17/07/2023 Cenge dei Partigiani Basse - Mura del Turco

Cenge dei Partigiani
Chiamate in questo modo perché furono usate nella seconda guerra mondiale dai partigiani come vie di fuga nella loro lotta contro l’invasore nazi-fascista. Si trovano nel versante occidentale del Pizzo delle Saette, conosciuto come Mura del Turco, lungo un sentiero che si diparte da quello principale per il Calare della Pania.
( Dal sito Escursioni Apuane )
Io personalmente, dopo aver percorso il sentiero, sia queste che quelle alte,  mi sono chiesto se effettivamente i partigiani, con armi e magari zaini ingombranti lo potessero affrontare, se lo facevano dovevano conoscerlo molto bene, in questo caso è sicuro che i militari tedeschi avrebbero avuto grosse difficoltà ad inseguirli, bhà quale sarà la verità!!!

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Percorso: Colle a Iapoli, Passo dell'Alpino, Foce di Mosceta, sentiero 126, dopo i Tavolini si prende traccia sentiero dei Pisani, Callare del Pizzo, Pianizza, Croce di Petronio, Cenge Basse dei Partigiani, Canale del Serpente, sentiero 126, Foce di Mosceta, poi a ritroso sino a Colle a Iapoli

 

Come Arrivare : Da Seravezza si prosegue sulla strada provinciale per Castelnuovo Garfagnana, si oltrepassa Ruosina (3,8km), più avanti si prende la deviazione a destra per il fondovalle in direzione Stazzema.
Si arriva a un bivio (6,2km) vicino alla sede del municipio che a destra porta a Stazzema, invece a sinistra porta a Cardoso che si raggiunge in pochi minuti (8,6 Km), da qua si continua verso Volegno e poi Pruno (9,8km). La strada termina presso un ampio parcheggio alla base del borgo.

INDICAZIONI STRADALI
 
 

Sentieri: 
122  Pruno – Le Caselle – Passo dell’Alpino.
 
 9  Levigliani – Le Voltoline – Passo dell’Alpino – Foce di Mosceta – Col di Favilla – Isola Santa.

126  Foce di Mosceta – Gorfigliette – Colle della Pania – Foce del Puntone – Rifugio Rossi alla Pania

                         


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 7h
Classificazione: EE

Periodo consigliato:  Per l'escursione è indispensabile la totale mancanza di vertigini ed avere una certa conoscenza del terreno delle Apuane, sicuramente da non effettuarsi con terreno bagnato o umido ma con previsioni meteo di assoluto bel tempo.
Attenzione, tratti esposti e fuori sentiero, evitare se non si conosce la zona, necessita di buon senso di orientamento.
Questo è un itinerario impegnativo, per escursionisti dal piede sicuro e che non temono il vuoto; da evitare con terreno bagnato.

 

Acqua: Foce di Mosceta

Traccia gps             immagine traccia

 
Punti sosta: Rifugio del Freo a Mosceta

 

In questi giorni nella piana le temperature sono previste con punte di trenta gradi e più, mentre migliaia di persone si riversano in quel carnaio della riviera noi pensiamo bene di frequentare posti più freschi e meno affollati.
Nei giorni scorsi abbiamo preso in considerazione diverse mete ma alla fine la scelta è caduta su un percorso non conosciuto ai più, si tratta della Cengi dei Partigiani Bassa nel versante occidentale del Pizzo delle Saette.
" I versanti Nord occidentali del gruppo delle Panie, compresi fra la Pania e il Pizzo delle Saette, presentano un aspetto aspro e dirupato con profondi canali e salienze rocciose di una certa imponenza. Questa zona prende il nome di Mura del Turco; lungo di essa non esistono sentieri tracciati, tuttavia, se si è in possesso di senso di orientamento e sicurezza nella marcia su terreni impervi, è possibile attraversare a mezza costa l'intero versante fino a portarsi sulla cresta nord del Pizzo delle Saette ( noi faremo nel senso opposto). Nella parte alta del versante esistono una serie di cenge che si raccordano in alto con la spalla del Pizzo delle Saette: sono le così dette cenge dei partigiani. ( da Le montagne irripetibili di Girolami - Perna).
Noi prenderemo per esili cenge che passano al di sotto e che attraversano le Mura del Turco.

Partiamo di buon ora, le 06,00, per evitare un pò di caldo e ci dirigiamo verso
il paese di Pruno, da questo meraviglioso paesino parte il sentiero (segnavia 122) che conduce alla Foce di Mosceta ed al Rifugio Del Freo (in poco più di 2 ore). Provenendo dalla vallata di Seravezza si devono seguire le indicazioni per Cardoso, raggiunto il paese si svolta a sinistra e si prosegue per Pruno, l’ultimo paese della vallata. Poco prima del paese imbocchiamo una ripida strada asfaltata a sinistra, successivamente diventa sterrata non sempre in buone condizioni, che conduce fino ad un piccolo spiazzo dov’è situato un serbatoio del servizio antincendio boschivo, siamo a Colle a Iapoli (820 m.). Qui si deve necessariamente lasciare l’auto e proseguire a piedi lungo l’unico tracciato presente; se non si vuol fare del "fuoristrada" è possibile proseguire per Pruno, parcheggiare nell’ampio parcheggio all’inizio dell’abitato, e proseguire a piedi imboccando il sentiero 122 che inizia proprio dalla piazza centrale del paesino.
Proseguendo sul 122 dopo circa quindici minuti di cammino, si incontra il bivio, segnalato, per il rifugio U.O.E.I. "Alla Fania"; noi proseguiamo dritto, tenendosi sulla sinistra,  dopo circa mezz’ora si raggiunge il  Passo dell’Alpino (941 m.) da dove godiamo di un invidiabile panorama sulle vallate del Cardoso e di Levigliani e volgendo lo sguardo a 360° si spazia dalla riviera versiliese, notiamo bene le isole dell’ arcipelago toscano sino alla Corsica, poi le 5 Terre, le Alpi Marittime e la maestosità delle Apuane con in primo piano il Corchia, il massiccio della Pania, il Forato, il Procinto.
Proseguiamo ora sul sentiero 9 superiamo la bella marginetta ed entriamo in un fittissimo bosco di abeti, frutto di un intenso rimboschimento e al suo termine giungiamo alla Foce di Mosceta (m. 1182) .
Guardando a sinistra vediamo il vicino rifugio del Freo del CAI di Viareggio sotto il monte Corchia, noi invece prendiamo sulla destra sul sentiero n° 126  importante snodo di sentieri, sentiero per la vetta della Pania.
Giungiamo ad un boschetto dove si gode un pò d'ombra, lo oltrepassiamo e iniziamo a salire per numerosi tornanti, guardandoci intorno vediamo  il Sumbra e il vicino Fiocca, in basso la valle di Mosceta sovrastata dalla mole del Corchia, in lontananza uno spicchio di mare.
S
aliamo in diagonale sulla sinistra il pendio della montagna, giungendo poi ad un pianoro detto delle Gorfigliette o Caccolaio a  quota 1407  dove si trova una piazzola per l'atterraggio degli elicotteri di soccorso.

Continuiamo poi a destra e a sinistra lungo il pendio su un tratto più erto attraversando un breve canale e giungendo ad una zona più dolce detta I Tavolini.
Continuiamo a salire, davanti a noi il ripido sentiero, sulla sinistra le ripide pareti del Pizzo delle Saette dove notiamo numerosi daini.
Il sentiero diventa più roccioso e meno sfasciumi, si cammina meglio! La vista si apre ancora di più su gran parte delle apuane Meridionale sino al mare, unico spettacolo della natura!!
Prendiamo verso la cima e giungiamo ad un piccolo tratto pianeggiante, proprio breve, con una formazione rocciosa squadrata e da qui il nome del posto " I Tavolini" . Poco più avanti, su una curva, troviamo un " omino" che ci indica dove prendere una vecchia traccia di sentiero che porta sul crinale dove troveremo il sentiero che scende dal Pizzo delle Saette verso la Pianizza.
Imbocchiamo la traccia che non c'è, attraversiamo un ravaneto e una volta attraversato ci troviamo tra alto paleo, alcuni ometti ci aiutano nel trovare la direzione, proseguendo troviamo sulla nostra sinistra quello che resta di un vecchissimo bivacco usato dai primi rocciatori che si cimentavano su queste pareti, oggi non ne rimane niente si nota solo il solaio in cemento. Salendo la traccia diventa più evidente e prosegue per roccette sino a raggiungere la cresta che congiunge la Pania della Croce al Pizzo delle Saette, il Callare del Pizzo delle Saette.
Affacciandoci sul versante opposto è impressionante la vista sulla profondissima Borra di Canala e l'altipiano della Vetricia, verso est la caratteristica sagoma dell'Omo Morto che sovrasta il caratteristico rifugio Rossi.
Scendiamo seguendo la cresta, qui abbastanza larga, sino ad incrociare il sentiero sulla nostra destra che scende nella Borra di Canala e
 la Pianizza e lo imbocchiamo.
Scendiamo tra molti detriti e siamo aiutati da dei segni azzurri, questo sentiero porta verso il rifugio Rossi passando dalla Focetta del Puntone, noi lo seguiamo quasi sino in fondo ma ad un certo punto deviamo a sinistra, abbiamo costruito diversi omini dalla durata incerta, transitando su grossi blocchi precipitati dalle pareti del Pizzo delle Saette. Qui se non si conosce da dove passare è quasi impossibile sapere da dove prendere, noi abbiamo continuato a piazzare qualche ometto, altri ve ne erano già fatti.
Proseguiamo quindi da ometto a ometto e comunque ci teniamo abbastanza alti puntando ad una evidente sella erbosa verso nord.
Visto i pochi punti di riferimento non garantisco sulla precisione del racconto che magari ora è meno preciso, unico evidente punto di riferimento sarà la croce di petronio che scorgeremo tra poco.
Attraversato il grande ravaneto raggiungiamo la sella erbosa sulla cresta nordest del Pizzo, ci dirigiamo verso destra scrutando verso ovest su una cresta poco lontano notiamo la famosa Croce di Petronio. 

Prendiamo un sentierino nell'erba, erba così folta ed alta che nasconde il tracciato già labile di suo. Traversiamo per pendii erbosi esposti per il versante Nord della montagna, fino a raggiungerne la cresta Nord-NordOvest arrivando  poco al di sotto della croce (dedicata a Sergio Petronio qua morto il giorno di Natale del 1951 in un tentativo in solitaria). La croce è facilmente raggiungibile, e si trova in un luogo veramente aereo e affascinante.
Dalla Croce se saliamo la cresta sulla nostra destra si prenderebbero le cenge Alte dei Partigiani, noi invece dobbiamo prendere quelle basse e quindi scendiamo dalla parte opposta seguendo la cresta brevemente, sino a trovare a sinistra un canalino che si affronta senza difficoltà giungendo nel versante ovest su una lunga cengia erbosa e assai aerea, una traccia ci sarebbe ma il lussureggiante paleo ci ostacola la vista ma afferrandolo è come avere una corda a disposizione: benedetto paleo. Traversiamo verso sinistra, unica direzione che si può prendere, a mezza costa puntando una dorsale che raggiungiamo ma non prima di aver attraversato un punto detritico. Non dobbiamo superarla aggirandola ma dobbiamo salire su un pendio ripido ed erboso che ci conduce ad un'altra sella della stessa dorsale

Continuiamo sempre nella stessa direzione avendo come target un'altra dorsale riconoscibile da un torrione roccioso. Adesso ci vuole ancor più senso d'orientamento.
Qui prendiamo a scendere sempre su paleo tenendoci verso sinistra, se ci spostiamo a destra entriamo nel pieno del canale del Serpente, sulla sinistra puntiamo ad un alberello e costeggiando rocce
dove sembra ci sia una traccia probabilmente per l'erosione dell'acqua. Continuiamo a scendere e lasciamo sulla destra un ripido canalino, canalino che si percorre per la salita al Pizzo delle Saette dalla Cresta del Serpente. Scendiamo ancora sino a raggiungere un punto esposto sulla cresta Ovest Nord Ovest che va' attraversato mettendo "il culo di fuori". Io l'ho sempre chiamata la Porta del Gendarme.
Una volta valicato la porta siamo su bellissime placche scanalate dall'erosione dell'acqua, la attraversiamo portandoci verso il basso del Canale Centrale e puntando ad una cengia riconoscibile come una debole traccia verde quasi continua è comunque sulla parete della montagna tutto a sinistra.
La raggiungiamo e grazie ad una corda ci facilita la salita sino alla cengia, la corda è più utile per scendere dalla cengia piuttosto che salirla.
Ormai stiamo quasi per uscirne e il sentiero 126 è vicino.
Proseguiamo su detriti e attraversiamo facili roccette, ormai non c'è la minima traccia ma comunque basta proseguire in linea più o meno retta sino ad uscire da un boschetto di faggi contorti e sulla nostra destra in basso vediamo il vicinissimo sentiero 126, siamo tra il boschetto sul sentiero e le Gorfigliette.
Scendiamo più rilassati e facciamo una sosta nel boschetto per mangiare qualcosa. Poi non ci resta che riprendere il cammino verso la Foce di Mosceta da dove con prima il sentiero 9 e successivamente il 122 torniamo a Colle a Iapoli dove recuperiamo l'auto

Anche questa escursione è terminata ma siamo infinitamente contenti per ciò che abbiamo goduto, vorrei che tutti provassero quello che abbiamo provato noi magari per un giorno lasciare la spiaggia e muovere le gambe, si faticando ma godendo di spettacoli che nessuna televisione al mondo potrà mai riprodurre e consentitemi un messaggio a coloro che sono sfiduciati nella vita: " aprite gli occhi gente, il mondo e pieno di meraviglie, non vi stancate di cercarle!"

Alla prossima! 

Foto escursione