12/09/2023 Vie di Lizza di Granarola, della Cardella e del Carchio

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In verità si può dire che l’esterno di una montagna è cosa buona per l’interno di un uomo.
(George Wherry)

Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso: Località Canalacci, sulla strada da Pariana ( Via Madielle), strada marmifera per cava Capraia, Lizza Granarola, lizza della Cardella, Lizza del Carchio, Pasquilio, strada marmifera e poi asfaltata per Parcheggio auto

 

Come Arrivare : In auto da Massa si può percorrere Via dei Colli, risalendo per circa 5, 6 km i tornanti che dopo la stazione termale di S. Carlo po’, conducono a Pariana. In alternativa, sempre in auto, si può percorrere Via Bassa Tambura e imboccare il località Capannelle, la Via Capannelle che porta direttamente al borgo di Pariana.Da Pariana seguire per Via Madielle sino al cartello indicatore Canalacci e prendere deviazione per cava Caparia, possibilità di parcheggiare su una piazzola all'inizio della strada, una max due auto, altrimenti su slarghi più avanti.

INDICAZIONI STRADALI
 
 

Sentieri: 
33  
  Pasquilio – Granaiola- Passo del Pitone – Passo della Greppia.  
 
140   Seravezza – Cerreta San Nicola – Pasquilio. 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 6,30h
Classificazione: EE - Con capacità d'orientamento ed esperienza di terreno Apuano

Periodo consigliato:  Si può considerare fattibile tutto l'anno, evitare con terreno umido, tratti molto scivolosi
 

Acqua: Una sorgente lungo il sentiero 33 poco dopo  la cava Granarola, deviazione sulla destra segnata con segni e triangolo rossi

Traccia gps              immagine traccia

 
Punti sosta: Nessuno

 

Abbiamo letto di antiche vie di lizza, lizze dimenticate da molto, che ormai non vedono anima viva passare da lì, si tratta di lizze nella zona Carchio. Le raggiungeremo dal versante massese dove sono presenti molte più cave, sigh!
Ci portiamo alla partenza attraverso Massa e raggiungendo il paese di Pariana poco avanti siamo alla strada di cava per Cava Capraia e appena troviamo uno slargo parcheggiamo. La strada sterrata in questione si trova sulla sinistra, proprio sull'indicazione stradale di Canalacci, appena prima viene anche indicata la cava Capraia.
Iniziamo a camminare immediatamente, l'aria è frizzantina e procediamo piacevolmente senza il caldo opprimente che ancora nel mese di settembre è sulla costa. Dopo un po' inizia ad essere anche monotona sempre su e giù su questa strada polverosa. Proseguendo abbiamo conferma della presenza del lupo; proprio sulla strada troviamo tre caprioli completamente spolpati, c'è rimasto solo le zampe e la testa, più avanti tre stomaci pieni d'erba, una vista non proprio piacevole ma d'altronde anche il lupo deve mangiare.
Continuiamo la monotona salita, alla nostra destra una bellissima parete e ci domandiamo se ci siano vie d'arrampicata, bho! Consultando la carta vediamo che si tratta della parete del Campaccio. Sappiamo vagamente che a destra dovremo trovare la partenza della lizza, cerchiamo un masso liscio con ometto. Ora si sà gli ometti sono manufatti aleatori di scarsa durata ma il masso liscio?? Bho noi non lo abbiamo visto! Il fatto sta' che ci siamo trovati al cancello della cava Capraia, al che ci siamo rigirati. Scendendo guardavamo costantemente sulla sinistra ma non vediamo un punto utile per salire. Troviamo però un torrione scuro a destra che ci era sfuggito salendo. La lizza sappiamo che dovrebbe essere nelle vicinanze. Non è che sia tanto evidente anzi per nulla. Studiando un pò il terreno poco più avanti del torrione, sulla destra c'è un canale e sulla destra di questo notiamo una massicciata come quelle delle lizze. Decidiamo di salire sin lì e poi vedremo. Questa è la lizza di Granarola, raggiungerla non è stato facile si devono superare rocce ripide, terreno friabile e con detriti, il muro della massicciata, inoltre, è abbastanza alto e per salire abbiamo usato i rami di un albero per aiutarci nel superarlo. Procediamo a sinistra ma ben presto termina tutto davanti al canale, non capiamo da che parte potesse continuare la via e decidiamo di prendere a destra. Cerchiamo di raggiungere il crinale che abbiamo sulla destra ma non è facile in quanto siamo su terreno boschivo con molti arbusti di stipa che rendono difficoltoso il cammino. Alla fine riusciamo a raggiungere il crinale e voltiamo ancora verso sinistra ricongiungendoci alla lizza. Adesso il tracciato è abbastanza evidente e il bosco ora è più rado, alcuni foro per piri ce confermano che siamo sulla via giusta.
Quando la via spiana un po' dobbiamo girare verso sinistra e infilarci in un tratto assi infrascato ma comunque si passa abbastanza bene. Usciti da questo boschetto abbiamo sulla nostra sinistra l'inizio di un crinale e a destra un pendio che sembrerebbe invitante ma si rivelerà invece errato. Dobbiamo girare a sinistra e superare il crinale, ci troviamo ad attraversare su paleo e poco sotto si distingue nettamente la lizza. proseguiamo e notiamo un pendio erboso da qui non distinguiamo niente che faccia pensare che la lizza potesse passare di li. Però la sua forma ci fa pensare che non è possibile che i cavatori non abbiano pensato di sfruttare un pendio del genere, praticamente un tratto di lizza già bell'e pronto; guardando, poi, in alto notiamo un ravaneto segno che lì sopra ci deve essere per forza una vecchia cava.
Saliamo verso questa su paleo ma quando ci è possibile sfruttiamo le rocce ben solide dove si procede più agevolmente. Raggiungiamo il ravaneto e in breve siamo alla cava Granarola. Facciamo una sosta per reidratarci, siamo sotto una bella pianta di faggio e all'ombra si sta' proprio bene. Ripartiamo e proseguiamo verso la nostra destra verso il crinale, sulla traccia un rudere di edificio a servizio della cava. Crinale che non raggiungiamo subito in quanto ci immettiamo sul sentiero CAI 33 ( Pasquilio - Passo della Greppia), stiamo procedendo sotto il Passo e monte Focoraccia .
La zona sopra, ma soprattutto sotto di noi è molto bella con prati che scendono dolcemente, vi sono numerose testimonianze di un tempo quando quassù venivano portate le greggi. Proprio un bel posto.
Sul sentiero , dopo pochi minuti sulla sinistra si notano dei segni rossi che conducono ad una captazione dell'acqua. Proseguiamo ancora sul 33 sino ad un primo crinale da dove sulla sinistra parte una traccia non segnata che sale sul crinale. Noi prendiamo per questa preferendo proseguire per cresta, cresta non esposta ma ben più panoramica; in alternativa si potrebbe seguire su 33, probabilmente più comodo, sino sotto le pareti del Carchio dove si distingue dal basso un edificio cadente, lì c'è il Passo della Cardella.
Raggiungiamo da crinale il Passo posto appunto su questo tra Focoraccia e Carchio; qui c'è posto un cippo marmoreo in ricordo della guerra partigiana, infatti tutta la cresta Folgorito - Carchio fu a lungo confine tra l’Italia liberata e quella occupata dai nazi  fascisti. Poco avanti ci sono i ruderi di una costruzione e poi una cava abbandonata molto panoramica sul Carchio e sulla cresta che lo unisce al Folgorito.
Dopo una breve pausa prendiamo a scendere nel versante interno, quello del Serra, nel comune di Seravezza. Prendiamo quello che rimane della lizza, poco, è più che altro un ripido canale che scende verso valle, sulla sinistra idrografica c'è una traccia anche a tratti marcata ma poi si infrasca e comunque ritorna verso la lizza, infatti una volta raggiunta la attraversiamo e ci portiamo sotto la parete seguendo sulla destra il canale che ora prosegue verso la valle del Serra. Qui abbiamo avuto un po' di difficoltà a trovare la giusta direzione ma alla fine è diventata ovvia, abbiamo preso l'unica direzione che ci permetteva di proseguire; in pratica abbiamo aggirato a destra e seguito su rocce per poi ritrovare la lizza, almeno per un po'. Seguiamo sempre costeggiando le pareti sovrastanti ma da qui la lizza non è più intuibile. Guardando tra gli arbusti vediamo che oltre c'è un canale con placche scure e poi un grandissimo ravaneto, frutto dell'escavazione selvaggia del Carchio. Dobbiamo andare verso il canale, un po' delicato scenderci, per attraversarlo non ci sono grosse difficoltà ma comunque da fare con prudenza. Dalla parte opposta siamo sul ravaneto. Questo ravaneto a messo a dura prova le caviglie e le gambe, pare dotato di vita propria è in continuo movimento e ad ogni passo scivolano a valle notevoli quantità di ghiaione, sopra di noi la verticale parete del Carchio. Deviamo quando siamo all'altezza di alberi, li raggiugiamo, per evitare di continuare ad attraversare il ravaneto. La scelta è stata giusta perché proseguendo un po' in diagonale raggiungiamo la lizza del Carchio, o quello che ne resta. Si prosegue su pendio erboso e in breve siamo alla lizza. Inizialmente vi è un tratto franato e sembra un tunnel che ne sia crollata la volta, in realtà è franata la parte centrale della lizza, poi abbiamo un tratto di lizza molto inclinato, poco alla verticalità, e ben conservato. Superato il tratto ci troviamo in un intaglio, pensiamo artificiale, e superatolo giungiamo alla focetta nuovamente sul crinale. Prendiamo a sinistra per vecchi sentieri di cava a tratti scalinato. Avremmo dovuto scendere verso il sentiero 33 ma complice il pensiero che ormai l'escursione volge al termine ci siamo distratti e abbiamo preso verso il Folgorito, precisamente verso la sella ai piedi del monte dove è stato posto un cippo marmoreo con la scritta: Linea/ gotica/settembre 1944/aprile 1945. Posto interessante ma non ci va' di allungare per poi tornare indietro, sotto di noi vediamo la strada sterrata che corrisponde al 140 e quindi decidiamo di scendere tra paleo e detriti, in stile ravanata, fino a raggiungere la strada. Questa strada ci porta abbastanza monotamente verso il piazzale del Pasquilio. Dal piazzale prendiamo una strada sempre sterrata posta al centro tra la via asfaltata che sale da sud e il sentiero 33 da nord - est, quella al centro tra il 33 e l'asfalto. Seguiamo questa strada per un bel pò sinché non raggiungiamo la strada asfaltata, la stessa che abbiamo percorso con l'auto al mattino. Camminiamo ancora almeno per una quarantina di minuti, superiamo un acquedotto o captazione d'acqua, appena dopo abbiamo sulla nostra sinistra il cartello indicatore di Canalacci, sulla destra una sterrata, è la nostra, in pochi minuti siamo all'auto.
 Bella escursione in territori scarsamente conosciuti su vecchi tracciati ormai nell'oblio, siamo stati ben contenti di aver avuto l'occasione di poter camminare su tracce che purtroppo avranno vita breve, già ora ci vuole un bell'orientamento per potersi districare tra la vegetazione che sta' riprendendosi il territorio.

Alla prossima! 
Foto escursione kk