06/02/2021 monte Altissimo in invernale, cresta sud- est

Scende dalla vetta fino al passo del Vaso Tondo che si trova tra due quote secondarie (1471 a ovest e 1460 a est ) e si prolunga fino a Falcovaia. Sulla cresta si sviluppa un’altra parte del sentiero 143 per la vetta che guarda anche sulla parete sud e incontra diverse postazioni di guerra legate alla Linea Gotica.

L'Altissimo a dispetto del nome (misura solo 1589 metri) è fra le più basse cime delle Apuane, ma è quella che dal litorale tirrenico appare più maestosa, con il versante sud che cade verticale per quasi 700 m.
La sua immensa mole domina la valle del torrente Serra a sud mentre a nord è meno scosceso e presenta salti di roccia verticale immersi in boschi di faggio.
L'Altissimo destò grande impressione anche in Michelangelo che si inerpicò sulle sue pendici in cerca del marmo statuario necessario per le sue sculture.

Itinerario del massimo interesse storico che permette di visitare alcune cave intagliate sul versante Sud del M. Altissimo. Tra tutte spicca senz’altro quella della Tacca Bianca, molto antica, per la sua posizione al centro della parete della montagna. Arditi sentieri di cavatori furono tracciati per collegare la Tacca Bianca al resto del mondo: il più spettacolare e temerario, il Sentiero dei Tavoloni (tra la Cava dei Colonnoni e la Cava della Tacca Bianca) è oggi impercorribile perché le tavole di legno sono crollate. Resiste all’azione del tempo un altro percorso, quello tra la Cava della Tacca Bianca e il Passo del Vaso Tondo: testimonianza dell’audacia e temerarietà dei cavatori di una volta, fa impressione per la quasi verticalità del pendio in cui è intagliato e per il vuoto sottostante. ( dal sito internet
Vado e Torno in Montagna)

L’Altissimo nella poesia  Il monte ispirò anche il poeta Gabriele d’Annunzio
“Il Peplo Rupestre”
Mutila dea, tronca le braccia e il collo,

la cima dell’Altissimo t’è ligia.
È tua la rupe onde alla notte stigia
discese il bianco aruspice d’Apollo.
La cruda rupe che non dà mai crollo,
o Nike, il tuo ventoso peplo effigia!
La violenza delle tue vestigia
eternalmente anima il sasso brollo.
Quando sul mar di Luni arde la pompa
del vespro e la Ceràgiola è cruenta
sotto il monte maggior che la soggiòga,
sembra che dispetrata a volo irrompa
tu negli ardori e sul mio capo io senta
crosciar la foga dell’immensa foga.


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