27/04/2025 Sull'Omo Morto da Fornovolasco, salendo uno dei canali di sud est
"Quello che abbiamo percorso in questa occasione è un antico collegamento pastorale utilizzato molti anni fa che permetteva ai valligiani di risalire ai prati del Puntone di Mezzo dal versante di Fornovolasco sfruttando l'unico "punto debole" della continua, lunga e insuperabile bastionata rocciosa che collega la Pania della Croce alla Pania Secca."  Da Wikiloc Lorenzo Verdiani

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Foto Lorenzo Verdiani

Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale.
Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso:  Fornovolasco, sentiero 130, case Piancese, Canale sud - est Sella tra naso e mento Omo Morto, cresta dell'Omo Morto, Focetta del Puntone, sentiero 7 Foce di Valli, sentiero 130, Fornovolasco

 

Come Arrivare :
INDICAZIONI STRADALI

Da Lucca bisogna seguire la segnaletica per Castelnuovo Garfagnana, oppure i segnali turistici, in color marrone, che indicano semplicemente “Garfagnana”.
A circa 37 km da Lucca, sempre seguendo i segnali per Castelnuovo, si arriva a Gallicano, dove si incontrano i primi cartelli che indicano la grotta. Si lascia quindi la strada di fondovalle, si attraversa il centro di Gallicano e, si seguono i cartelli per la Grotta del Vento. Dopo circa 12 km. di strada di montagna si giunge a destinazione.
Per chi proviene da Firenze seguendo la A11, è
Da Capannori: km 53, ore 1.00-1.10 possibile risparmiare tempo e chilometri ed evitare il traffico cittadino di Lucca, uscendo a Capannori. Dal casello si lascia sulla destra Porcari, si prosegue per Marlia, quindi si seguono le indicazioni per Castelnuovo Garfagnana fino a Gallicano e si devia per la Grotta del Vento.
 

Periodo consigliato: 
Primavera- estate. In estate alte temperature esposizione a sud e mancnza di sorgenti rendono l'escursione quasi proibitiva, in inverno ovviamente con attrezzature invernale e con presenza di neve raggiungere l'Omo Morto diventa molto impegnativa e riservata a veramente esperti
Classificazione
:

Itinerario in ambiente selvaggio sulle Alpi Apuane, riferita a persone abituate a camminare su terreno apuano, utile l'uso del GPS
.

Difficoltà: EEA
Dislivello in salita: 1272mt. 8,57km, tempo totale 7,21h.

 
 

Sentieri:
 130 Fornovolasco – Casa Pitoncino – bivio sentiero 131 – Foce di Valli


7      Cardoso – Orzale – Le Piane –Collemezzana – Foce di Valli– Passo degli Uomini della Neve – Focetta del Puntone
del Puntone – Rifugio Rossi – Piglionico

L'escursione, comunque, viene svolta prevalentemente fuori sentiero
              

 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:   7,21h.
  Acqua: Fornovolasco
  Punti sosta:  Rifugio Rossi una volta raggiunto l'Omo Morto

Traccia gps       immagine traccia

Escursione impegnativa per il dislivello e tratti esposti

Oggi, finalmente, dopo tante volte in cui ci avevamo pensato e ripensato, è arrivato il momento di tentare questa escursione. Sapevamo che sarebbe stata impegnativa, sia per il dislivello che per la natura aspra del terreno, ma il richiamo dell’avventura era troppo forte. La nostra meta: il Canale Sud-Est, uno dei percorsi più selvaggi e spettacolari della zona. Le relazioni lette parlavano di panorami mozzafiato e di un’esperienza fuori dal comune. Non ci serviva altro.
Raggiungiamo Fornovolasco di buon’ora, e ci dirigiamo verso il Parco Avventura del Battiferro. Superato un ponticello, lasciamo l’auto in uno spiazzo dove partono diversi sentieri CAI: il 6, il 12 e il 130. È quest'ultimo che imbocchiamo.
La prima parte del cammino è una tranquilla sterrata, ma ben presto arriva il bivio: a destra si va verso Casa Stefanina, a sinistra prosegue il 130 per i Prati di Valli. Prendiamo a sinistra ed è subito sentiero vero, il fondo è ancora buono, anche se qualche tronco caduto ci costringe a scavalcare o a strisciare sotto i rami. Al ritorno incontreremo i volontari del CAI di Lucca intenti a liberare il passaggio: un ottimo lavoro!
Proseguiamo nel fitto del bosco, allegri e carichi di entusiasmo. Troviamo una sorgente, la Fonte del Pruno — l’unica che incontreremo lungo il tragitto. Il sentiero prosegue a tornanti fino a un bivio poco visibile, dove lasciamo un piccolo ometto di pietre a segnare il passaggio.
La vegetazione si infittisce e poco dopo arriviamo ai ruderi di Case Piancese. Qui ci troviamo un po’ spaesati: il sentiero, inghiottito dai rovi, sparisce. Chi proponeva di andare a destra, chi a sinistra. Scegliamo la destra, dietro l'ultima casa. Scopriremo poi che a sinistra sarebbe stato forse più diretto, ma poco importa: alla fine sbuchiamo in una grande radura circondata dal bosco, raggiunta seguendo un crinale facile e intuitivo.
Pieghiamo leggermente a sinistra, puntando a un altro crinale roccioso. Salendo, troviamo una cavità segnalata dagli speleologi della Garfagnana: è la Buca del Ritorno. Dopo un breve tratto pianeggiante, prendiamo un sentiero netto che svolta a destra verso il Canale Porreta, che attraversiamo senza difficoltà.
Da qui la salita si fa più ripida, tra alberi e ciuffi di paleo. Più si sale, più la vegetazione si dirada, e il panorama si apre: di fronte a noi la muraglia imponente che dalla Pania della Croce arriva fino alla Pania Secca. Alzando lo sguardo, ci sentiamo minuscoli di fronte a tanta maestosità.
Alle nostre spalle, uno sguardo regala la vista sul Monte Croce, sul Sasso Lungo, sulla Gialunga e più lontano sull'inconfondibile profilo del Monte Forato.
Il sentiero si anima di fioriture: orchidee, giunchiglie, globularie... e un’infinità di ramarri, splendenti nel loro verde smeraldo. Avvistiamo anche daini e caprioli.
Saliamo ancora e, a sorpresa, troviamo i resti di una vecchia carbonaia: un dettaglio che ci racconta storie di fatica umana in un luogo oggi così remoto.
Il crinale si fa sempre più roccioso. Incontriamo formazioni curiose, tra cui una guglia aguzza che sembra indicarci la via. Ora siamo proprio sotto l’Omo Morto.
Secondo la relazione che avevamo studiato, il canale da imboccare è più a destra. Così aggiriamo uno sperone roccioso sulla sinistra e poi, arrampicando su facili rocce.
Una parete gialla ben riconoscibile ci guida. La costeggiamo, poi, scendendo leggermente, superiamo un sasso incastrato con qualche passaggio delicato: il terreno è instabile e ogni appiglio va testato.
Costeggiamo questa parete e andiamo avanti scendendo leggermente e arrivati ad un sasso incastrato ci arrampichiamo facilmente, occhio però, materiale smosso e instabile.
A questo punto abbiamo qualche difficoltà nel capire quale canale dobbiamo prendere, anche con il gps non è facile capire dove andare, individuiamo un canale proprio sotto il naso dell' Omo Morto, che poi si rivela a sinistra ( senso di marcia) di quello che avremmo dovuto percorrere o meglio quello che era descritto nella relazione. Proviamo ad attaccare in più posti ma ogni volta dobbiamo scendere e riprovare, dopo tre tentativi troviamo una via possibile e iniziamo a salire.
Capiamo subito che non sarà una passeggiata e adesso l'attenzione deve essere massima, il terreno e molto terroso inoltre si tratta di terra bagnatissima e quindi scivolosa, le rocce vanno tastate attentamente, molte volte ci vengono via, il paleo che sarebbe un buon aiuto per aiutarci a salire ancora non è rigoglioso e non dà molto affidamento aggrapparsi per issarsi. Comunque stando bene attenti e concentrati continuiamo a salire. Le difficoltà comunque, come già detto sono la ripidezza e la pessima stabilità del terreno; volgendo lo sguardo indietro l'abisso è impressionante. Andando avanti ci avviciniamo sempre più al crinale sommitale e sarebbe possibile prendere due pendii, ancora ripidissimi, uno a destra uno a sinistra. noi decidiamo per sinistra. Traversiamo ora tra paleo, e ci dirigiamo verso la cresta. Finalmente la raggiungiamo proprio a sinistra del Naso.

Traversiamo ora tra paleo, e ci dirigiamo verso la cresta. Finalmente la raggiungiamo proprio a sinistra del Naso. Avevamo letto che sul versante sud esiste una traccia su cengia, traccia sicuramente creata dal passaggio di animali. Decidiamo di prendere questa direzione. Il percorso non è tecnicamente difficile ma inutile dire che anche qui l'attenzione deve essere massima, sotto di noi si apre un vertiginoso baratro. 

Superiamo un passaggio roccioso che passa proprio sotto il Naso e qui troviamo una Croce di ferro, alta un paio di metri, in buono stato. chi sa dov'era originalmente? Non è piegata come ci si aspetta se fosse stata divelta dal vento, boh! Comunque Fabio che è burbero ma dal cuore grande, si prende la croce sulle spalle e risale il ripido pendio sbucando tra il Naso e il Mento dell'Omo Morto. Proseguiamo ancora sulla cresta adesso abbastanza pianeggiante e appena prima del mento, (1678 metri, punto più alto dell'escursione e vera cima dell'Omo Morto). Appena prima, in un punto pianeggiante posizioniamo la croce fermandola con numerosi sassi. Se qualcun altro passerà di qui, speriamo che aggiunga ancora qualche pietra come rinforzo.
Facciamo una breve sosta: mangiamo, beviamo, respiriamo il panorama. Di fronte a noi, la Pania della Croce domina la scena, mentre sotto di essa si spalanca l’orrido della Borra di Canala. Riprendiamo tenendoci spostati sul versante sud scendendo un risalto roccioso facile ma da fare con cautela al termine del quale siamo alla Focetta del Puntone da dove partono diversi sentieri, noi prendiamo il CAI 7 che seguiamo sino al passo degli Uomini della Neve qui era nostra intenzione scendere dalla cresta est della Pania della Croce, cresta che noi conosciamo solo per averla percorsa per arrivare in vetta alla Pania o viceversa ma mai la porzione sottostante. Ora ci consultiamo e la nostra scarsa conoscenza  di questo percorso e il cielo che si sta' caricando di neri nuvoloni decidiamo di continuare su sentiero portandoci alla Foce di Valli, importante punto di comunicazione: tra la Media Valle del Serchio e la Versilia infatti collega Fornovolasco con Cardoso. Continuiamo su sentiero e iniziamo a scendere in una vasta prateria con il suo caratteristico isolato albero di faggio alla sua base. I tornanti si susseguono ininterrottamente su percorso abbastanza noioso. Finalmente giungiamo all'alberello e ci rifocilliamo un po' e poi prendiamo il sentiero 130 
Un bel sentiero che si snoda nel bosco che in un'ora e mezza ci porta al punto di partenza.

Si conclude così questa splendida avventura, dura, inusuale, vera.
Torniamo a casa con il cuore pieno di ricordi e la consapevolezza di aver superato una prova che, ancora una volta, ha rafforzato la nostra amicizia e il nostro amore per la montagna.

 Alla prossima 

Fonti Wikiloc - Lorenzo Verdiani



Foto escursione hh jj