24/07/2022 Cresta Nord Est Pizzo delle Saette e cengia dei Partigiani
Cresta Nord-Est.

A. Daglio, A. Sabbadini ed E. Stagno, 1926 . Inizia all'altezza della PORTA DELLA BORRA DI CANALA piegando a destra per ripide placche e pendii erbosi si raggiunge il filo di cresta, dove si incontrano rocce facili e divertenti. Per una lunga spalla (all'estremità della Piàniza, Si perviene alla base del picco terminale, che si scala per il filo o poco sulla sinistra, incontrando passaggi di III.
 

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E più lontano sorgeva ribalda una fantasia superba di rupi: il Pizzo delle Saette! (Fosco Maraini)

 

jj Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 

 
Percorso: Fociomboli, Retro Corchia, Foce di Mosceta, Porta Borra di Canala, Cresta N/E Pizzo delle Saette, Pianizza, Cenge dei Partigiani, Foce di Mosceta, Retro Corchia, Fociomboli.

 

Come Arrivare : Da Seravezza si segue la strada di fondovalle del Serra e in località Ruosina si svolta a sinistra per salire lungo la rotabile del Cipollaio. La strada di inerpica lungo le pendici meridionali del Corchia fino a raggiungere il paese di Levigliani (m. 582), la strada sale lasciando a sinistra il bivio per Terrinca (m. 517), poco dopo il bivio, si svolta a destra per una larga strada asfaltata che risale le pendici del Corchia (m. 1677)  fino a giungere al del Passo Croce. Si prosegue tenendo la sinistra,  che ben presto diventa sterrata. 
                  INDICAZIONI STRADALI
 
 

Sentieri: 
 129 
Ponte Merletti-Passo Fociomboli-Retro Corchia-Rifugio del Freo-Foce di Mosceta

126 Foce di Mosceta – Gorfigliette – Colle della Pania – Foce del Puntone – Rifugio Rossi alla Pania.

 9  Levignani – Le Voltoline – Passo dell’Alpino – Foce di Mosceta – Col di Favilla – Isola Santa. Difficoltà E

127  Foce di Mosceta – Piglionico.

139
Rifugio “Enrico Rossi” alla Pania – Foce del Puntone – Borra di Canala – Innesto sentiero n. 127.
 

 

                         


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 8h
Classificazione: Alpinistica - Il terreno è tipicamente apuano, richiede piede fermo e attenzione costante - Difficoltà tecnica sino al III° - tratti molto esposti
 Per l'escursione è indispensabile la totale mancanza di vertigini ed avere una certa conoscenza del terreno delle Apuane, sicuramente da non effettuarsi con terreno bagnato o umido ma con previsioni meteo di assoluto bel tempo.
Attenzione, tratti esposti e fuori sentiero, evitare se non si conosce la zona.
Questo è un itinerario impegnativo, per escursionisti dal piede sicuro e che non temono il vuoto; da evitare con terreno bagnato.

Periodo consigliato:  Nel periodo tardo primaverile e in estate, sconsigliato in inverno con ghiaccio o neve e con  roccia bagnata. In Estate possono esserci temperature molto alte, dotarsi di molta acqua
 

Acqua: Al Rifugio Del Freo a Mosceta

Traccia gps     

 
Punti sosta:  Rifugio Del Freo a Mosceta 333 7343419
 Rifugio Rossi 0583 710386

Anche questa settimana vogliamo mettere alla prova tutti i nostri muscoli di tutto il corpo, per di più in un'estate torrida che non si ricorda a meria d'uomo, in questa escursione alpinistica non troveremo acqua per molto tempo e una buona scorta di questa più tutta la ferraglia e le corde per salire in sicurezza ci rendono gli zaini di un peso disumano. Questa escursione è una di quelle toste, di quelle hard un'escursione che se non hai fiato ti sconfigge, non mi sento di consigliarla in piena estate come abbiamo fatto noi, le temperature possono essere davvero micidiali e la mancanza d'acqua può creare problemi se non si è pensato di farne una buona scorta, noi alla fine abbiamo bevuto 4 lt. a testa, siamo partiti con tre, il primo rifornimento è stato possibile rifarlo solo al ritorno alla Foce di Mosceta ad una bella e fresca fonte e se ne avessimo avuta ancora non sarebbe stato male!
Partiamo di buon ora, le sei (sig) e ci dirigiamo verso Passo Croce.
Prendiamo per Seravezza seguendo la strada di fondovalle del Serra e in località Ruosina si svolta a sinistra per salire lungo la rotabile del Cipollaio lungo una strada sulla quale una volta passava il trenino dei marmi che dalla zona di Arni portava i blocchi ai moli caricatori attraversando la galleria del Cipollaio. La strada di inerpica lungo le pendici meridionali del Corchia fino a raggiungere il paese di Levigliani (m. 582), borgo di cavatori e meta ideale per raggiungere sia il Corchia che la Pania attraverso verso il caratteristico sentiero a tornanti molto conosciuto detto "Le Voltoline"; dopo Levigliani la strada sale lasciando a sinistra il bivio per Terrinca (m. 517) mentre noi, poco dopo il bivio, svoltiamo a destra per una larga strada asfaltata che risale le pendici del Corchia (m. 1677) attraversando una zona chiamata Pian del Lago fino a giungere ai 1.160 m. del Passo Croce dove si apre uno stupendo panorama su varie vette della catena apuana.
Una volta raggiunto, dove termina la strada asfaltata, ci troviamo davanti ad un bivio, a destra una strada camionabile per le cave chiusa da una sbarra e a sinistra un'altra sterrata ex strada di cava che ci porta a Fociomboli. Prendiamo quella di sinistra, ma prima paghiamo i tre euro per la sosta, che ci permetterà di lasciare l'auto per tutta la giornata, il parchimetro accetta solo monete, no bancomat!
Il proseguo della strada non è consigliato a macchine dal fondo basso dato il pessimo stato della strada stessa, specialmente l'ultima salita che è ripida e scavata dall'acqua.
Eccoci a destinazione, lasciamo l'auto in un piazzale oltre non si può andare, qui è Fociomboli.
Fociomboli è posto fra il Freddone e il Corchia: dal valico si può andare sul Freddone, sul Corchia, a Foce di Mosceta, alla torbiera di Fociomboli, ai bei prati terrazzati del Puntato e al paese abbandonato di Col di Favilla.

 Appena scesi ci mettiamo gli scarponi e issiamo i pesantissimi zaini sulle spalle e via partiamo alla volta della nostra prima meta: il rifugio del Freo del CAI di Viareggio in località Mosceta.
Percorriamo ancora per alcuni minuti la strada sterrata e poi sulla sinistra si trovano le indicazioni del sentiero 129.
Il sentiero entra subito nella fitta faggeta, è un sentiero comodo in quanto prosegue quasi sempre in falso piano ma purtroppo non ci permettere di vedere il panorama tranne alcune rare volte che si apre su Sumbra.
Giungiamo in cima alla cresta che scavalcandola porta il sentiero in ripida discesa, un po' insidiosa in caso di terreno bagnato.
Poi torna a seguire un tracciato i leggeri saliscendi sino ad uscire dal bosco e prendere in discesa tra larici e a seconda del periodo anche tra molti lamponi, la vista si apre sulla Pania e il Pizzo delle Saette, il sentiero  ci porta sui bei prati di Mosceta dove appunto sorge il rifugio Del Freo.

passiamo davanti al rifugio e la tentazione sarebbe forte di una bella fetta di torta con frutti di bosco e un caffè fumante, scacciamo la  tentazione e salutiamo senza neanche fermarci gli ospiti del rifugio che sono ai tavoli all'aperto. Raggiungiamo la vicina Foce di Mosceta e imbocchiamo il sentiero n° 9, una bella mulattiera ancora ben conservata che scende verso Isola Santa, proseguiamo sino a d incontrare un bivio con il sentiero 127 ( Mosceta - Piglionico) Lo imbocchiamo,
 ""primo tratto del sentiero è comune con il sentiero 9 e costeggia il modesto fosso di Mosceta, tributario del canale delle Verghe, che rimane sulla nostra sinistra. Esso incide la valle erbosa e a sinistra di esso passa il sentiero 128. Il primo tratto è aperto e panoramico sulla sinistra sulle pendici del Corchia (dietro noi) e sulla destra sul Pizzo delle Saette. È una prateria dove prosperano i lamponi e sulla destra continua l'abetaia mista a faggi. In 5' cominciamo a entrare nel bosco che si infittisce progressivamente. Il sentiero è una mulattiera con qualche tratto ancora ben conservato e scende con tratti ripidi e altri meno. A 15'  superiamo un canale dove la mulattiera è franata e il sentiero è stato ridisegnato, in sicurezza, un po' più in alto. Subito  dopo siamo a una maestà fatta costruire da Sergio Cipollini, con icona marmorea dedicata all'Angelo Custode. Ancora un paio di minuti di discesa e a 18' troviamo il primo bivio: il sentiero 9 scende a sinistra, per la mulattiera, diretto a Col di Favilla e Isola Santa mentre il nostro sale lievemente a destra.  Poco più in alto si apre una finestra panoramica su Fiocca e Sumbra che vedremo ancora, più avanti,  nelle parti aperte del sentiero. Continuando si superano un paio di canalini dove in inverno rimane a lungo la neve, il primo a 29' e il secondo poco dopo. Il sentiero si fa più stretto e pieno di foglie per cui richiede attenzione, specialmente in autunno e in inverno. Segue poi un tratto in discesa e poi saliscendi e uno dei tanti ravaneti che scendono da destra dalle ultime pendici delle Panie, qua il sentiero è aperto e molto panoramico. A 49' siamo a un secondo bivio (presenti indicazioni): il sentiero 139 sale ripido a destra diretto alla Focetta del Puntone  e al Rifugio Rossi e, più in alto, percorre la selvaggia Borra di Canala. Prendiamo quest'ultimo sentiero che sale a destra nel bosco: la salita è molto ripido, prima nel bosco, poi su roccette poi ci troviamo all’aperto, alle pendici di un ravaneto, con il panorama che si allarga, a sinistra, sul monte Rovaio e Capanne di Careggine. Saliamo ancora, il sentiero si sviluppa per sfasciumi, e a 30’ siamo alla Porta di Borra di Canala.  Questo "orrido" canale ha sulla sinistra l’altopiano carsico della Vetrìcia, con la Torre Oliva e, a destra, le propaggini orientali del Pizzo delle Saette, la Pianizza, e di fronte la Pania della Croce. La salita, molto ben segnata, avviene su roccette con tratti di sentiero più agevole: è faticosa, ma non difficile"" (Quest'ultima descrizione da escursioniapuane.com)
Da qui il racconto diventa meno preciso in quanto non ci sono ne segni ne punti di riferimento, quindi quel che segue è un mero racconto di come è andata la scalata.
Noi ci fermiamo alla Porta della Borra di Canala, non abbiamo descrizioni sufficientemente chiare per capire da dove prendere la cresta, appena alla Porta prendiamo sulla destra su facili roccette sino ad entrare nel boschetto di faggi, da prima ci spostiamo a destra ma poi dei lunghi traversi pericolosi ci fanno desistere, torniamo parzialmente sui nostri passi ed individuiamo una spalla che si dirige verso la cresta nord est, iniziamo salendo sciolti dato la facilità ma poi guardando in alto ci sembra di vedere dei passaggi un pò più impegnativi e iniziamo la salita in sicurezza. Approntiamo una sosta ad un alberello e Emanuele inizia a salire, non sembra che trovi molte difficoltà, vedrò poi che si tratta di passaggi di III°, caso mai la difficoltà è la natura del terreno sfatto e nei tratti erbosi la terra scivola via, neanche il paleo ci dà garanzia di tenuta in quanto secchissimo. Come da manuale ci facciamo sicura, ecco è il mio turno, salgo e tolgo i vari rinvii, è un tiro assai lungo ma raggiungo il socio senza patemi. Facciamo altri tre tiri sempre, più o meno, con le stesse caratteristiche. Però, c'è sempre un però, all'ultimo tiro Emanuele è quasi arrivato al punto della sosta, io sento un rumore sulla mia destra, istintivamente mi abbasso credendo fossero sassi che cadevano, invece no, si trattava di due mufloni che arrivavano di corsa, un maschio e una femmina, in traiettoria con la corda. La femmina passa, il maschio rimane impigliato con le corna alla corda stessa, dall'alto sento il mio compagno che impreca e di non strattonarlo io per fortuna sono allongiato e quindi in sicurezza ma mi dà una bella botta anche a me. Inutile dire che sono terrorizzato, non per me che sono assai sicuro ma per il mio compagno che ancora non è in sicura, blocco la corda sul "secchiello" e con una mano cerco di tirare a me a bestia indemoniata. Con un faticoso tiro alla fune ce la faccio ora è a pochi metri, vedo distintamente l'occhio dilatato forse dalla paura, mi arriva l'olezzo di stallino, continuo a pensare come devo fare per uscire da quella situazione. Ok, devo prendere una decisione; prendo la corda che sale e  pratico un barcaiolo al moschettone della sosta in modo che non tiri più ad Emanuele e allo stesso tempo blocco il muflone, poi, non a cuor leggero mi sciolgo e a questo punto la bestia non sentendosi più tirata scappa via portandosi dietro la corda. Ecco ora mi tocca una salita su rocce, per fortuna abbastanza facili e scalinate, mi sposto contemporaneamente verso sinistra sino a riprendere la corda, mi lego e ricomincio a salire. Inutile dire che quando arrivo alla sosta sono spossato e molto ma molto spaventato. Stavolta ci è andata bene, di lassù qualcuno c'ha messo una pezza, grazie chiunque tu sia!
Il socio non si era ancora reso conto di cosa fosse successo, glie lo racconto e concorda che stavolta ci è andata bene.
Rirendo fiato e cerco di calmarmi, non nascondo che mi tremano le mani. Una banana, una bevuta e riprendiamo il cammino, adesso sempre su roccette ma elementari, passiamo attraverso radi alberelli e poi ci troviamo su pendio erboso all'altezza della Pianizza, sopra di noi la vetta del Pizzo delle Saette, ci portiamo sul crinale, non lontano dalla Croce di Petronio, ci dirigiamo verso di lei.
Questa volta evitiamo di raggiungerla ma piuttosto imbocchiamo un canalino che sale ripido un pò di metri prima
 per sbucare ad una forcella: il luogo merita senz’altro una pausa per ammirare da questo ballatoio le montagne circostanti e pure il mare. Le Cenge riprendono e, raggiunto un contrafforte del Pizzo delle Saette, iniziano a scendere: è questo forse il punto più spettacolare, poiché ci si trova sospesi su una terrazza inclinata larga alcuni metri sopra il maestoso versante occidentale della montagna. Iniziamo subito affrontando la cresta superando uno spigolo esposto e poi ci dirigiamo verso un canalino tra detriti. Al canalino lo risaliamo sino ad una nuova cresta. Dalla cresta diamo uno sguardo se individuiamo il percorso e da lontano la traccia è ben visibile sul versante ovest del Pizzo Saette, le conosciute Mura del Turco
.

Adesso proseguiamo sull'esile cengia molto esposta, a complicare le cose sono i molti sfasciumi che si trovano sul percorso, oltre all'esposizione anche il terreno scivoloso!
Superiamo la Cresta del Serpente e raggiugiamo un'altra crestina da dove ci si pone davanti a noi il grande Canale Centrale.
Ora dobbiamo attraversare il canale, qui c'è chi è passato sulla sinistra scavalcando una costola, io e altri abbiamo preferito scendere nel canale e attraversarlo superando un ravaneto e risalire poi la sponda opposta tenendoci sulla sinistra così facendo si può camminare su ferme roccette e non su sfasciumi instabili. Una volta oltrepassato il canale ci dirigiamo verso un piccolo boschetto di faggi, il sentiero n° 126 ormai è a vista, è vicino molto vicino.  Scendiamo sui pendii, con faggi e alcune dorsali secondarie poco pronunciate, che precedono i prati della via normale della Pania. Una volta raggiunto il sentiero lo prendiamo dirigendoci verso il rifugio Del Freo.
Facciamo una sosta alla vicina sorgente per riempire le ormai prosciugate borracce e siccome il miosocio è un uomo crudele e non ha rispetto per gli anziani mi obbliga a riprendere la via, ripercorrendo il sentiero fatto precedentemente. il brutto è che dobbiamo subito affrontare una lunga e ripida salita, proseguire su facile e poi ritrovare un'altra salita tosta; va bèh da qui in avanti e passeggiata!
Bellissima escursione in ambienti sconosciuti, sicuramente  tragitti del genere non li troveremo mai affollati, qui tutt'al più si possono incontrare capre e mufloni, soprattutto mufloni. Escursione che personalmente la consiglierei solo se esperti di terreno apuano con piede fermo e con buon senso d'orientamento, le possibilità di assicurazione nella parte più impegnativa della cresta sono buone, sono invece scarse sulle cenge, comunque un
pò d'attrezzatura non è male averla, indispensabile il caschetto per l'elevato pericolo di caduta sassi.

alla prossima!
 

Foto escursione