06/04/2025
Lizza dei Tavolini
Questo itinerario è dedicato al
Corchia, una montagna troppo spesso
“banalizzata” dalle strade marmifere
che conducono quasi in vetta e dalle
cave che inesorabilmente stanno
“mangiando” la sua cresta sommitale.
E’ un itinerario avventuroso e
esplorativo che ridona dignità a
questa montagna, permettendoci di
conoscere un aspetto dimenticato del
Corchia, ovvero la “lizza dei
Tavolini” che - prima che
costruissero la marmifera di Passo
Croce - era la via da cui
transitavano i marmi delle omonime
cave. Una via ardita che supera
mediante una galleria e una cengia
le poderose balze del versante
sud-occidentale della montagna, è
una via che permette davvero di
toccare con mano l’incredibile
mestiere di lizzatore…percorrendola
sembra impossibile che da qui
transitassero tonnellate di marmo.
E’ una via che non ha niente da
invidiare alle più celebri lizze
delle Apuane massesi.
Un itinerario unico nel suo
genere…un itinerario molto ma molto
apuano!
(
http://www.paesiapuani.it/il%20monte%20Corchia%20dalla%20lizza%20dei%20tavolini%20o%20lizza%20in%20galleria.htm
)

Attenzione!
La presente pagina non vuole in
alcun
modo essere una guida
escursionistica o alpinistica, ma un
semplice racconto di una
giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
presente pagina non sostituisce
ma presuppone
la consultazione delle
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sempre a proprio rischio e pericolo.
A questo proposito, prima di
effettuare le escursioni, si
consiglia di chiedere sempre
informazioni aggiornate, riguardanti
lo stato dei sentieri che si
intendono percorrere, alle Sezioni
CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le
valutazioni circa le difficoltà
delle escursioni, riportate sul
sito, sono prettamente soggettive.
Percorso:
Levigliani
(m.580) – 2° tornante della strada di collegamento per Passo
Croce (m.680) – Ranch Olocco – Case in Località Morlo (m.730) –
traliccio (m. 800) – Loc. Sellora (m.965) – Fosso Permeccio –
Lizza dei Tavolini – galleria – Colle Rondinaio (m.1327),
Sentiero dei cavatori, Cava e lizza dei Piastriccioni,
marmifera, sentiero 9, Levigliani |
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Come Arrivare :
INDICAZIONI STRADALI
Dall' autostrada A12
Livorno- Sestri Levante :
uscire al casello Versilia e seguire la
strada Provinciale in direzione Castelnuovo Garfagnana. (25-30
minuti di automobile) Dall'
Aurelia o da altre arterie stradali :
basterà raggiungere Querceta o Pietrasanta
e seguire la Provinciale in direzione Castelnuovo Garfagnana
Periodo
consigliato: Tutto
l'anno
Classificazione:
Itinerario in ambiente selvaggio sulle Alpi Apuane,
riferita a persone abituate a camminare su terreno apuano, utile
l'uso del GPS.
Difficoltà: EEA Dislivello in salita: 793m circa, tempo
totale 4,30h.
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Sentieri:
Sentiero dell'Acqua -
Santuario di San Leonardo
9
Levigliani - innesto SAV per
Retignano - ingresso Antro del Corchia - le Voltoline -
Passo dell'Alpino - Foce di Mosceta - Col di Favilla
- Isola Santa (550 m).
L'escursione, comunque, viene svolta prevalentemente fuori sentiero
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Tempo di percorrenza:
Tempo
di percorrenza totale:
circa 5
h
Statistiche del percorso:
Distanza 9,23 km Dislivello positivo 793 m Difficoltà
tecnica: Difficile Dislivello negativo 793m Altitudine
massima: 1340 m Altitudine minima:583 m Tipo di percorso:
Anello
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Acqua:Levigliani |
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Punti sosta: Nessuno |
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Escursione impegnativa
per il dislivello e tratti esposti
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" Ad un commosso cavaliere al merito del lavoro
Alberto Vannucci, presidente della Comunione Beni Comuni di Levigliani e il
socio fondatore più giovane della Cooperativa Condomini di Levigliani
costituitasi nel 1956, gli altri soci nonché cavalieri nominati nel 2006 da
presidente Napolitano erano, Romano Babboni, Aldo Neri, Isaia Battelli,
Achille Catalani, Martino Maggi, Cesare Maggi, Ulisse Baldini, Armido
Barsottini, Dino Barsottini, Carlo Maggi, Natale Maggi, Dino Fornari,
Polinice Frullani, Nello Maggi, Bruno Neri C., Bruno Neri N., Ernani Neri,
Ino Vannucci, è spettato il compito di ricordare la lizzata del primo blocco
di marmo arabescato della cava dei Tavolini. La misura fu scesa al poggio
del canale il 5 ottobre 1958, lungo la via di lizza costruita a prezzo di
enormi sacrifici: due anni di duro lavoro e senza alcun guadagno. Una via di
lizza che da 1500 metri di quota sul Monte Corchia raggiungeva i 600 metri
del poggio di carico. Un dislivello di 900 metri che fu coperto
costruendo una delle vie di lizza più lunghe del comprensorio. La
lizza contava 200 piri, 200 buchi nel marmo e nella pietra che volevano
significare almeno 10 ore di subbia e martello dello scalpellino per ogni
buco, mettendo a dura prova la bravura del socio Ernani Neri, valete fabbro
per affilare e temperare le subbie. L’impresa della via di lizza dei
Tavolini è quasi sicuramente l’ultima discenderia del marmo costruita
dall’uomo sulle Apuane. Alberto Vannucci ha ricordato la piazza presso il
poggio al canale piena di gente, i risi e i pianti per l’arrivo del primo
blocco segnato CCL 1 (Cooperativa Condomini Levigliani) con i quali si
contraddistinse quella storica giornata di mezzo secolo fa, gli amici
colpiti dagli infortuni e quelli morti in cava. Per andare al lavoro
occorrevano due ore e mezzo tra andata e ritorno. In una sua busta
paga, ha raccontato Vannucci, sono riportate 342 ore lavorative che lui e i
suoi compagni, fatte nel mese di agosto del 1958 lavorando in media 11 ore
al giorno, compresi i sabati e le domeniche. Catturando l’attenzione dei
presenti, Vannucci ha ricordato la difficoltà nel realizzare la via di lizza
in località Ciondola, lassù dove i vecchi del paese avevano estratto i
basamenti di pseudo macigno del campanile. Tredici anni è servita la lizza
per portare a valle il marmo, prima dell’avvento della via marmifera che
risalendo i fianchi del Corchia ha portato nel 1971 i trattori a caricare i
blocchi direttamente in cava, lassù a 1500 metri di quota, dove cielo e la
montagna flirtano ogni giorno nell’amore intenso del pane e del lavoro che
ancora permette, a distanza di mezzo secolo, quel lavorare liberi della
Cooperativa Condomini di Levigliani, l’impresa che occupa il maggior numero
di lavoratori nel comparto estrattivo del comprensorio versiliese."
Giuseppe Vezzoni
"Corriere
della Versilia" (9 ottobre 2008)
Sei pronto per un’avventura che ti
farà immergere nella storia e nella bellezza selvaggia delle Alpi Apuane? Da
molto tempo si sente parlare di una via inusuale per raggiungere il maestoso
Monte Corchia, un percorso che ripercorre le antiche tracce lasciate dai
cavatori di marmo. Un cammino che, tra fatica e panorami mozzafiato, ti
conduce lungo la lizza, una delle vie più lunghe e affascinanti di queste
montagne.
La "lizzatura" è l’antico sistema di trasporto dei blocchi di
marmo, che venivano spostati attraverso lunghi piani inclinati realizzati
con robuste slitte di legno, le "lizze". Questi sentieri ripidi e scivolosi,
che un tempo servivano per spostare i preziosi blocchi di marmo estratti,
sono oggi il teatro di un’escursione che ci porta a scoprire luoghi nascosti
e un passato che ancora risuona tra le montagne.
Oggi ripercorreremo la lizza che porta al monte
Corchia da una via diversa e molto particolare percorrendo quello che per
molto tempo fu la via dei marmi del monte Corchia su una via di lizza tra le
più lunghe se non la più lunga delle Apuane.
Con il nome di lizzatura si comprende
tutte le operazioni di spostamento dei blocchi di marmo escavati e abbattuti
dal fronte di cava, sia sui piazzali delle cave stesse che, più in
particolare, lungo le ripidissime vie di discesa. Il nome deriva dallo
strumento principale di questo sistema di trasporto, cioè la lunga slitta di
legno, ricavata da tronchi robusti, detta appunto lizza. Quest'ultima
denominazione, in un secondo momento, si trasferì anche ad indicare i piani
inclinati lungo i quali la lizza veniva fatta scivolare, che furono chiamati
vie di lizza ( o vie di lizza o anche vie lizze ) e poi più brevemente lizze
(così le chiamano tutti gli abitanti della montagna massese).
(Fonte libro" Le strade dimenticate
" Poliedizioni).
Giungiamo al paese di Levigliani e siamo ansiosi di
intraprendere questa ennesima avventura, anche se già conosciuta.
Subito
zaini in spalla.
Ecco ora siamo pronti si parte. Dalla piazzetta dove
abbiamo lasciato l'auto imbocchiamo la ripida salita, questa è la strada che
porta a passo Croce. La dobbiamo percorrere per circa 600 - 700 mt. sino a
trovare due tornanti consecutivi, al secondo, in prossimità di una vecchia
panchina, parte sulla destra una strada sterrata. Questa strada è
percorribile in auto ma credo che si tratti di una proprietà privata e
comunque io non stuzzicherei la suscettibilità della gente di montagna.
Raggiungiamo una bella casa ben ristrutturata, un'insegna ci indica che si
tratta del Ranch Olocco. Tra le folte vegetazioni di orti coltivati ci
giunge il buon giorno dei proprietari.
Continuiamo ancora sullo strada
tra castagni secolari sino a giungere alla località
Morlo a quota 730 mt. Delle simpatiche caprette
e un vitellino con la mamma ci danno il benvenuto. Giungiamo a quelle che
erano le case dei pastori che portavano le loro greggi sugli alpeggi e oggi
ben recuperate. Quì dovrebbe esserci una fontanella e una marginetta ma noi,
forse troppo distratti, non l'abbiamo vista.
Però individuiamo subito la
mulattiera che sulla destra si inerpica nel folto bosco tra due muri a secco
ben conservati. Ben presto, però, la mulattiera si perde tra folte felci e
sulla sinistra si apre un varco con un sentiero ben evidente, prendiamo
questo anche perché avanti non possiamo certo andare, la mulattiera è
ostruita da felci e ogni genere di arbusto.
Continuiamo su questo
sentiero sino ad incontrare un traliccio, prima del traliccio ci sono molte
felci e subito sopra di esso è presente anche un rudere.
Svoltando a
sinistra e riprendiamo la mulattiera con i suoi caratteristici muri a secco.
Il sentiero prosegue abbastanza evidente, poi
piega a destra fino a giungere ad un canale e qui la faccenda si complica un
tantino, sappiamo che il canale non lo
dobbiamo attraversare e il
sentiero non è ben visibile; risaliamo il ripido pendio. Un valido aiuto lo
danno i segni gialli e anche rossi che sono stati messi.
Giungiamo ad un
rudere, con questo davanti a noi prendiamo sulla destra seguendo una labile
traccia per pochi metri poi attraversiamo il canale e siamo in località
Sellora, riconoscibile da ruderi.
Naturalmente non è che di qua dal
canale le tracce diventino più evidenti ma decidiamo di proseguire
obliquamente mantenendo la quota sino a raggiungere il fosso Permeccio, da
qui prendiamo quello che era il percorso della lizza.; d'ora in avanti non
possiamo più sbagliare, la parete del Corchia è proprio davanti a noi.
Iniziamo la salita addentrandoci nel canale, dove sono presenti numerosi
cavi elicoidali e tubi.
Saliamo faticosamente, vuoi per la pendenza, vuoi
per le rocce scivolose. A circa metà percorso io ho piegato a
sinistra(per chi sale) e seguito la vecchia via di servizio dove
attraverso traccia scalinata era più agevole salire con pendenze meno
severe.
Qui sono presenti vecchie traversine di legno, chiodi, fori di "
Piri" e grossi cavi d'acciaio muti testimoni di un’epoca passata che ha
segnato indelebilmente la storia delle nostre Apuane, quando l'estrazione
del marmo era più umana e meno distruttiva; ma anche quì non è che il
cammino sia molto agevole, tra la forte pendenza il paleo bagnato e il
terreno sconnesso si fatica non poco.
Quando ci fermiamo per riprendere
fiato abbiamo anche il tempo per fare alcune considerazioni sulla vita che
dovevano fare quegli uomini che per portare un pezzo di pane a casa
affrontavano fatiche immani.
Usciamo sia dal canale e ci troviamo sotto
la possente bastionata sud/ovest del Corchia. La prima volta che
ci sono tato mi sono domandato come potremmo fare per superare l'alta
parete, la risposta è quella di aver ricavato lungo di essa una sorta
di cengia ma l'opera ancora più incredibile per una via di lizza è quella
che i cavatori davanti ad una parete insormontabile sui Bastioni del Corchia
anno scavato una galleria lunga circa 150 metri, testimonianza tangibile
della fatica e dell’ingegno umano .
Iniziamo a salire obliquamente sulla
sinistra, vi sono alcuni massi franati che ostruiscono il passaggio ma
facilmente aggirabili, qui le pareti hanno un colore bellissimo, un giallo
rosa, una sorta di marmo chiamato fior di pesco.
La lizza ogni tanto si
apre sulla costa e sotto di noi il paese di Levigliani.
Faticosamente
giungiamo con forte pendenza alla galleria e notiamo il grande lavoro che è
stato fatto, è tutta scavata nel marmo vivo a suon di scalpelli, il
pavimento è tutto scalettato e camminare qua dentro crea una certa emozione.
All'uscita della galleria continuiamo su quella che si capisce essere stata
la lizza che ormai non ne rimane gran che, solo traversine in legno e cavi
metallici ce lo suggeriscono, bisogna superare un facile risalto roccioso e
poi si prosegue sulla sinistra addentrandosi in un canale.
Canale
che sembra aver raccolto tutti i cavi che venivano usati qui, infatti
dobbiamo districarci tra di essi, al termine del canale siamo al Colle
Rondinaio dove sono presenti edifici di servizio delle cave.
Il
colle si riconosce dalla presenza sulla sinistra del fondo dell'invaso, un
edificio di cava ( l'edificio è una vecchia cabina elettrica ), davanti al
quale, a monte inizia uno stradello evidentissimo che traversa in piano
verso sinistra: è il sentiero dei Piastriccioni, che dopo essere sceso di
poco, continua di nuovo in orizzontale fino a toccare un crinale subito a
monte di un profondo intaglio, importante punto di riferimento . Fin qui il
tragitto si svolge su paleo non troppo ripido e non molto marcato. Di la dal
crinale la traccia ora abbastanza chiara ( presenti bolli rossi) traversa in
lieve discesa su un pendio anch'esso non troppo impegnativo fino a
raggiungere il bordo roccioso che si affaccia su un canale marmoreo; il
passaggio che consente di calarsi nel canale è obbligato, e si trova proprio
a piedi della parete rocciosa sovrastante. con un breve e delicato tratto
scalpellato si scende nel canale, lo si attraversa su una placca appena al
di sopra di un taglio di cava e si raggiunge un grande ravaneto sotto le
cave dei Piastriccioni, che si scende brevemente fino a raggiungere una via
di lizza sull'altro lato: la lizza dei Piastriccioni. Dopo un paio di balze
che richiedono attenzione, la lizza continua facile, poco ripida e
pittoresca, e svolta a sinistra fino a sfiorare la marmifera dell'antro del
Corchia all'altezza del tornante immediatamente sottostante a quello che
inizia il sentiero dei Ferruzzini; la lizza continua in basso franata e
impercorribile, ma da qui in pochi passi si mette piede sulla marmifera,
lungo la quale si rientra a Levigliani.
Ogni passo di questa splendida
escursione ci ha fatto riflettere su quanto quei luoghi abbiano segnato la
vita di generazioni di uomini. La fatica, il sudore, la determinazione di
chi ha costruito questa via, unendo l’ingegno umano alla potenza della
natura. Eppure, ci chiediamo: perché questi itinerari, che hanno scritto la
storia delle Apuane, sono oggi destinati a essere dimenticati? Nonostante le
difficoltà, questa escursione ci lascia con la consapevolezza che il passato
non è mai troppo lontano, e che la memoria di chi ha lavorato su queste
montagne merita di essere preservata.
Concludiamo il nostro viaggio con
la consapevolezza di aver attraversato un paesaggio unico, ricco di storia e
natura, dove ogni angolo ci racconta di un passato che non smette di vivere.
Un’avventura da non perdere, per chi vuole scoprire le Alpi Apuane da una
prospettiva diversa, tra panorami spettacolari e luoghi che portano in sé le
tracce di un'epoca che ha segnato profondamente queste montagne.
Alla prossima