 - Rifugio Orto di Donna a Cava 27 – Finestra del Grondilice – Foce Rasori.

Per lo più percorso senza sentiero

Tempo di percorrenza:  percorrenza totale: 5,30h

 

Classificazione: EE Allenati 
Attenzione, questo è un percorso molto difficile. Bisogna superare senza problemi tratti di II+ sia in salita che in discesa (forse anche III) e avere totale assenza di vertigini ed una buona abitudine al vuoto, ci sono passaggi sulla cresta molto, molto esposti. Inoltre l'escursione si svolge per la sua quasi totalità su roccia non buona, sia per le mani che per i piedi.
Acqua: Assente.

Periodo consigliato:  Nel periodo primaverile e tarda estate, si sconsiglia calorosamente di non farlo  in inverno con ghiaccio e neve
  Traccia Google Earth -   Traccia GPS

La traccia GPS non è sempre attendibile potrebbe avere anche diversi metri di scarto, non fare affidamento solo su di questa

 
Punti sosta:

Rifugio Guido Donegani: raggiungibile in auto
Rifugio Orto di Donna: sul sentiero CAI 179
Rifugio Val Serenaia: sulla strada asfaltata della val Serenaia

 

Per questa domenica poniamo interesse in un'escursione al limite tra l'escursionistico e l'alpinistico, vogliamo cimentarci su una delle creste più interessanti delle Apuane, la Garnerone, uno dei posti più belli, suggestivi e selvaggi delle Alpi Apuane.
Questa volta siamo solo io ed Emanuele.

La lunga e noiosa strada presa ad Aulla ci porta alla nostra meta il Rifugio Donegani in Orto di Donna.
Il tempo di indossare gli scarponi e via si parte per la nostra escursione.
Prendiamo il sentiero n° 37 che si inoltra nel bosco proprio davanti al rifugio, purtroppo solo per pochi metri, infatti sbuca subito dopo sulla strada marmifera che porta alle cave e al suo termine al rifugio Orto di Donna o Cava 27.
Come detto siamo sulla strada di cava, se devo dire la verità non è che siano un grande spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi è stato fatto e per l'abbandono in cui si trovano con rifiuti di tutti i tipi. 
Seguiamo la marmifera  per un breve tratto e sulla destra, in prossimità di una rampa, troviamo le indicazioni  che indicano la direzione.
Da qui abbiamo un bellissimo panorama su tutta la valle, a parte le cave, lo sguardo va dal Pisanino agli Zucchi di Cardeto, dal Cavallo al Contrario, dal Grondilice alla Cresta Garnerone. 
Saliamo adesso per tratto ampio e agevole su sfasciumi di marmo, avendo sulla sinistra vecchie cave. Superiamo alcuni ruderi ed entriamo in un piazzale costituito dal taglio di cava.
Proseguiamo la salita per detriti poi dobbiamo percorrere un tratto piuttosto ripido, una volta era presente un cavetto d'acciaio, non che sia molto utile ma adesso ci sono rimasti solo i pali che lo reggevano.
Proseguendo, in salita, troviamo un'altra vecchia cava dove è presente una bella vasca scavata nel marmo e anche qualche blocco che era già pronto per il trasporto e che rimane lì ad aspettare inutilmente che venga utilizzato.
Entriamo nella faggeta e troviamo, poi, il bivio tra il 37 che sale verso sinistra e il 191 a destra, quest'ultimo porta alla foce del Giovetto; noi prendiamo il 37 per Foce a Giovo.
La raggiungiamo siamo a quota 1500 mt.
si tratta di crinale divisorio tra la valle di Vinca e la Val Serenaia, un'ampia sella erbosa e ottimo punto panoramico  sull'Appennino, ad est e sulla Valle di Vinca e il mare ad ovest a sud il Monte Cavallo, il Contrario ed il Grondilice, davanti a noi si staglia la mole del Pisanino, guardiamo con rispetto la Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre volte ma guardandolo ancora ci rendiamo conto che è stata una bella impresa.
Mentre guardando in basso di fronte a noi sbucano i tetti rossi delle case di Vinca, e sopra di noi, a nord, il Pizzo d'Uccello.
Dopo una doverosa sosta per ammirare tanta bellezza riprendiamo il cammino e qui prendiamo a destra, il sentiero179,  costeggiando la cresta con le Guglie di Vinca.
L
o percorriamo per pochi minuti, e da qui inizia l'avventura, la prima difficoltà si è rivelata quella di trovare il punto giusto dove lasciare il sentiero, abbiamo letto su una relazione che bisogna prendere come punto di riferimento uno " scivolo di placche rocciose " appena sotto il sentiero. Facciamo un paio di tentativi e infine lo troviamo. Saliamo cercando la via migliore, non sempre facile da individuare comunque proseguiamo prendendo, poi, a mezza costa. Giungiamo in quello che si presenta una distesa infinita di detriti e ghiaie, la classica ravanata. Sopra di noi abbiamo il Gobbo e il Garnerone nord.
Ora dobbiamo necessariamente salire per raggiungere la Forcella del Gobbo, forcella che proprio sopra di noi. Abbiamo due opzioni: salire per ghiaione oppure per una ripida via tra roccette, chi sa perché scegliamo il ghiaione? Proseguiamo su un terreno più che instabile niente sta fermo, tutto è precario, aiuto, non potevamo salire per roccette??
Beh in qualche maniera raggiungiamo la cresta, diamo un'occhiata al canale appena percorso ed è davvero da matti passare da lì.
Ripartiamo andando verso sud, scendiamo brevemente e raggiungiamo presto e facilmente la Forcella del Gobbo e ci troviamo davanti ad una parete rocciosa che sembrerebbe ostica ma che in realtà non supera il 1° grado , magari un pò esposta, noi percorriamo una esile cengetta con paleo e che prosegue in obliquo sino alla vetta dove troviamo una sosta. Sosta che utiliziamo per una divertete calata in corda doppia, ci caliamo verso il versante occidentale, quello verso Vinca, sino a raggiungere la Foce del Gobbo che ci separa dal Garnerone Nord. Davanti a noi una parete con un camino invitante ma forse un pò troppo impegnativo, proseguiamo aggirando la cima sul versante occidentale, il terreno è tritato e sotto di noi impressionanti canaloni.
Giungiamo ad una piccola sella e qui ci fermiamo per capire dove passare, davnti a noi c'è un canale, non molto ampio, e dall'altra parte una cengia, l'inizio della cengia ci appare assai esposto e la natura detritica del terreno ci dà qualche preoccupazione ma alla fine giungiamo alla decisione che non c'è alternativa. Con molta cautela passiamo sulla cengia e fortunatamente i nostri timori non sono proprio come ce l'aspettavamo, passato il primo tratto si percorre più tranquillamente.
Al termine della cengia prendiamo sulla sinistra in salita tra paleo e detriti, uno sguardo al panorama e ripartiamo scendendo sino ad una sottostante forcella, forcella che separa la cima nord con la centrale. Troviamo, davanti a noi, una parete alta non più di tre metri la dobbiamo salire in aderenza piuttosto esposta. Giumgiamo sulla cima del Garnerone Centrale e procediamo verso la cima sud percorrendo una bella cresta assai aerea sino ad una parete assai verticale con passaggi di 3° la saliamo in arrampicata, e come se nò?  Poi ci troviamo su placche ed infine sull'ultima cima del Garnerone, la sud.
Sulla cima c'è una sosta per una calata in doppia che sfruttiamo per raggiungere la foce del Garnerone. Continuiamo sulla cresta e si raggiunge una cengia che poi ci porta ad una foce, davanti a noi l'antecima del Grondilice.
Da qui obbligatoriamente prendiamo a destra verso l'antecima e poi la cima del Grondilice.
Per raggiungere questa vetta dobbiamo, come già detto prendere verso sud, sulla cresta di nord/ovest, seguendone il filo, si tratta di un percorso facile, con divertenti passaggi su roccia di I°/II° grado.
In circa mezz'ora siamo sulla vetta del Grondilce a quota 1805, come succede spesso in questo periodo, la visuale non è perfetta e nebbie si alternano a visuali bellissime, non godiamo di tutta la bellezza che si può avere da quassù ma comunque spesso si aprono scorci sulle varie cime delle Apuane, dal Pisanino alle Panie, ma quello che colpisce soprattutto è la meravigliosa visione del Cavallo e delle sue gobbe e della frastagliata Cresta Garnerone.
Ci fermiamo per ammirare l'ammirabile e per riprendere anche un po' d'energie ma poi decidiamo di ridiscendere sino alla Finestra del Grondilice.
Per raggiungerla seguiamo la via normale dal versante sud-ovest, non difficile ma un po' esposta e con gran sfasciumi ed è obbligatorio non far cadere pietre; sono presenti vecchi segni abbastanza sbiaditi azzurri o tre bolli rossi; con prudenza arriviamo alla Finestra, è un valico a quota 1750 metri tra la vetta del monte Grondilice e la sua ante cima Sud-Est, detta Forbice.
Dalla Finestra imbocchiamo il sentiero 186/179 scendiamo il facile sentiero dove ogni tanto è ancora presente molta neve, un tratto lo facciamo scivolando con le terga a terra. Troviamo il bivio tra 179 che conduce a Foce a Giovo e il 186 per il rifugio Orto di Donna, noi prendiamo quest'ultimo e in breve lo raggiungiamo. Dal rifugio prendiamo il sentiero 180 e,nel bosco di faggi, scendiamo non sempre agevolmente, grandi accumuli di neve e moltissimi alberi abbattuti ostacolano il cammino ma in circa un ora siamo sulla strada che porta al rifugio Donegani dove abbiamo lasciato l'auto.
L'escursione è finita e siamo stanchi ma soddisfatti. Siamo convinti di aver fatto qualcosa di grande non ci sentiamo degli eroi o dei super uomini abbiamo fatto quello che di umano e per noi è possibile. Abbiamo visto cose magnifiche e  abbiamo avuto sensazioni straordinarie. Immersi nella natura e in tutte le meravigliose grandiosità che essa può offrirti e nei suoi silenzi riesci spesso ha ritrovare te stesso ed essere in pace col mondo. E quando il batter delle ali di un uccello il soffio del vento il ruzzolare di un sasso o una farfalla e un insetto dispettoso ti portano alla realtà, allora sorridi e sai di esser felice.
Forse o sicuramente abbiamo fatto una normale escursione ma sono convinto che resterà nei nostri ricordi per lungo tempo, probabilmente per sempre.

Ciao, alla prossima!

Foto escursione