05/04/2023 Cimetta e Serra Cocca

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Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
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Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso: Gronda (MS), circa 1,5km direzione Resceto, via per la cava Cimetta, Cava Cimetta, Cimetta, Serra Cocca(?), Monorotaia, Sentiero dei Cavatori, monorotaia, Renara, Gronda.

 


Come Arrivare

 Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine, si lascia a sinistra la deviazione per Casania e subito dopo si trova la deviazione a destra per Renara, prima di arrivare all’abitato di Gronda, si prosegue pe rcirca 1,5 km.

 INDICAZIONI STRADALI
 

   Sentieri percorsi  nessun sentiero segnato

 
 
 
 

               

Tempo di percorrenza: 8,00h  EE allenati
Acqua: Non se ne trova lungo il percorso
Periodo consigliato:  Può essere percorso tutto l'anno, sconsigliato anche solo con terreno umido

Traccia  -   Traccia GPS

 
Punti sosta:

Nessuno

 

Per prima cosa vorrei precisare, per evitare inutili polemiche, che per questa escursione che viene definita alla Serra Cocca corrono delle Voci che non sono riuscito, per il momento, a verificare che quella lunga cresta non sia la Cocca. Io in questo mio racconto Continuerò a chiamarla così, anche perchè in molti la conoscono per tale. Il toponimo Serra Cocca Pare, e specifico pare, venga citato da E. Medda nel volume le cave di Massa. Conosco Medda dai suoi scritti e non mi sembra uno sprovveduto e che le cose se le inventi, comunque continuerò le ricerche.
Ora veniamo a noi, abbiamo trovato una relazione su questo posto e ci ha incuriosito, appena viene fatta la proposta è subito accettata; siamo in cinque e ci portiamo in un punto un pò complicato da trovare tra Gronda e Resceto. Oltrepassiamo il borgo di Gronda per circa 1,5Km sulla destra troviamo un piccolo slargo su erba lungo il fosso di Resceto, un pò prima al di là del fosso ci sono delle baracche. Pensiamo sia qui ci guardiamo attorno e poco più avanti dove abbiamo lasciato l'auto è visibile uno stradello in parte invaso dalla vegetazione, comunque è ancora ben leggibile, si nota che una volta doveva esser ben più largo di come si presenta. Attraversiamo il Fosso di R. e prendiamo quello che rimane di una via con massicciate comunque a tratti ancora ben conservata, la strada ci porta a i piedi di un enorme ravaneto, un vero mare di sassi, ci sconforta un po' perché sappiamo cosa vuol dire camminare su tali pietraie sono sempre instabili e con equilibrio precario. Da qui inizia il Canale del Fecorino. Iniziamo la salita e con sollievo ci rendiamo conto che non è così i massi sono abbastanza fermi e proseguiamo senza grossi sforzi. Sono presenti molti "ometti" che puntualmente li seguiamo. Seguendoli ci portiamo sulla nostra destra, sinistra idrografica, e troviamo una sorta di traccia che entra nel bosco, prosegue tra gli alberi e il ravaneto. Al culmine del ravaneto, ovviamente siamo alla vecchia cava della Cimetta, appena sotto la Sella della Cimetta, non servirebbe salire alla Sella ma noi siamo curiosi e saliamo facilmente i pochi metri che ci separano. Oltre la sella ancora alcune piccole  cavette, vediamo un ometto, può darsi che si possa aggirare la Cimetta anche da qui ma non siamo sicuri quindi proseguiamo su quello che abbiamo letto. Scendiamo di nuovo dalla Sella Cimetta entriamo nella cava e ci dirigiamo a sinistra, scendendo dalla sella a destra, dove intravediamo una debole traccia, aggiriamo il costone e adesso notiamo meglio il vecchio sentiero dei cavatori con qualche gradino. Qui dobbiamo fare attenzione perché camminiamo su sentiero a bordo del vuoto e non è che sia molto largo inoltre dobbiamo fare attenzione a non andare sull'umido perché molto scivoloso; il punto più delicato è quando giungiamo ad una placca apparentemente assai difficoltosa da attraversare, noi ci abbassiamo un po' e troviamo un punto con qualche buon punto per i piedi e anche dove poggiare le mani. Superata questa, prendiamo un ripido sentiero un po' rotto ma  ancora gradino che aiutano il proseguo. Giungiamo ad una selletta sotto la Cimetta dove c'è un bel panorama sia sulla valle di Renara che verso le Apuane Settentrionali, dal Sagro al Grondilice. Alcuni di noi decidono per una variazione e salire dalla Cimetta: il percorso non è segnato ma è evidente, si prosegue lungo la cresta leggermente esposta, poi affrontiamo un ultimo tratto dove è richiesto di più l'uso delle mani (I°) sino alla vetta, caratterizzata da un grosso masso che per salirlo bisogna fare alcuni passi di II° .
Ricongiunti riprendiamo il cammino prendendo una traccia davanti a noi che avanza nel bosco, tranquilla e ben presto arriviamo ad una vecchia cava. Qui ci siamo dovuti un po' orientare non era molto chiaro in che direzione prendere, consultando le cartine si è capito che alla nostra sinistra c'era la dorsale del Poggio Brunazzo, quindi per forza di cose quella che interessa  a noi è quella che sale dalla sella appena sopra il taglio di cava. Se a sinistra c'è il Brunazzo questa è la Serra di Cocca, con le dovute riserve sul toponimo, come detto sopra. Indossiamo il caschetto e iniziamo a salire su per la cresta, molto bella con buona roccia ma anche con tratti smossi, quindi dobbiamo fare attenzione a non far cadere sassi. E' molto ripida a divertente infine giungiamo dove le due creste del Brunazzo e della Cocca si uniscono nel punto tra il Canal Fecorino e i Piastriccioni. ora la relazione che avevamo non è molto chiara, anzi per noi non risponde a ciò che abbiamo davnti, secondo la relazione dovrebbe proseguire con minore pendenza sino ad un ripiano con riparo pastorale, noi con tutti i nostri sforzi non abbiamo visto niente del genere, può darsi che siamo duri noi.......nooooooo! Va beh, davanti a noi abbiamo ancora la cresta con due risalti  decidiamo di andare a vedere come si possa fare, iniziamo a salire il primo seguendo il filo ma anche a tratti scendendo e aggirando quando verso destra quando verso sinistra, a sensazione, lo stesso per il secondo. Arriviamo ad una selletta dove un branco di capre sta' pascolando pacificamente e sembrano un po' scocciate del nostro arrivo. Non ci resta che proseguire sulla cresta ora più ampia andando verso destra, oppure si posso seguire delle tracce, probabilmente di animali che salgono su per il paleo per poi arrivare ancora una volta sul crinale, proseguiamo ancora e raggiungiamo una selletta erbosa, guardando sotto di noi vediamo il Canale del Chiasso con la Monorotaia, in particolare la vecchia casa dei macchinari. Dalla relazione si dovrebbe continuare sino a trovare il sentiero 160 e poi per 165 raggiungere Resceto, oppure sempre dal 160 scendere dalla parte opposta e raggiungere la monorotaia. Noi decidiamo di raggiungere la monorotaia scendendo dall'invaso che scende dalla sella. Scendiamo prudentemente perché è molto ripido e su paleo secco, arriviamo ad un ciglio e scrutiamo bene ciò che vi è sotto, si può ancora scendere ora su ancora più ripido ma il paleo ci aiuto fornendoci forti appigli. Giungiamo, però, dove il canale diventa troppo ripido, impercorribile, allora ci spostiamo sulla sinistra superando una spalla rocciosa e prendiamo riferimento  un rudere da dove parte un piano inclinato che scende alla monorotaia. Si prosegue cercando il percorso più facile, passiamo alcuni ravaneti e giungiamo in quello che è un canaletto appena sotto il rudere, lo percorriamo e in breve scendiamo sino a raggiungere la monorotaia non lontano dalla casa dei macchinari.

MONOROTAIA DENHAM
Conosciuta anche come lizza meccanica dell’alto di Sella, o via di lizza di Piastreta, dal toponimo del versante marmoreo del monte Sella che precipita per oltre 500 metri.
È una delle più lunghe vie di lizza della Apuane (circa 3500 metri) ed è quella che supera il dislivello maggiore: 1270 metri.
Dalla Cava Ronchieri (1580 metri), anticamente cava Denham, portava in basso a Renara al vecchio poggio di carico (310 metri).
La particolarità di questa via di lizza è il sistema di progressione del carico di marmo che avveniva su un carrello frenato, la
“macchina di Denham”, lungo una monorotaia, in parte ancora esistente.
Charles Denham, ingegnere inglese, fu proprietario delle cave negli anni venti ed ideatore del sistema di discesa, attivo dal 1922 al 1936, quando Denham, in conseguenza delle sanzioni economiche imposte all’Italia a causa dell’invasione dell’Etiopia, fu costretto a lasciare i suoi affari italiani.  ( dal sito https://www.escursioniapuane.com/SDF/MonorotaiaDenham.html )

Ci riposiamo un po' e mangiamo qualcosa, ci vuole, ma poi è inutile indugiare, ci aspetta ancora molta strada e per di più sulla ripidissima via di lizza della monorotaia.
Iniziamo a scendere in fortissima pendenza ma invece di seguire il percorso della monorotaia prendiamo il vecchio sentiero dei cavatori e dei resti della lizza della Piastrella, questo sentiero non è molto conosciuto ma è comunque segnato con bolli rossi. scendiamo su questo tratto tra sfasciumi, ogni tanto si notano degli scalini, siamo sul ripido e dobbiamo fare attenzione per il brecciolino che abbiamo sotto i piedi, davanti a noi si pone il monte Pelato, che a dir la verità lo abbiamo avuto a vista quasi tutta la mattina, dietro l'Altissimo. Superiamo una curva ben marcata ed un pò esposta, zig zaghiamo su paleo, proseguiamo su canalini, più in basso un lastrone enorme sembra scivolato da chi sa da dove forma una specie di riparo, poi il sentiero piega decisamente a destra e sbuchiamo sull'ultimo tratto della monorotaia.
 

Il Sentiero dei Cavatori era inizialmente parte della Via di Lizza dei Bagnoli che iniziava dalle cave omonime, a 1610 metri di quota e passava dalla Focola del Vento per scendere poi a incrociare la via di lizza Ronchieri (poi Denham) poi scendeva a sinistra del crinale divisorio tra il Fosso del Chiasso e quello della Piastrella, per poi inserirsi in quello del Chiasso, qua dove ora inizia il Sentiero dei cavatori. In seguito la via di lizza fu trasformata in sentiero scalinato, usato dai cavatori per evitare le pendenze elevatissime della lizza del Chiasso. ( sempre dal sito Escursioni Apuane)

Percorriamo infine l'ultimo tratto, il più degradato, sino a raggiungere il poggio caricatore e per vecchia strada a tratti anche cementata, pochi, comunque facilmente percorribile sino a raggiungere il canale della Buchetta dove l'impeto dell'acqua ha eroso violentemente la via ma rendendo suggestivo la creazione di tante piccole vasche con acqua limpida e fresca di un bel colore verde azzurrino. Riappare la via adesso ben cementata con scolo centrale per lo scarico delle acque, con questa siamo a Renara dove scambiamo un po' di parole con il pastore che qui ha il gregge. ma poi prendiamo la strada percorribile in auto, da prima sterrata  poi asfaltata per raggiungere il paese di Gronda e da qui raggiungere la nostra auto. questo ultimo tratto su asfalto è stato il più noioso, sapremo poi che si tratta di circa cinque km.

Ciao, alla prossima               

Foto escursione