25/05/2025
Violo dei Massesi
Attenzione!
La presente pagina non vuole in
alcun
modo essere una guida
escursionistica o alpinistica, ma un
semplice racconto di una
giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
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ma presuppone
la consultazione delle
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A questo proposito, prima di
effettuare le escursioni, si
consiglia di chiedere sempre
informazioni aggiornate, riguardanti
lo stato dei sentieri che si
intendono percorrere, alle Sezioni
CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le
valutazioni circa le difficoltà
delle escursioni, riportate sul
sito, sono prettamente soggettive.
Periodo
consigliato:
Sentieri:
Percorso:
Dalla
galleria delle Cave dell'acqua Bianca, al Canal Rodegno, cima
vetta Rondegno, Sentiero normale per il Pisanino, Trattoio dei
Massesi, cresta della Mirandola, altopiano carsico alla
Mirandola, località ai Massesi, Pianellaccio, Sella del
Calamaio, Gorfigliano.
Come Arrivare :
INDICAZIONI STRADALI
Classificazione:
Itinerario in ambiente selvaggio sulle Alpi Apuane,
riferita a persone abituate a camminare su terreno apuano, utile
l'uso del GPS.
Difficoltà: EEA
Dislivello in salita: 858mt. circa, tempo
totale 7,42h.
36
Biforco – Canal Cerignano – Cava Bore Cerignano – Foce della
Vettolina – innesto del sentiero 166A – Il Piastrone – Cava di
Piastra Marina – Bivacco Aronte – Passo della Focolaccia –
innesto dei sentieri 178 e 179 – Cave Acqua Bianca – bivio per
Il Giovo – Segheria – Gorfigliano
-1000
E'
un percorso escursionistico che si snoda nella Carcaraia,
un'area nota per la presenza di abissi molto profondi, alcuni
dei quali superano i -1000 metri di dislivello
Sentiero normale
al Pisanino ( segni azzurri)
L'escursione, comunque, viene svolta prevalentemente fuori sentiero
Tempo di percorrenza:
Tempo
di percorrenza totale:
circa 7,42h
Acqua: non presente
Punti sosta: Nessuno
Escursione impegnativa
per il dislivello e tratti esposti
Ai piedi del versante nord del Pisanino una bella radura è
detta ai "Massesi", perché un tempo frequentata da pastori massesi che
nella bella stagione vi portavano i loro ovini: erano le capanne del
Pisanino ormai scomparse ( salvo pochi sassi ) come la polla d'acqua che
vi si trovava. Altre capanne di pastori, di cui non ne rimane traccia,
si trovano ai prati del Pisanino, dove si poteva bere buon latte fresco
nelle capanne dei pastori, all'alpe del Pisanino. Un terzo insediamento
era all'Altare, una località a lato dell'attuale sentiero n° 178 poco
sotto la foce di Cardeto , una larga spianata con enormi massi scistosi
uno dei quali faceva da tetto a un altra capanna di pastori anch'essa
scomparsa.
" Da Apuane 2 di Enzo Maestripieri - Le vie dei pastori.
pag 100 "
Foto di Roberto Garzella
Nel cuore delle Apuane: lungo la
via dei Massesi e il misterioso altopiano carsico sotto la Mirandola
«Non una guida, ma un racconto. Una traccia di passi impressi su pietra, sudore e silenzio. Nessuna pretesa d’insegnare: solo la voglia di raccontare un viaggio tra cave, creste e altopiani dimenticati.»
Siamo a Gorfigliano, il centro più popoloso del comune di Minucciano, in Garfagnana, ai piedi del severo Monte Pisanino. L’escursione che segue si sviluppa in uno dei versanti più solitari e drammatici delle Apuane. Un itinerario affascinante, incerto e mai banale, dove i segni sbiaditi lasciano spesso spazio all’intuito e all’esperienza. Non è una traccia da seguire alla cieca. È un cammino da interpretare.
Dalla strada per Vagli, poco prima dell’acquedotto, imbocchiamo una marmifera asfaltata sulla destra. Qui si entra nel cuore pulsante della montagna ferita: le cave. La strada conduce verso il Passo della Focolaccia, attraversando un paesaggio scavato e trasformato. Superiamo una galleria e parcheggiamo l’auto poco prima di uno slargo. Da lì parte il sentiero 36, che seguiamo su sterrato grigio e monotono. L’ambiente è severo, industriale, segnato da divieti d’accesso. Consigliamo di affrontare questo tratto nei giorni festivi, quando le attività estrattive sono ferme, e – se necessario – di chiedere autorizzazione ai responsabili delle cave.
Al bivio con la cava della Carcaraia, segnalato su un masso, svoltiamo a destra verso il Passo della Focolaccia. Dopo una decina di minuti giungiamo a un nuovo slargo: sulla destra parte il sentiero “-1000”, tracciato dal CAI per avvicinare alla speleologia. Tocca gli ingressi di grotte profonde più di 1000 metri – il “quattromila” degli speleologi. Ma i segni, radi e orientati in direzione opposta, ci tradiscono. Invece di seguirlo, risaliamo un canale laterale: il Rodegno.
La salita è ombrosa e regolare. Una radura ci accoglie, e lì troviamo – finalmente – i segni bianco-rossi del “-1000”, ma ormai siamo altrove. Saliamo a destra per prati e dorsali, seguendo tracce d’erba e pietra, puntando a una cresta più aspra. L’ambiente si apre, si fa severo, bellissimo. In breve tocchiamo la prima e la seconda cima del Pizzo Rondegno, modesta ma isolata altura sulla cresta sud-est del Pizzo Maggiore.
Da lì risaliamo ancora lungo una dorsale boscosa e rocciosa fino a una quota panoramica di 1582 m. Da qui intercettiamo la via normale al Pisanino, segnata da segni azzurri. Camminiamo per 20 minuti fino alla seconda foce del Pizzo d’Altare. Sulla destra, un ometto di pietre segnala l’inizio di una delle traversate più affascinanti dell’intera catena apuana: il Trattoio dei Massesi.
È una linea esile, ingegnosa, disegnata su una curva di livello incisa dal tempo e dall’uomo. “Esile, stretta, espostissima...” scrive Enzo Maestripieri. Noi la percorriamo con passo cauto. Ogni metro richiede attenzione. Le pareti verticali ci sovrastano, eppure il sentiero tiene, sospeso tra cielo e vuoto. Dopo poco, l’ultimo ometto ci accoglie sulla cresta della Mirandola.
Qui finisce il Trattoio, ma non la nostra avventura. Invece di tornare indietro, ci lasciamo prendere dalla voglia d’esplorare e scendiamo verso l’altopiano carsico sotto la Mirandola. Il pendio è ripidissimo, coperto di paleo secco e quindi scivolosissimo, senza tracce evidenti. Scegliamo il passaggio migliore tra cengette e canalini, e con cautela raggiungiamo finalmente l’altopiano, nei pressi di una grotta ancora piena di neve.
Il paesaggio è quasi lunare. Grotte, inghiottitoi, doline e rocce modellate dal tempo. Camminiamo verso nord su terreno faticoso, instabile, tra gli spettri delle Apuane più selvagge. Incontriamo dei ruderi: siamo giunti “ai Massesi”, antico toponimo di questi luoghi. Proseguiamo verso una faggeta incantata, dove un sentiero, seppur vago, è segnato da ometti.
Dopo
circa 30/40 minuti abbiamo lasciato il bello e tranquillo
sentiero, per dirigerci verso destra, come spiegare dove non saprei come
fare, unica cosa presente sono innumerevoli faggi, comunque con
attenzione il bivio si nota bene. Bisogna dire che anche qui sarebbe
stato meglio proseguire per il bel sentiero, sarebbe stato più lungo ma
più facilmente percorribile. Scendiamo a lungo nel bosco con molti
alberi caduti e molto scosceso, ci orientiamo un pò con la cartina un pò
a occhio. Infine giungiamo sulla strada sterrata che da Gorfigliano
porta alla Località Pianellaccio, località che raggiungiamo e abbiamo
l'illusione di essere arrivati..... niente affatto!
Da lì prendiamo un altro sentiero,
attraversiamo la
Sella del
Calamaio e poi pima di dirigerci verso il Calamaio prendiamo
un’ultima traccia disagevole a destra.
Iniziamo la lunga discesa
verso Gorfigliano. Il sentiero è difficile, tra vegetazione fitta e
piante abbattute. Finalmente, dopo ore di cammino, raggiungiamo il
paese. Ma l’avventura non è ancora conclusa: l’auto è ancora lontana.
Ci aspettano altri
4 o 5
chilometri su asfalto, gambe pesanti, pochi sorrisi.
Oltrepassiamo il maneggio “Il Vecchio Ranch”, poi una cappellina, un
monumento all’Alpino, e una fontanella benedetta dove ricarichiamo le
borracce. Qui, un anziano del posto si avvicina. Ci ascolta, sorride,
ricorda le sue escursioni da ragazzo… e si offre di
accompagnarci in auto fino
alla nostra macchina. Che Dio l’abbia in gloria.
Un giorno da rifare, forse con un’altra scelta, un’altra via. Ma ne è valsa la pena.
Abbiamo camminato su tracce dimenticate, esplorato versanti impervi, toccato la solitudine rocciosa delle Apuane. Queste montagne, aspre e indimenticabili, non si concedono facilmente. Ma a chi sa ascoltarle, regalano visioni che restano.
Alla prossima
Foto escursione |
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