| In cerca di refrigerio, 
			si spera, decidiamo per una bella escursione sull'Appennino Tosco 
			Emiliano, sul monte Alto dal Passo del Cerreto. 
			Alla Prossima!Questo itinerario non è su larghi 
			crinali e grandi prati come spesso accade in Appennino ma piuttosto 
			è uno dei percorsi più impegnativo su questa parte dell'Appennino. 
			Suggestivo e spettacolare con tratti per niente banali. Andremo a 
			percorrere la cresta sud est del monte Alto sul sentiero 00, 
			sentiero di crinale. Una lunga e ertasalita a tratti affilatissima e 
			molto esposta, che obbliga ad alcuni brevi tratti di arrampicata, ma 
			che offre panorami aerei ed estesissimi. La discesa dal Monte Alto 
			al Passo di Pietratagliata è comunque malagevole e impervia, con 
			altri brevi passaggi su roccia.
 Iniziamo l'escursione partendo dal 
			bar/ristorante posto proprio sul Passo, imbocchiamo il sentiero 00 
			inizialmente in una faggeta e poi usciamo in una zona aperta e 
			prativa, il sentiero risulta comodo e ben tenuto, vi è stata 
			ricavata anche una pista ciclabile per MTB e quindi assai livellato. 
			Procediamo 
			al fresco nel bosco di faggi con disinvoltura, infatti con pochi 
			dislivelli, la camminata ha della passeggiata. Il bosco ogni tanto 
			lascia delle aperture che ci permettono anche di osservare il monte 
			Alto.
 Attraversiamo una vasta area  prativa punteggiata da 
			piante di ginepro e mirtillo, davanti a noi la ripidissima cresta 
			che dovremmo salire del Monte Alto e sulla nostra destra Il Succiso 
			e il Casarola.
 Giungiamo al Passo dell'Ospedalaccio, frequentato 
			fino dai tempi più remoti. Infatti questo storico valico appenninico 
			era frequentato già in epoca preistorica: lo attestano diversi 
			reperti che vi sono stati rinvenuti. Il toponimo  pare sia dovuto 
			alla remota presenza in questi luoghi, in epoca medioevale, 
			dell’ospizio di S. Lorenzo delle Cento Croci.
 E' proprio 
			sull’attuale confine tra la Toscana e l’Emilia e vi si trova ancora  
			un altro reperto storico: si tratta di un cippo del periodo 
			napoleonico e segnava il confine tra impero francese (Toscana e 
			Liguria) e Regno d’Italia (Repubblica Cispadana). Tale reperto era 
			stato abbattuto ed è rimasto nascosto per anni nel bosco , vi è 
			incisa la dicitura Empire François.
 Il Passo 
			dell'Ospedalaccio è posto su un incrocio, noi tralasciamo la strada 
			sterrata e procediamo a sinistra su sentiero inizialmente tra faggi. 
			Si l ascia a destra il sentiero principale per le Sorgenti del 
			Secchia  e si continua dritti lungo la poco evidente traccia 
			con segnavia 00. Il sentierino sale ripidissimo, lungo la massima 
			pendenza, costeggiando una recinzione e tenendosi ai margini di un 
			incavato canalone erboso. Più in alto si inerpica con strette svolte 
			tra erba e massi, offrendo panorami sempre più vasti.
 Sin ora abbiamo camminato su terreno 
			comodo e piacevole ma da qui il sentiero si inerpica verticalmente  
			e capiamo già da subito che sarà molto dura, nel giro di pochissimo 
			dovremo superare un dislivello di 500 mt.
 Ci troviamo a camminare sempre più spesso 
			su roccette e detriti attraversando pietraie e gradini rocciosi. Si 
			giunge quindi all’inizio della cresta sud-est del Monte Alto, da cui 
			si apre un’impressionante vista aerea sulla conca delle Sorgenti del 
			Secchia. Si piega a sinistra, tenendosi sul lato meridionale del 
			crestone, tra erba e roccette, quindi ci si porta sul filo con 
			facile arrampicata e si scavalca una piccola cima rocciosa con un 
			passaggio esposto. Alternando tratti di cresta ampia ed erbosa e 
			tratti rocciosi più sottili, si scavalcano alcune elevazioni 
			intermedie, poi si supera la breve ma ripida salita che porta sulla Tecchia dei Corvi (1856 m).
 L’esile cima, che offre un bel 
			panorama aereo, non presenta segnali di vetta se non una scritta su 
			un sasso. Spesso viene 
			semplicemente citata come “anticima sud-est” del Monte Alto. Qui inizia la parte più impegnativa del percorso. Si scende 
			brevemente su roccette, quindi si scavalca un dosso e si percorre un 
			tratto di cresta assai affilato ed esposto, che precipita a parete 
			sul versante toscano e con lisci lastroni sul lato emiliano. Facendo 
			molta attenzione, si perviene ad una sella (quota 1817), posta ai 
			piedi di un groppo roccioso.
 Seguiamo il
			 sentierino esposto sul 
			versante toscano, poi si gira a destra e si risale per rocce 
			gradinate fino sulla sommità.
 Scendiamo per un 
			altro tratto di cresta parecchio affilato ma breve, fino alla base 
			del versante terminale del Monte Alto. Un ripido sentierino sale in 
			diagonale verso sinistra tra erba e rocce, quindi raggiunge un 
			costone dove si incontra il sentiero 104 proveniente da Camporeghena. 
			Prendiamo a destra e, risaliamo gli ultimi metri del costone, 
			arriviamo infine sulla piatta cima del  
			Monte Alto (1903 m.).
 Dalla cima si domina la Lunigiana fino al 
			Mare Tirreno, le Apuane, a nord le creste rocciose di collegamento 
			con il massiccio del Succiso tramite il Passo di Pietra Tagliata e a 
			sud il complesso della Nuda con la sua caratteristica valle 
			glaciale.
 Facciamo una sosta sulla vetta per rifocillarci e al 
			contempo per ammirare il vasto panorama. Ma si sa tutto quello che 
			sale prima o poi deve pur ridiscendere e quindi noi iniziamo a 
			scendere. Prendiamo il sentiero per Pietra Tagliata.
 Arriviamo 
			al primo sperone attrezzato con ottimo cavo, alla fine ne troveremo 
			tre. Si potrebbe aggirarlo scendendo a sinistra su sentiero, noi 
			preferiamo arrampicarci con kit da ferrata. Iniziamo a salire e dal 
			basso sembrava una cosa più complicata invece la buona roccia e 
			buoni appoggi per i piedi fanno facilmente raggiungere la staffa 
			posta poco sopra. un paio di brevi passaggi ci fanno arrivare sulla 
			sommità del corpo roccioso, la salita sarà circa di 15 metri, più o 
			meno. Successivamente proseguiamo sempre assicurati su tratto 
			orizzontale abbastanza esile e sui lati il vuoto per diversi metri.
 Percorso il tratto orizzontale scendiamo nel lato opposto su una 
			lunga placca liscia senza appigli, però la natura della roccia offre
 un greep enorme, le suole praticamente ci si incollano; tutto questo 
			naturalmente con terreno asciutto. Poco divertente è fare il tiro 
			alla fune con il cavo, come si avrà capito si scende in aderenza 
			tenendoci al cavo per mancanza di appigli.
 Superato questo primo 
			successivamente troviamo un secondo tratto roccioso, anche questo 
			aggirabile sulla sinistra. Da distante non vedevamo cavi e quasi 
			quasi prendiamo il sentiero ma poi, avvicinandosi , vediamo che 
			anche questo tratto è attrezzato. Rassicurati dal cavo iniziamo a 
			risalirlo. Sulla cima il cavo termina in quanto di poco impegnativo. 
			Scendendo verso Passo di Pietra Tagliata incontriamo ancora un 
			tratto con cavo ma direi assai inutile. Una volta al Passo di Pietra 
			Tagliatasi potrebbe proseguire per il Succiso e il Casarola. Subito 
			al di là del passo c'è il terzo tratto della ferrata, noi decidiamo 
			invece di prendere per le sorgenti del Secchia.
 Il Passo di Pietratagliata è un 
			elevato e selvaggio valico, posto sul crinale tra il Monte Alto e 
			l’Alpe di Succiso. Il nome del passo deriva da una leggenda 
			popolare, secondo cui fu Federico Barbarossa a intagliare il 
			passaggio tra le rocce, nella sua fuga dai comuni italiani. In 
			realtà le rocce del passo sono intagliate naturalmente, in forme che 
			dipendono dalla disposizione degli strati rocciosi di arenaria.
 Dopo una breve sosta proseguiamo in discesa su mulattiera, qui il 
			sentiero è indicato come 671. Come tale naturalmente scende a 
			tornanti per aggirare delle 
			
			fasce rocciose.
 Attraversati 
			Superiamo alcuni boschetti 
			di faggio e giungiamo nella piccola radura dove si trovano le vere e 
			proprie Sorgenti del Secchia. Si piega a 
			sinistra e in breve si sbuca nell’ampio  
			Prataccio.
			Si tratta di una bellissima 
			conca erbosa, solcata da due ruscelli (tra cui il  Fiume 
			Secchia) e occupata da piccole pozze. Tutt’intorno è coronata da uno 
			scenario alpestre di rara suggestione, con le cime della Tecchia dei 
			Corvi, del Monte Alto e dell’Alpe di Succiso. La conca è di evidente 
			origine glaciale; probabilmente era occupata da un laghetto, che 
			ormai si è completamente interrato. La zona delle Sorgenti del 
			Secchia era rinomata per la qualità dei suoi pascoli, e da sempre è 
			stata contesa tra gli abitanti dei paesi circostanti. Si attraversa tutta l’ampia radura, ricevendo poi da sinistra il 
			sentiero che scende dalla Sella del Casarola. Guadati il Fiume 
			Secchia e un suo piccolo affluente, si giunge al limite del bosco e 
			si trova un bivio. Si imbocca la diramazione di destra (sempre 
			segnavia 671), che sale in diagonale tra i faggi passando accanto ad 
			un’aia carbonile. Scavalcato il costone detto Costa di 
			Marinella prendiamo a destra e troviamo un 
			bivio. I segnavia proseguono sulla diramazione di sinistra, 
			scendendo rapidamente in diagonale tra boschetti e panoramici prati. 
			In questo modo ci si ricongiunge al percorso dell’andata presso il 
			bivio di quota 1370 circa, da cui si ritorna al Passo del Cerreto.
 
 Fonti siti Lorenzo Verdiani (Wikiloc) e Appenninista ( 
			https://www.appenninista.it)
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