22/05/2022 cresta Nord Nord-ovest della Roccandagia dal Passo della Tombaccia, Tambura da cresta Nord est


Il silenzio non si trova sulla cima delle montagne e il rumore non sta nei mercati delle città: ambedue sono nel cuore dell'uomo.
Lao Tse (VI sec a.C.)

 

 
Percorso: Campocatino (1000 mt.)-Passo delle Tombaccia (1350 mt.)-Cresta NNO della Roccandagia- Grondalpo (1672 mt.) Vetta della Roccandagia ( 1770 mt)-Cresta SO della Roccandagia-Sella Roccandagia (1630mt.) - Tamura (1890 mt.)- Passo Tambura (1620 mt) - Cave Formignacola - sent. 147 - CampoCatino

 

Come Arrivare : Da Lucca, percorrere la strada statale n. 12 in direzione del Passo dell'Abetone e, giunti a Borgo a Mozzano, girare a sinistra sulla strada statale n. 455 attraversando Barga e Castelnuovo Garfagnana. Arrivati nel paese di Camporgiano girare a sinistra seguendo le indicazioni stradali per Vagli Sotto e per l'Oasi, che si trova 2 chilometri dopo Vagli Sopra.


 INDICAZIONI STRADALI

 
 

Sentieri: 
177 Vagli di Sopra-Campocatino-passo Tombaccia-Carcarraia-passo della Focolaccia.
 
148 Passo della Tambura – Monte Tambura  - Passo della Focolaccia

147 Monte Tambura - Passo della Tambura – Cava Formignacola –CampoCatinoLO)

                         


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 8h
Classificazione: Alpinistica - Il terreno è tipicamente apuano, richiede piede fermo e attenzione costante -
Difficoltà tecnica 1 passo III, tratti di I e II, spesso esposta

Periodo consigliato:  Nel periodo tardo primaverile e in estate, sconsigliato in inverno con ghiaccio o neve e con  roccia bagnata.
 

Acqua: Vagli Di Sopra - Campo Catino - Al passo della Tambura ( non garantita)

Traccia gps     

 
Punti sosta: campo catino (Bar Ristorante La Buca dei Gracchi tel 0583/664020 cell 3398500873)

 

  Oggi ripetiamo un'avventura al di là del semplice escursionismo in montagna, qualcosa che ci avvicinerà moltissimo all'attività alpinistica: ci cimenteremo sulla difficile cresta nord/nordovest della Roccandagia, escursione già effettuata in passato ma oggi l'arricchiremo allungandoci sino alla vetta della tambura per la cresta nord/est, proviente, appunto, dalla Sella della Roccandagia  ed è la cresta più lunga e la meno semplice per salire alla vetta.
 Il monte Roccandagia (1770m) fa parte del massiccio della Tambura e si sviluppa a sud-ovest della cima principale, domina la conca di Campocatino è meno semplice a salire e riveste anche interesse alpinistico.  .

Siamo solo in quattro, queste attività è meglio farle in pochi.
Partiamo abbastanza presto, alle ore 7,00 per essere sul posto ad un'ora giusta per effettuare questa salita.
Risalendo la Garfagnana in direzione di Vagli di Sopra dopo due chilometri dall'abitato, seguendo le indicazioni, ci imbattiamo in uno di quei posti che mette in pace con il mondo; il luogo  situato nello splendido scenario delle Alpi Apuane, collocato e chiuso a nord dalle vette del Pisanino e a sud dal Sumbra, questa meraviglia è Campocatino sovrastato dalla maestosità del Roccandagia.
E' posto a 1000 mt. s.l.m.
è costituito da un grande prato originatosi da un antico bacino glaciale, nell'altipiano è ubicata una minuscola chiesetta ed alcune decine di case in pietra utilizzate un tempo come rifugio da pastori. Dal 1991 questo meraviglioso angolo di Garfagnana è divenuto "Oasi naturale della LIPU" in considerazione delle numerose specie di uccelli che vi vivono.
Prendiamo gli zaini con le attrezzature, imbrago, moschettoni e tutto quello che ci potrà servire per l'escursione; in realtà ci serviranno solo la corda da 60 mt.( in realtà noi abbiamo due mezze corde da 60) e gli attrezzi per una calata in corda doppia.
Attraversiamo il piccolo borgo e prendiamo subito il sentiero 177 che si inoltra su prati abbastanza ripidamente, l'erba molto alta e folta ci impedisce a tratti di vedere bene dove mettiamo i piedi.
Proseguiamo e mentre camminiamo una grossa serpe ci attraversa il sentiero, non sò chi dei due fosse più spaventato!
Il sentiero si inoltra nel bosco di faggi e ora è  più fresco, inoltre la salita si fa' più leggera in sostanza la camminata è decisamente più piacevole.
Continuiamo il cammino sino al passo della Tombaccia, che raggiungiamo in un'ora scarsa.
Il Passo della Tombaccia non è molto segnato bene, il segnale CAI c'è ma non è molto evidente lo troviamo sulla sinistra dietro un sasso, comunque vicino c'è un ometto di sassi.
Ci idratiamo e via si parte, iniziamo la cavalcata della cresta nord-nordovest della Roccandagia.
Ci inoltriamo tra alberi ma quasi subito si esce su paleo, non vi sono segni che indicano la strada ma è presente a tratti una traccia prodotta forse da animali.
Siamo su una cresta ma la sua ampiezza non la fa sembrare tale, arriviamo ad un primo affioramento roccioso lo saliamo brevemente ma poi lo si aggira, in basso sulla sinistra si vede la traccia, poi continuiamo su paleo, la cresta da erbosa comincia a diventare rocciosa e il paleo pian piano scompare.
fa' caldo ma comunque veniamo ripagati da una stupefacente vista sulla Tambura,  Pisanino e il Monte Cavallo.
La salita aumenta in modo molto significativo e siamo sulla vera e propria cresta, adesso si che ci si rende conto di ciò che ci attende.
Il paleo è terminato definitivamente e camminiamo su una cresta sassosa formata da placche da dove si staccano continuamente  delle scaglie, sulla nostra destra il salto di 700 mt. che dà su campo Catino. Veramente impressionante!
Ci fermiamo un attimo a guardare il panorama e coì con calma ci godiamo il panorama della conca di campo Catino e il lago di Vagli.
La cresta continua su lastroni con pendenza molto pronunciata, saliamo su un tratto molto liscio e quindi arriviamo alla famigerata "Trave".
La trave è una formazione squadrata sembra proprio una trave ma molto inclinata e la difficoltà è che bisogna proprio percorrerla appigliandosi sul filo di cresta, l'ultima volta ero sceso su una esigua cengia a picco sulla Conca di Campocatino ma visto l'evidente contrarietà del mio compagno di allora, questa volta decido di salirci sopra, per un tratto sono riuscito anche  a stare in piedi ma poi la vista vertiginosa del sottostante e  profondissimo strapiombo mi sono ritrovato a continuare a carponi; comunque è molto impressionante e adrenalinico. 
Superata anche questa difficoltà percorriamo un tratto ancora in cresta ma relativamente più tranquillo e poi raggiungiamo il Grondalpo un salto di 30 mt da fare con corda doppia, infatti qui è attrezzata una sosta per attrezzare la calata.
Questa calata da notizie prese qua e in la pare che si possa aggirare attraverso una cengia molto esposta che dà su Campocatino, i più optano per la più sicura calata in corda doppia! Noi siamo per la corda. Allestiamo la calata e uno alla volta scendiamo; la discesa deve essere " pilotata " verso la nostra sinistra in quanto la sosta ci spingerebbe verso destra (lato Carcaraia) rischiando di far pendolo e di finire su un pianoro molto scivoloso e difficile da risalire. Quindi ci caliamo lentamente cercando di mantenerci sulla nostra destra puntando alla crestina sottostante, veramente siamo scesi leggermente un pò di più raggiungendo un piccolo terrazzino, come detto noi di corda ne avevamo più che a sufficenza avendone due mezze da 60 metri.
Giunti in fondo non ci si trova su una bella piazzola ma bensì su terreno scosceso e composto da sfasciumi, ora la prossima difficoltà è lo "Spiaggione", una lunga placca molto inclinata che dà verso la Carcaraia. Tutte le volte che la guardo non posso non pensare  che sia il tratto più scosceso e quindi il più difficile e non nascondo che cerco qualche altra via per poter salire sino alla vetta ma inutile illudersi non ce ne è nessuna oltre a questa.
Dai partiamo questa è l'ultima difficoltà ma poi siamo in vetta!!Al contrario di altre volte, questa , so che  in realtà ci si ""cammina abbastanza bene"", tra virgolette, infatti troviamo una specie di esile esile cengetta, da fare con estrema attenzione, che ci permette di giungere all'ultimo risalto di un paio di metri, dovrebbe essere di II+ III, non sarebbe difficile se non per la parte strapiombante che fa tutto più rischioso, uno sbaglio ora che siamo quasi in vetta non è proprio augurabile, non che prima sia da augurarselo!
Sale prima Michele sfruttando dei vecchi chiodi che sono all'inizio, io mi assicuro con longe a due chiodi, meglio abbondare, poi ci recupera con la corda, grande!
Finalmente siamo sulla cresta anche questa esposta ma in confronto a quella percorsa è una passeggiata. Davanti a noi la Penna di Campo Catino, vorrei andarci ma vediamo che è molto scoscesa e franata, desistiamo e andiamo avanti.
Proseguendo sempre sulla cresta e proseguiamo alla Sella della Roccandagia. Tratto non difficile ma attenzione alla natura della roccia, viene via a scaglie, proibito scivolare!!!
Tutta la cresta sommitale è segnata con tratti azzurri ma comunque non è che ci sia tanta scelta!
Continuiamo naturalmente anche qui con molta cautela, la concentrazione non deve ancora calare specialmente nel tratto in discesa che porta alla Sella.
Alla Sella superiamo circa cinquanta metri di cresta molto aerea e affilata, a primo impatto viene pensato che sia molto difficile ma se ci si tiene sulla sinistra, sul versante di Arnetola per intenderci, si può affrontare agevolmente.
Una volta superata quest'ultima cresta ci troviamo alla Sella della Roccandagia, per raggiungere la nostra prossima meta, La Tambura, dobbiamo percorrere la cresta nord est della montagna, affrontiamo un primo risalto con passaggi di II°  che ci porta ad una sella, Verso Carcaraia, qui presenza di un "omino" dopo la selletta affrontiamo un altro risalto con le stesse, se non minori, difficoltà. Ora la cresta è facilmente percorribile e ci incamminiamo per la vetta che ben presto raggiungiamo(1890 mt.).
Facciamo una sosta ci riposiamo un po' ma riempiamo anche gli occhi e l'anima di tanta bellezza che ci circonda, ci godiamo lo spettacolo: panorama eccezionale, lo sguardo si rivolge a tutte le cime delle Apuane settentrionali, in particolare al Pisanino, la Roccandagia, il Cavallo e il Pizzo Maggiore, la valle di Vagli con il suo lago, alla Garfagnana, gli Appennini, la Versilia, il mar Tirreno e se fosse stato più limpido si potevano veder tutte le isole dell'arcipelago toscano. Quando decidiamo di ripartire scendiamo verso il passo della Tambura prendendo la cresta sud, la via più corta ma più ripida per raggiungere il Passo della Tambura, questa cresta corrisponde comunque al sentiero 148. Dalla vetta viene indicato come tempo un'ora per il passo ma noi lo raggiungiamo in 40 min. Una volta raggiunto prendiamo la via Vandelli dal Lato garfagnino, che si dirige verso le Arnetola. Abbiamo finito l'acqua e la nostra speranza è quella di trovarla in una vecchia captazione presso un casolare d'alpeggio ormai ridotto a rudere. Lo notiamo già dall'alto con i suoi due abbeveratoi ma sembra che d'acqua non ce ne sia. Percorsi alcuni tornanti raggiungiamo il sito e con nostra grande soddisfazione notiamo che dal tubo esce un po' d'acqua, quel tanto da poter rifornire le borracce, buona e freschissima.  Ora scendiamo più contenti, rinfrancati e rinfrescati da quella provvidenziale fonte, percorriamo la vecchia via Vandelli che da questo lato si presenta più ombrosa, cosa che non ci dispiace, ma anche più in cattivo stato. Percorriamo gli innumerevoli tornanti sino alle cave Formignacola da dove prendiamo il sentiero 147 che ci condurrà sino a Campocatino. Inizialmente il sentiero percorre lungo vecchi saggi di cava in piano ma ben presto troviamo un breve tratto attrezzato con cavo d'acciaio che richiede un minimo di attenzione, attenzione nel secondo tratto del cavo un chiodo è staccato, il cavo è stato legato ad un albero con un cordino, credo non sia consigliabile attaccarcisi con tutto il peso. Dalle cave un cartello indicava Campo Catino a un'ora e venti, noi ce ne abbiamo messo un'ora
 con un lungo traverso principalmente all'interno del bosco, senza particolari dislivelli.
Bel percorso alpinistico,  molto lungo, adrenalinico e con viste mozzafiato, stupenda la calata in corda doppia, un grazie sentito ai miei compagni d'avventura: Silvia, indomabile, Fabio e Michele quest'ultimi con perizia e conoscenza dei posti hanno fatto sì che questa uscita sia una di quelle da ricordare per sempre.

Alla prossima!
 

Foto escursione